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Predonomia: dal plusvalore al... proletariato

di Carmelo R. Viola - 23/10/2007

 

Predonomia: dal plusvalore al... proletariato
Karl Marx


Marx si sprofondò in calcoli astronomici nella critica del capitalismo, versando fiumi d’inchiostro, convinto di creare l’unica possibile scienza sociale e la sola che giustificasse l’avvento del comunismo per opera del proletariato. Anzitutto, stranamente non si accorse che quella che si chiamava economia già ai suoi tempi, altro non era – come è tuttora– che l’antropomorfizzazione della dinamica della predazione derivata direttamente dalla foresta, dove l’uomo è nato. Il capitalismo è la pratica dell’ uomo possessore di capitale – alias di mezzi di produzione – che ha bisogno di chi quei mezzi usi per accrescere il suo potere monetario: si tratta di un superiore livello fisiologico nell’evolversi della pratica umana della predazione.
La scoperta dello sfruttamento predatorio è la scoperta dell’acqua calda. Marx distingue il “lavoro necessario” a produrre una merce dal superlavoro, realizzato a favore del padrone. E’ questo, più o meno, il plusvalore attraverso la cui accumulazione il compratore di lavoro diventa sempre più ricco. La pratica umana della predazione è la predonomia, su cui Marx ha lavorato scrivendo centinaia di pagine inutili o superflue, anche quando dànno rapporti matematicamente esatti. Era ed è ovvio che in sede di predonomia, ovvero antropozoica, la produzione di beni e servizi, indispensabile per la civiltà, fosse un pretesto di predazione, esattamente come lo è tuttora. Non avendo cognizione della predonomia, Marx non ha nemmeno avuta cognizione della vera economia, che è una scienza risolutiva.
La scoperta dello sfruttamento predatorio, alias plusvalore, gli ha dato la sensazione che senza di questo non si potesse né comprendere il capitalismo né concepire il socialismo, cioè il lavoro sociale a favore di tutta la collettività. Le polemiche, a questo proposito, non si sono mai estinte. Marxista vero è colui che comprende i calcoli del pluslavoro e del plusvalore e quanto è legato a questi fino alla crisi del sistema borghese. Cioè fino a quando l’insieme degli sfruttati, ovvero il proletariato, realizza la propria missione storica della presa di potere, con violenza, se necessario, e lotta per cambiare tutto l’assetto sociale fino alla scomparsa delle classi e, ancora più in là, dello stesso Stato! Ovvero fino all’ “anarchia”!!! Chi mette in dubbio la “patristica” di Marx è senz’altro un eretico tollerabile a seconda che si trovi concorde con il da farsi concreto o accetti quanto sia stato fatto. A Marx non passa per la mente che il proletariato è un’astrazione demografica, che non ha alcun riscontro reale, e che l’attribuzione di missione storica ha del misticheggiante. Proprio il materialismo avrebbe dovuto suggerirgli che nella realtà esistono solo soggetti, ciascuno dei quali si batte per il proprio benessere o potere. Se classe sta per categoria non c’è nulla da eccepire se non che una missione storica presuppone una specie di “anima collettiva” che ci riporta alla specie di insetti collettivi come le formiche e le api. Parimenti non esiste una classe padronale, ma solo delle varie alleanze di predatori ciascuno dei quali vede negli altri dei concorrenti. Già, proprio il concetto di competitività esclude, si direbbe matematicamente, la sintonia, proprio perché competere vuol dire battersi per superare gli altri. Ridicola la figura dell’antitrust in regime liberista, arbitro che si preoccupa solo che tra i contendenti ci sia concorrenza mentre ignora l’effetto finale che è puntualmente una predazione o rapina legale a danno dei consumatori!
In Marx la trascuratezza del dato biologico è direttamente proporzionale all’esaltazione del dato economico (predonomico).
Quantificare lo sfruttamento non serve a dimostrare l’esistenza dello sfruttamento stesso: sarebbe una tautologia. Lo sfruttamento per sé stesso serve a dimostrare come la predonomia offende i diritti naturali producendo, da un lato, ricchi senza limiti, dall’altro, poveri, indigenti e individui socialmente infelici. Come provano la conflittualità crescente e l’offesa alla biosfera o mondo ecologico (detto altrimenti natura), l’esito dell’imperialismo planetario, la riducibilità della vivibilità della Terra e la compromissione della sopravvivenza della nostra specie.
Il marxismo ha ragione nel sostenere il socialismo e nel non escludere che un cambiamento possa avvenire anche in termini violenti. Infatti, la storia e la scienza dimostrano che il bene e il male di una collettività non dipendono dalla forma del potere pubblico ma dagli individui che lo costituiscono, dalla loro capacità di rappresentare o meno i diritti naturali e di realizzare la vera economia. La caduta dell’URSS – su cui ho pianto – è la dimostrazione di quanto ho appena detto: non il proletariato ne era il detentore, ma solo una purtroppo corrotta intellighenzia di partito. Il fantomatico proletariato è scomparso come alla caduta del regime fascista, sono scomparse le folle oceaniche che plaudivano al duce e ai vari Almirante. Parimenti scompariranno quelle che plaudivano ai vari Togliatti o Berlinguer.
Riassumendo…
1 - Il valore di una merce è inquantificabile in quanto prodotto sociale.
2 - I prezzi delle merci derivano il più delle volte da interventi arbitrari degli speculatori (predatori).
3 - Anche lo sfruttamento è inquantificabile perché variano i parametri di bisogno, ricchezza e povertà.
4 - Lo sfruttamento avviene, oggi, nei modi più vari, anche apparentemente innocenti e di fatto fuorvianti.
5 - Non esistono classi meno che mai un proletariato destinato alla missione storica della rivoluzione. Ogni raffigurazione diversa è misticismo.
6 - Il socialismo altro non è che l’applicazione della vera economia, come gestione di tutti i nati di una collettività, basato sulla distribuzione, secondo equità e bisogno, dei prodotti del lavoro sociale attraverso una moneta statale passiva, usata per la realizzazione funzionale ed integrale del socialismo stesso.
7 -Le finalità del marxismo sono valide più che mai: è superata irreversibilmente la sua “logica” di dimostrazione della fallacità del capitalismo e della necessità del socialismo attraverso l’analisi puntigliosa di dettagli aritmetici del fenomeno empirico della predazione e di quanto ne segue.