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La battaglia per il gas turcmeno è appena cominciata (II parte)

di Hélène Rousselot* - 25/10/2007

 

 

.

 

 

Il Turkmenistan è, con l'Uzbekistan, il più grande produttore di gas dell'Asia centrale ed il secondo della CSI. La produzione del Turkmenistan, inferiore a quella dell'Uzbekistan fino al 2003, ha superato in gran parte quest’ultima .

Produzione di gas naturale turcmeno et uzbeko

Mld di m3

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

(previsioni)

Turcménistan

    47,2

    51,3

    53,5

    59,1

    58,3

     63,0

66,7

80

Ouzbékistan

    56,4

    57,4

    57,4

    57,5

    59,9

     58,9

-

-

fonte : Comité interétatique des statistiques de la CEI, Turkmenistan.ru

 

È il bacino dello Amou Daria con il giacimento di Dovletabad che produce la gran parte del gas turcmeno dagli anni ’80. Per sfruttare gli altri giacimenti, aumentare le capacità d'esportazione e realizzare il "Programma di sviluppo dell'industria degli idrocarburi del Turkmenistan verso il 2030" che prevede un aumento dei lavori d'esplorazione del 70%, il Turkmenistan deve attirare i leaders mondiali del settore ed i loro investimenti che mancano da quando il paese ha raggiunto l’indipendenza. Infatti, nessuna società straniera ha investito in maniera massiccia sotto il "regno" di S. Niazov. Oltre alla creazione dell'agenzia per la gestione e l'utilizzo degli idrocarburi, per decreto presidenziale del 10 marzo 2007, il nuovo responsabile turcmeno sembra, in altre forme, volere iniziare una rifondazione della politica economica del suo paese ed in particolare nel settore degli idrocarburi. L'idea faro di questa rifondazione consiste nell’esportare non solo materie prime ma piuttosto dei prodotti finiti, a tale scopo è prevista la costruzione di due fabbriche di liquefazione del gas nella regione di Lebap. Se le informazioni disponibili sulle riserve di gas turcmeno sono parcellari e suscettibili di controversie, quelle sulle esportazioni non lo sono di meno. Questi dubbi sono tanto più grandi in quanto tutti i contratti firmati con il governo turcmeno prima del 2005 sancivano che una parte delle consegne di gas veniva regolata sotto forma di baratto. Questo tipo di scambi non facilitano il calcolo ed il controllo dei dati sulle esportazioni. D'altra parte, come sottolineava Alexandre Huet(ix), nel 2002, "gli impegni contrattuali ai quali Achkhabad deve conformarsi in seguito alla firma di tutta una serie di accordi bilaterali non sono realistici". Così, non sono i volumi annunciati in occasione della firma di contratti che dovrebbero essere esaminati ma piuttosto le consegne effettive le cui cifre sono difficili da trovare. Ad esempio, appaiono nella tabella qui di seguito le esportazioni in miliardi di m3, forniti dalla ricercatrice americana M.B. Olcott per il periodo dal 2000 al 2005 e quelli del ministero degli idrocarburi e delle risorse minerali del Turkmenistan.

 Esportazioni di gas turcmeno

 

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

(previsioni)

mld de m3

35,7 / 33,7

38,6 / 37,3

39,3 / 39,4

43,4 / 53,0

42,2 / 42

45,2 / 48,5

-

58

% produzione di gas

66

72,5

73,4

73,4

72,3

71,7

-

-

Totale ex-URSS (mld m3)

-

32,8

35,3

40,0

37,0

39,7

40,5

-

Iran

(mld m3)

-

4,5

4,0

3,0

5,0

5,5

5,7

-

Fonte: M.B. Olcott, International gas trade in central Asia: Turkmenistan, Iran, Russia and Afghanistan, mai 2004, geopolitics of gaz working paper series, James Baker III Institute for public policy energy forum, RBK daily, 27 mars 2007, Radvanyi, 2003, Le Courrier des Pays de l'Est n° 1059, ministère des hydrocarbures et des ressources minérales du Turkménistan

 

Il 2006 è l’anno decisivo per il commercio gazifero del Turkmenistan, dell'Ucraina e della Russia. I contratti che questi paesi stipulano tra loro in questo anno trasformano la Russia nel primo cliente del Turkmenistan, mentre nel 2005, veniva soltanto al 3 posto, con l'8% delle esportazioni di gas turcmeno, dopo l'Ucraina (75%) e l'Iran (11%).

 

L'Ucraina, principale acquirente di gas turcmeno fino al 2006

 

S. Niazov aveva concluso, il 4 gennaio 2006, un accordo con Naftogaz Ukrainy (società nazionale ucraina del petrolio e del gas, creata nel 1998) ed il ministro ucraino dell'economia, per la consegna nel 2006 di 40 miliardi di gas al prezzo di 44 dollari ogni 1.000 m3 nel corso del primo semestre e di 60 dollari nel corso del secondo. Questo contratto non è stato onorato perché il Turkmenistan doveva consegnare altrettanto alla Gazprom; essendo la sua produzione insufficiente, Achkhabad per giustificare la sua incapacità di consegnare quanto pattuito, avrebbe preso a pretesto il rifiuto di Gazprom di rilasciare una licenza per il transito del gas. Le consegne dirette di gas turcmeno all'Ucraina si sono dunque interrotte nel gennaio 2006. Dopo questa data, esse si effettuano attraverso RosUkrEnergo che consegna a sua volta alla società UkrgazEnergo. RosUkrEnergo società registrata in Svizzera (e detenuta in parti uguali da Gazprom attraverso una holding austriaca e da un'altra società austriaca CentraGas Holding AG, essa stessa filiale della banca Raiffeisen Investment), fornitrice esclusiva di gas all'Ucraina, ai sensi degli accordi firmati tra la Russia e l'Ucraina nel gennaio 2006. Il gas passa per i tubi che appartengono a Gazprom poiché conformemente ad accordi intergovernativi, Gazprom garantisce il transito del gas turcmeno destinato all'Ucraina (è anche l'operatore del transito di questo stesso gas attraverso l'Uzbekistan ed il Kazachstan). La battaglia che ha opposto a fine dicembre 2005 - inizio gennaio 2006, l'Ucraina e la Russia, aveva per oggetto il prezzo del gas venduto dalla seconda alla prima ed il prezzo del transito del gas attraverso l'Ucraina che non è stato, da allora, più pagato con il baratto. Una delle argomentazioni avanzate, in buona fede o no, dall'Ucraina consisteva nel dire che riceveva gas turcmeno e non russo, ad un prezzo troppo elevato (x). Sembra abbastanza difficile sapere se il gas turcmeno comperato da Gazprom alimenta soltanto l'Ucraina o se arriva anche all’Europa. Alcune fonti di informazione sottolineano che tale gas non alimenterebbe la Russia e sarebbe destinato esclusivamente al "suo vicino straniero ". Così, all’inizio del 2006, il sito Regnum ha affermato che il gas turcmeno comperato da Gazprom transita  principalmente dall'Ucraina ed è destinato, come tutto il gas dell'Asia centrale, alle regioni del basso Volga, al Nord Caucaso, al sud degli Urali, al sud della Siberia e sarebbe anche esportato verso l'Armenia, l'Azerbaigian, la Georgia e la Moldavia. Nel gennaio 2007, la stessa fonte, riporta le opinioni del sig. Viktor Tchernomyrdine, ambasciatore della Russia in Ucraina, secondo il quale la gran parte del gas turcmeno è comperata dalla Russia che lo consegna e lo vende all'Ucraina. Questa situazione potrebbe nel frattempo essere cambiata in virtù dell'accordo concluso, nel settembre 2006, per una durata di 3 anni, tra la Gazprom ed il Turkmenistan e che dà al gigante gazifero russo il controllo delle esportazioni del gas turcmeno in Europa (xi). Tale evoluzione sembra confermata dalla firma nell'ottobre 2006 di un accordo tra RosUkrEnergo ed UkrGazEnergo secondo il quale quest'ultima vende 55 miliardi di m3 di gas turcmeno all'Ucraina al prezzo di 130 dollari ogni 1.000 m3, per cui la maggior parte del gas turcmeno alimenterebbe l'Ucraina.

 

La proiezione di Gazprom in Turkmenistan

 

Fino al 1996, l'acquisto di gas turcmeno da parte di Gazprom si effettuava su base di accordi intergovernativi a breve termine e la Russia tentava, senza successo, di ottenere la firma di un contratto a lungo termine e la creazione di una società mista per il trasporto "dell'oro blu". Nel 1997, una vertenza oppose Achkhabad alla società Itera(xii) che controllava le esportazioni di gas turcmeno verso l'Ucraina. Ciò condurrà all'interruzione delle esportazioni alla Russia che riprenderanno soltanto nel 1999. Secondo l’americana T. Sabonis-Helf(xiii), Achkhabad e Gazprom si affrontavano per i diritti di utilizzo del gasdotto russo o per il non pagamento delle consegne. Con il suo arrivo alla testa della Russia, Vladimir Putin mostrò un interesse crescente per il Turkmenistan. Incaricò il nuovo proprietario di Gazprom, Aleksei Miller, di riprendere il controllo delle attività della società che si trovavano sotto il controllo di Itera. Si trattava soprattutto di ottenere ciò che B. Eltsin non aveva potuto fare, cioè garantire gli approvvigionamenti alla Russia sul lungo termine. È dunque dopo molti anni di negoziati il Turkmenneftegaz (struttura creata nel 1996 per succedere al ministero del petrolio e del gas quindi eliminata da S. Niazov nel 2006 per fare passare tutto il settore energetico direttamente sotto il suo controllo) firma nell'aprile 2003 con Gazeksport (filiale al 100% di Gazprom) un accordo strategico per 25 anni che prevede, tra l'altro, la consegna di 5 miliardi di m3 a partire dal 2004, 6-7 nel 2005, quindi 10 miliardi di m3 nel 2006 e 60 miliardi di metri cubi di gas nel 2007 e di 80 (o 90) a partire dal 2009, ad un prezzo rinegoziabile. Questa tariffa passerà da 44 a 100 dollari ogni 1.000 m3 dal 1 gennaio 2007. Del resto, il Turcmenistan non è il solo paese oggetto delle attenzioni di Gazprom, poiché quest'ultima ha firmato nel 2002 e nel 2003 degli accordi con il Kazachstan, il Kirghisistan e l'Uzbekistan. Per onorare questo contratto con la Russia, Achkhabad deve essere in grado di garantire fisicamente il trasporto di tali volumi di gas, per questo sono state realizzate un insieme di disposizioni riguardanti la rete dei tubi. Il 18 agosto 2004, è stato concluso un accordo tra Gazprom, il principale produttore turcmeno di gas, Turkmengaz, e Turkmneftegaz per una cooperazione tecnica destinata a sviluppare e rinnovare la rete di tubi denominata "Asia media - centro". Principale via d'esportazione attuale del gas turcmeno (non tenendo in conto quella che va verso l'Iran) costruita in tappe tra il 1960 ed il 1974, di una lunghezza totale di 2.750 km e di una capacità di 45 o 54 miliardi di m3 per anno, questa rete trasporta anche il gas uzbeko e kazako verso la Russia. Una sezione ha raggiunto Tachkent in Uzbekistan alla fine degli anni 1960, quindi Bichkek (la capitale della repubblica del Kirghisistan che si chiamava allora Frounzé) nel 1970 ed Almaty in Kazachstan nel 1971 da cui viene inviato ancora oggi il gas verso la Russia. Questa rete è anche collegata al gasdotto Pericaspico, costruito, anch’esso, in epoca sovietica e che passa vicino al Mar Caspio per 360 km in territorio turcmeno. Tale sezione è stata realizzata nella regione di Beïneou, in Kazachstan. È dotata di una capacità di 10 miliardi di metri cubi. In occasione del suo viaggio in Asia centrale, nel mese di novembre 2006, il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, si era visto presentare da parte di S. Niazov il progetto di un gasdotto "bis" che passasse accanto al Mar Caspio, con una capacità di 30-40 miliardi di m3 e che passasse altresì per il Kazachstan, la Russia e l'Ucraina. Finalmente, il 12 maggio 2007, nella città portuale di Turkmenbachi, questo progetto è stato adottato, con un accordo tra il Turkmenistan, l'Uzbekistan, il Kazachstan e la Russia prevedendo un’ammodernamento del gasdotto esistente e gli investimenti russi nello sfruttamento dei siti. I dettagli di quest'accordo saranno precisati in occasione di un vertice in Turkmenistan nel settembre 2007. L'interesse di quest'aumento di capacità dei gasdotti è grande per il Turkmenistan che soffrirà meno per la concorrenza dei suoi due vicini esportatori che prendono in prestito la stessa rete di smistamento per fornire la Russia. La Russia teme che il gas turcmeno possa sfuggirgli, cosa che la costringerebbe nel breve ad investire nei suoi giacimenti prima di avere esaurito quelli dei suoi parenti vicini. Questa preoccupazione dovrebbe essere alleviata con questa ultima tappa della proiezione di Gazprom nel settore gazifero turcmeno. La progressione di Gazprom in Turkmenistan non deve fare dimenticare che il Turkmenistan ha altri clienti al di fuori della CSI che sono l'Iran e, prossimamente, la Cina.

 

[ix] Courrier des pays de l'Est, n° 1027