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Il Paese di Gelli e la rivolta che non c'è

di Alessio Mannino - 22/10/2007

       

 

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Mentre il ministro Antonio Di Pietro vorrebbe farci credere di essere contrario al ddl Levi che vuole mettere il bavaglio alla libertà di opinione via internet (prima lo firmi e poi ti indigni, Tonino?). Mentre il suddetto Levi precisa che a certificare se un sito faccia “attività editoriale o privata” sarà l’Autorità per le Comunicazioni, nuovo Minculpop in versione democratico-soft. Mentre la sinistra cosiddetta radicale (la Cosa Rossa, o Blob tardo-finto-marxista) va in piazza contro il Welfare del governo Prodi ma contemporaneamente a favore del governo Prodi (un manifestante: “Questo è un governo di merda, ma è il nostro governo”). Mentre si sprecano fiumi d’inchiostro sulla sciura Brambilla e i suoi Circoli della Bocciofila della Libertà. Mentre il comico Maurizio Crozza sviscera la vera essenza del veltronismo, nuovo oppio del popolo  (“Noi dobbiamo stare sempre dalla parte dei debboli, certo, ma anche dalla parte dei forti. Dobbiamo dire «I care, mi interessa», ma anche «I don’t care», che vuol dire «nun me ne po’ fregà de meno»”). Mentre al Corriere della Sera, santuario di quel Centro economico dietro al quale si cela la natura lobbistica di Destra e Sinistra, il direttore Paolo Mieli deve fronteggiare la possibile uscita di scena per la rabbia del “banchiere santo” Giovanni Bazoli, infuriato per il troppo spazio dato a un altro azionista del quotidiano di via Solferino, Montezemolo, troppo anti-prodiano nelle sue sparate finto-grillesche su riforma elettorale, tasse, sicurezza eccetera.
Mentre la solita Italietta naviga a vista con occhiali oscurati dalla propaganda di regime, un magistrato, un pm colpevole di indagare sul Presidente del Consiglio e sul Ministro Guardasigilli, Luigi de Magistris, viene esautorato: il procuratore di Catanzaro, suo superiore, gli toglie l’inchiesta su fondi europei stornati da un giro affaristico-massonico dalle importanti entrature ai piani alti del potere. Leggetevi nella sezione Articoli ribelli l’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera dal giudice: de Magistris lancia la gravissima accusa di una "mano occulta" la cui regia sarebbe responsabile di un golpe giudiziario organizzato a tavolino per metterlo a tacere. E la gente pare non avvedersene. Invece dovrebbe dare inizio alla rivolta.
Parafrasando quel manifestante, questo è un Paese di merda, ma non è il nostro Paese, il Paese in cui vorremmo vivere e che ipocritamente viene chiamato Belpaese. E’ il Paese di Licio Gelli e delle massonerie (partitiche, finanziarie, industriali, corporative, giornalistiche, etc). Ma anche (come direbbe Veltroni-Crozza) il Paesello cialtrone di Briatore. Dove le verità ufficiali sono le paginate e i servizi sulle polemichette false e bugiarde di vip e attorucoli del teatrino italiano. Mentre le verità senza aggettivi sono schiacciate e zittite nell’indifferenza dei più.