Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La democrazia del mutuo

La democrazia del mutuo

di Oliviero Beha - 24/10/2007

 
Vorrei parlare del Partito Democratico, davvero (parafrasando un recente slogan della vigilia elettorale per le Primarie). Quindi, parlerò di chi si uccide perché non ce la fa a pagare il mutuo. Nessun paradosso, non c’è nulla di forzato, è una questione terribilmente seria. Perché c’è di mezzo una tragedia individuale, quella dell’operaio di Macerata che si è impiccato, spia di quella che rischia di diventare una tragedia collettiva nel profondo disagio delle famiglie italiane, a partire dal caso clamoroso dei 50 mila sardi alle prese con il Banco di Sardegna. E perché se la politica non si occupa di questo specie in quella che chiamiamo sempre più per convenzione una democrazia avanzata, davvero non si capisce che ragione sociale abbia, perché ci sia, perché sia importante, perché non sia antipolitica nel significato purtroppo più vero di questo termine, usato invece per lo più in modo becero e intellettualmente poco onesto.

Era da qualche mese che tra gli addetti ai lavori girava un dato sufficiente a far drizzare i capelli in testa a una classe dirigente degna di questo nome: nell’inverno, in questo inverno, circa il 30% (calcolato per difetto) degli italiani alle prese con debiti nei confronti degli istituti bancari, nella stragrande maggioranza mutui accesi per l’acquisto di case, non sarebbe stato in grado di onorare il proprio debito. Una sorta di lastrico alla moviola. Mi ricordo di averne parlato in pubblico e in privato, sulla scia delle mie trasmissioni di servizio specie radiofoniche, durate anni e naturalmente oscurate da un bel po’. Non ero riuscito a catturare più di qualche interesse di maniera, una cortesia affettata del tipo “ragazzo, lasciaci lavorare”.

Questo governo in primavera aveva altri problemi, cioè i soliti, di resistenza agli ondeggianti numeri parlamentari, ce n’era sempre uno più importante, lo sfondo americano dei mutui subprime era vicino ma non sotto gli occhi, e in buona sostanza navigare a vista non prevedeva interventi preventivi. Certo, poteva essere un rischio serio, ma insomma, si sarebbe visto a tempo e luogo. Qualche bello spirito addirittura prefigurò un rap di Jovanotti, ma sì, sapete quando si era buttata in musica la faccenda peraltro serissima della remissione dei debiti dei paesi poveri impossibilitati a uscirne nei confronti dei paesi ricchi e delle loro pretese/capestro: ebbene, su scala italiana c’era persino l’ipotesi di un bel rap semiserio contro le banche e a favore dei disgraziati. Il sorriso che aiuta l’umore. Allora, forse.

Adesso la tragedia di Macerata, che meritoriamente questo giornale in solitudine più o meno completa tra i grandi quotidiani ha schiaffato in prima pagina con enorme evidenza grafica, e i segnali che arrivano dalla Sardegna, ma non solo, impediscono di rimuovere la faccenda come un qualcosa che la cronaca digerirà presto nell’indifferenza dell’opinione pubblica intossicata dai media. In Sardegna, nella zona di Decimoputzu (Cagliari), nel Sulcis, attorno ad Oristano e Nuoro sono decine di migliaia gli agricoltori e gli allevatori che stanno occupando ad oltranza i municipi dei piccoli centri coinvolti. In discussione gli aiuti di Stato previsti da una legge del 1988, che la Commissione europea ha poi bollato come illegittimi ma che nel frattempo avevano fatto il loro corso/danno.

Così chi aveva ricevuto fondi dalla Regione o dalle banche basandosi sulla prospettiva di tali contributi, è per lo più oggi un debitore insolvibile, a rischio di pignoramento di aziende se non addirittura già di case, e conseguente sequestro e vendite all’asta. Immaginate una crisi profonda, allargata, la tragedia di Macerata elevata a potenza. Si dirà: non è colpa di nessuno. Sono le conseguenze dell’Europa. Balle. Rivisitiamo le cose con calma: intanto è impensabile che la Regione non si faccia carico della situazione, essendo questa la sua principale e politicissima ragion d’essere in questo momento. Sappiamo benissimo che le leggi promettenti hanno una grande valenza elettorale. Ci manca solo che il percorso funzioni in un’ unica direzione, dagli elettori agli eletti. Troppo comodo, e del tutto incosciente. Adesso è emergenza, facciano davvero di tutto per spegnere il fuoco.

Quanto al terzo giocatore di questo poker truccato ai danni di uno solo, i lavoratori, e cioè il Banco di Sardegna perfetto nell’imporre interessi che finché non è saltato il tavolo sono parsi sopportabili e che ora invece risultano un cappio intorno al collo di 50 mila persone, è come è noto oggi di proprietà della Banca Popolare di Emilia Romagna (cfr. l’inchiesta di Report sulla Cremonini produttrice di carni che ha molto a che vedere con tale istituto bancario ma non produce in Sardegna, dove distribuisce e basta). Quindi la questione già ne riguarda almeno due, di banche. E potrei continuare per li rami risalendo facilmente ad altri istituti, a compartecipazioni azionarie ecc.. Risalita ingiustificata? Perché?

Non si sostiene sempre più di frequente che il capitalismo creditizio italiano è quanto di meno trasparente ci sia in giro, e coinvolge praticamente tutto il sistema ? Politica compresa, mi dicono…. Non solo: in quale altro Paese l’ex presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, con condanne in primo grado e indagini in corso, sarebbe approdato sulla poltrona più importante di MedioBanca, il principale istituto d’affari del Paese con ruoli cruciali nella finanza e nella politica italiane? Da nessuna parte, è ovvio. Invece qui sembra tutto normale, un Truman show dal quale ci si sveglia soltanto se non riesci a pagare il mutuo per la casa. Solo che se tiri il capo del gomitolo anche a partire da Decimoputzu, temo che tra un po’ verrà via tutto.

Che c’entra quello che ho elencato fin qui con il neonato Partito Democratico, con Veltroni e Franceschini, Letta e Soru (anche presidente della Regione Sardegna) ecc. ecc.? C’entra, e c’entra completamente. E’ un banco di prova per un nuovo organismo, per vedere se è fatto di carne e sangue e non di plastilina, come di carne e sangue sono fatti i sardi in strada, l’operaio di Macerata disperatissimo, una parte d’Italia che non ce la fa più.

Oltre alle notizie sul nuovo loft romano della sede, sulle prospettive di rispetto e/o di forza con Prodi a Palazzo Chigi, sulle percentuali nella Costituente, sulla redistribuzione di poltrone, poltroncine, sgabelli e strapuntini in tutte le diramazioni, dalla Rai alle Poste, ecc.ecc., qualcuno di loro si ponga il problema e faccia di tutto per risolvere da subito la questione dei 50 mila sardi, e subito dopo la più generale questione degli italiani strozzati dai debiti con le banche. Lo deve fare la politica, è lì apposta.

Sarà un bagno nella realtà del Paese che farà bene agli interessati a rischio sfratto, certo, ma almeno altrettanto bene ai loro rappresentanti politici che forse usciranno un momento dal film che stanno girando e che non pare davvero nemmeno minimamente “neorealista”. Se non ci pensa la politica, alla voragine che si sta aprendo, ci deve pensare qualcun altro. Chi ? La piazza ? Ma non erano gli estremisti dell’antipolitica? Possibile che si voglia lasciare soltanto a loro la gestione del “principio di realtà” che pare aver abbandonato da un pezzo il Residence del potere?