Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'attualità del patto risorgimentale tra stato unitario e malavita

L'attualità del patto risorgimentale tra stato unitario e malavita

di Salvatore Borsellino - 23/10/2007

 
Tutti insieme appassionatamente. Lettera di Salvatore Borsellino a Beppe
Grillo

De Magistris ha messo d'accordo centro destra e centro sinistra, con
l'eccezione di Di Pietro. Tutti insieme appassionatamente per salvarsi il
c..o. Il centro destra ritrova in Mastella il suo Dna. Cicchitto e Casini lo
adorano. E' la futura Brambilla del Sud di Berlusconi. Il centro sinistra
invece tace. Prodi e Veltroni fanno il gioco del silenzio. La vecchia
tattica democristiana del tirare a campare per non tirare le cuoia. Il
ministro della Giustizia indagato, il ministro degli Esteri indagato, il
Presidente del Consiglio indagato. Al prossimo Consiglio dei Ministri
faranno una retata.
Il fratello di Borsellino mi ha scritto una lettera da far gelare il
sangue.

"La notizia dell'avocazione da parte della Procura Generale
dell'inchiesta Why Not al Procuratore De Magistris e' di quelle che lascia
senza fiato.
Solo un'altra volta nella mia vita mi ero trovato in questo
stato d'animo.
Era il 19 Luglio del 1992 e avevo appena sentito al
telegiornale la notizia dell'attentato il cui scopo non era altri che quello
di impedire ad un Giudice che, nelle sue indagini, era arrivato troppo
vicino all'origine del cancro che corrode la vita dello Stato Italiano, di
procedere sulla sua strada.
Morto Paolo Borsellino l'ignobile patto avviato tra lo Stato Italiano e la
criminalita' mafiosa aveva potuto seguire il suo corso ed oggi vediamo le
conseguenze del degrado morale a cui questo scellerato patto ha
portato.
Ieri era stato necessario uccidere uno dopo l'altro due giudici
che, da soli, combattevano una lotta che lo Stato Italiano non solo si e'
sempre rifiutato di combattere ma che ha spesso combattuto dalla parte di
quello che avrebbe dovuto essere il nemico da estirpare e spesso ne ha
armato direttamente la mano.
Oggi non serve piu' neanche il tritolo, oggi basta, alla luce del sole,
avocare un'indagine nella quale uno dei pochi giudici coraggiosi rimasti
stava per arrivare al livello degli "intoccabili", perche' tutto continui a
procedere come stabilito.
Perche' questa casta ormai completamente avulsa dal paese reale e dalla
gente onesta che ancora esiste, anche se purtroppo colpevole di un silenzio
che ormai si confonde con l'indifferenza se non con la connivenza, possa
continuare a governare indegnamente il nostro paese e a coltivare i propri
esclusivi interessi in uno Stato che considera ormai di propria esclusiva
proprietà.
Oggi basta che un ministro indegno come il signor Mastella ricatti un
imbelle capo del governo, forse coinvolto negli stessi suoi luridi traffici,
minacciando una crisi di governo, perche' tutta una classe politica faccia
quadrato intono al suo degno rappresentante e si esercitino in conseguenza
chissa' quale tipo di pressioni sui vertici molli della magistratura per
ottenere l'avocazione di un'indagine e quindi l'inoffensivita' di un giudice
sensa neanche bisogno del tritolo come era stato necessario per Paolo
Borsellino.
Siamo giunti alla fine della Repubblica Italiana e dello Stato di
Diritto.
In un paese civile il ministro Mastella non avrebbe potuto chiedere
il trasferimento del Dr. De Magistris titolare dell'inchiesta in cui e'
indagato il suo stesso capo di governo e lo stesso ministro.
Se la decisione
del Procuratore Generale non verrà immediatamente annullata dal CSM, saremo
di fronte alla fine dell'indipendenza della magistratura e in conseguenza
dello stesso Stato di Diritto.
Il Presidente Giorgio Napolitano, nonostante sia stato più volte
sollecitato, continua a tacere su queste nefandezze dimostrando che la
retorica dello Stato e della figura istituzionale di garante della
Costituzione Repubblicana non sono diventate, in questa disgraziata Italia,
altro che vuote parole.
Quaranta anni fa sono andato via dalla Sicilia perche' ritenevo impossibile
di vivere la mia vita in un paese in cui la legalita' era solo una parola
del vocabolario, ora non ritengo piu' che sia una vita degna di chiamarsi
con questo nome e quindi una vita degna di esserre vissuta quella di vivere
in un paese dove l'illegalita' e' diventata la legge dello Stato."