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Tornare in piazza

di A. M. - 26/10/2007

       

 

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I noglobal alla Bono: "Bono e le altre star sono molto bravi a raccogliere fondi... Ma la spinta ideale dei movimenti anti-globalizzazione di Porto Alegre, per dire, era tutta un'altra cosa. Allora si capiva che quelli che stavano in strada erano i perdenti arrabbiati e protestavano contro quelli dentro il palazzo". Falsa coscienza: "Ora si ha l'impressione che basti mettersi un braccialetto glamour con uno slogan benefico o comprare prodotti di grandi marchi che devolvano una porzione degli introiti a una giusta causa per salvarsi la coscienza. Ma non è così. Questo è marketing". Cadere nella rete: "Non ce l'ho affatto con la rete, è una grande strumento per organizzare la protesta. Dico solo che non può sostituirla. E' molto più sicuro lamentarsi dalla propria cameretta che sulla prima linea di una manifestazione, rischiando le botte. E dà una gratificazione istantanea. Però la sua efficacia è diversa". E' Naomi Klein a parlare (La Repubblica, 23/10/2007). Puro buon senso, il suo: finitela, cari contestatori da salotto, di limitarvi alla controinformazione su internet. O a giocare ai buoni samaritani facendo shopping etico. Tornate in strada. Fate politica portandoci le gambe e il cuore. Peccato solo che la Klein non dica un'ultima, importantissima cosa: non fatevi abbindolare da quella parte dei no-global che invece di lottare contro la globalizzazione, ne sogna un'altra, più "giusta" e lastricata di buone intenzioni. Quando invece è la globalizzazione in sè a essere distruttrice delle identità locali. E della libertà dei popoli. (a.m.)