Il misticismo occidentale dalla Controriforma al Settecento
di Erica Tiozzo - 28/10/2007
Fonte: fuocosacro
Abbiamo passato in rassegna, nello scorso
numero, la storia del misticismo dai
primordi della Grecia presocratica fino
all'avanzare del Rinascimento, osservando il
flusso e riflusso di una speciale mistica,
detta dell'essenza o speculativa, di
impronta neoplatonica, che abolisce il
rapporto predefinito Creatore-creatura e
supera l'alterità Dio-Uomo.
E' certamente, ai nostri fini e chiaramente
opportuno in questa sede, l'avere un
maggiore occhio di riguardo per questo tipo
di mistica che non per quella sentimentale,
trasudante sofferenza e passionalità: non si
pone affatto in dubbio che il traguardo
dell'Unione col Divino sia possibile in
entrambe le tipologie di esperienze, ma ci
sembra, in questa nostra dissertazione e in
questa rivista, più consona ai lettori la
modalità speculativa.
LA CONTRORIFORMA
Le grandiose esperienze mistiche di stampo
eckartiano, i curiosi intellettualismi alla
Giordano Bruno, e le speculazioni dotte e
intense di un Bohme o di un Silesius
subiscono una brusca battuta d'arresto
durante i cupi tempi della Controriforma
cattolica.
La mistica è imbavagliata: coloro che hanno
esperienza di Dio e delle sue
manifestazioni, devono vagliare
attentamente quanto dichiarano di esperire,
pena la morte.
Numerosi santi, tra cui Dottori della Chiesa,
hanno dovuto difendersi da accuse di eresia
sino alla fine della vita terrena e talvolta,
leggendo i loro scritti, ancora oggi non
possiamo valutare con certezzza il grado di
sincerità con il quale potevano, e volevano,
esprimersi.
La Controriforma, per tagliare le ali agli
slanci inquieti della mistica, favorisce la
venerazione ad un Cristo sempre più umano
e sofferente, la cui Passione è la base per
un attaccamento sempre più forte e
morboso al dato sensibile e al dogma.
Non sono più permessi voli di fantasia,
libere associazioni o anche solo
accostamenti eterodossi; la dottrina detta le
regole di ogni volontà ascetica.
Ignazio di Loyola,(1491-1556) fondatore
dei Gesuiti, è spirito dolorosamente
separato dal Padre e tremante di terrore. I
suoi Esercizi Spirituali del 1548, pur lodevoli
per la grande capacità immaginativa che
impongono, sono un rigoroso metodo di
ascesi in cui si ricercano le cosiddette
"consolazioni", ovvero le "piccole grazie" (le
"mercedes", nel linguaggio teresiano).
Il timor di Dio, l'Alterità, l'inarrivabile
modello del Crocifisso condizionano tutto
l'Ordine dei Gesuiti che affronta severe
purgazioni ed espiazioni; l'ascesi proposta
ed esperita è più psicologica che spirituale.
L'immaginario gesuitico è cavalleresco,
militareggiante, fortemente militante.
Come l'Ordine dei Gesuiti, anche l'Ordine
del Carmelo, fondato da Santa Teresa
d'Avila, propugna meditazioni cristologiche
e passioniste ed accetta, in cambio di
severe purificazioni ed estenuanti sacrifici,
mirabolanti visioni e grazie che premiano
l'Anima impegnata nel difficile cammino del
ricongiungimento a Dio.
SANTA TERESA D'AVILA, S. GIOVANNI
DELLA CROCE E LE CARMELITANE
Nobile, castigliana, santa e mistica, Teresa
di Avila (1515-1582) è pietra miliare nella
storia del misticismo cattolico romano.
Non certo rappresentante della mistica
speculativa, ma neppure di quella
meramente sentimentale, è figura di
straordinario carisma e complessità. Di fine
intelligenza e singolari doti letterarie, dal
carattere forte e imperioso, Teresa ha il
coraggio, nei suoi scritti dalle finalità
didattiche, di dettagliare le proprie
esperienze mistiche.
Pazza isterica o santa che fosse, Teresa
d'Avila in molti passi analizza in modo
profondo e preciso le tappe del cammino
dell'Anima assetata del Divino fulgore e il
suo “Castello Interiore” è oramai un grande
classico che, per le sue incommensurabili
perle di saggezza e il suo equilibrio, merita
un'attenta lettura.
In questo testo, summa della propria
esperienza estatica, Teresa paragona
l'Anima al centro di un castello, in cui è
nascosto Dio. L'ascesi, rigorosa, prevede
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una graduale purificazione e la rinuncia alla
propria volontà, fino a perdersi nell'Amore
divino; il metodo proposto, che farà scuola
in Occidente, è basato sull'”orazione del
cuore e della mente”, una preghiera
incessante,interiore, molto simile a certe
metodologie devozionali esicastiche già
illustrate.
Santa Teresa, nonostante l'acume delle sue
intuizioni, e la prova provata degli
eccezionali poteri paranormali di cui era in
possesso, rimane ancorata alla spiritualità
cattolica controriformistica, tutta lacrime,
sangue e dottrina: la matassa dell'affettività
non è ancora del tutto sbrogliata, proprio a
causa dell'eccessiva attenzione all'umanità
di Cristo.
Grande amico e ammiratore della santa,
Giovanni della Croce (1542-1591)anch'egli
santo, porta a compimento gli insegnamenti
della fondatrice dell'Ordine Carmelitano,
riuscendo forse a superare la propria
maestra tramite una meditazione fondata
più sul Nulla che sul Cristo: di “notte dello
Spirito” parla sovente il mistico spagnolo, in
cui la cristologia è quasi assente.
Echi ekhartiani e singolari accostamenti con
le filosofie orientali: il pensiero teologico di
questo grande contemplativo, che si
sofferma soprattutto sulla via purgativa, ha
suscitato ammirazione in tutto il mondo.
Subì, come Teresa, processi inquisitori e fu
addirittura
imprigionato.
L' Ordine Carmelitano,
sia quello classico che
quello scalzo, è
fortemente
cristologico, molto
psicologistico, inserito
nel quadro della devozione affettiva e della
mortificazione corporale e spirituale;
tuttavia, non mancano esempi di monaci e
monache che hanno raggiunto alte vette
dello spirito, tra cui, oltre ai fondatori,
possiamo annoverare Santa Maria
Maddalena dei Pazzi.
QUIETISMO, PIETISMO E QUACCHERISMO
Mentre Francesco di Sales, santo, vescovo
svizzero, stabiliva un'equivalenza innegabile
tra sentimentalismo e mistica, appaiando
volontà e amore, proprio in Italia (pochi lo
sanno) il prete spagnolo Miguel de Molinos
(1640-1696) fondava il Quietismo
ponendone le fondamenta nella sua “Guida
spirituale” del 1675.
Centrato su una passività e una
imperturbabilità disposte persino a porsi su
posizioni antidogmatiche e antitradizionali,
il Quietismo, che si opponeva strenuamente
al Giansenismo dell'epoca, è una corrente
mistica vera e propria che può elencare
illustri e conosciuti esponenti, tra cui La
Combe, Madame Guyon e Fenelon.
Respinta dal cattolicesimo come eresia, la
mistica quietista aveva diversi punti di
contatto con il movimento del Fratelli del
Libero Spirito medievali o altre eterodossie
cristiane tardoantiche: rifiutava i
sacramenti, la gerarchia ecclesiastica, la
mediazione sacerdotale, proponendo un
annichilimento totale dell'ego fino al punto
di rendere del tutto indifferente al soggetto
l'idea stessa della redenzione.
Il punto più alto raggiunto dal Quietismo è
forse quello dell'aristocratica Jeanne Guyon
(1648-1717) che arrivò persino a praticare
l'inversione del gusto nelle sue durissime
ascesi. Prolifica scrittrice, la mistica
francese spinse fino al disinteresse per la
salvezza personale il suo pensiero e la sua
capacità di abbandonarsi a Dio. Per la
maestra spirituale del futuro Fenelon,
l'Anima partecipa di una generazione divina
attraverso la rigenerazione del Logos.
L'umanità di Cristo va trascesa per
raggiungere il proprio Sé, che non può più
peccare, avendo raggiunto la perfezione
divina.
Molto stimata in ambienti quaccheri e
metodisti, l'opera di Madame Guyon fu
particolarmente studiata e apprezzata da
Francois Fenelon, prelato di Cambrai, suo
diretto discepolo, che inserì nel suo
pensiero anche la mistica salesiana.
Di matrice invece protestante, il Pietismo
fondato da Jacob Spener (1635-1705) è
antidogmatico come il Quietismo e vanta gli
stessi portentosi sforzi ascetici, ma è
sorretto da una teologia della Grazia di
stampo agostiniano che pone l'accento sulla
conversione e l'ossessione del peccato.
Inevitabile, perciò, nonostante le buone
premesse, lo scivolone nell'emotività e nella
preoccupazione costante della pratica
espiativa.
I Quaccheri, egualmente ostili al
dogmatismo e alla struttura, rappresentano
l'ultimo tentativo mistico seicentesco
protestante: fondati da George Fox (1624-
1691),anticlericali, coltivano un particolare
culto dello Spirito Santo cui subordinano
anche la Scrittura, che qui ha meno
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importanza rispetto ad altri ambienti
protestanti.
Il forte impegno sociale e la predicazione
rendono però il rapporto con lo Spirito
Santo estremamente affettivo e la mistica
del movimento è appesantita da
quest'emotività.
LA FILOSOFIA SPINOZIANA
Baruch Spinoza (1632-1677) fonda invece il
suo pensiero sull' Etica, unico mezzo in
grado di insegnare la via alla beatitudine.
Al pari di alcuni grandi maestri orientali
come Lao Tzu o Confucio, il filosofo
olandese di origine ebraica prospetta il
primato di etica e morale, unici mezzi di
conoscenza, poichè è per loro tramite che si
comprende e si supera la schiavitù delle
passioni. Dio è la sostanza, causa eterna di
sè stessa, di cui sono conoscibili solo
pensiero ed estensione mediante l'utilizzo
dell'intuizione e del pensiero geometrico,
logico ma intuitivo.
Dio è nel mondo e il mondo è in Dio: il
pensiero di Spinoza, veramente eretico per
i suoi tempi, al punto di provocargli la
scomunica, è immanentistico e sfiora il
panteismo. Non solo: è antifinalistico e
anticreazionistico.
Non c'è bisogno di mediatori, di redentori,
l'uomo partecipa della natura divina e solo
attraverso la purificazione, l'intuizione,
l'esercizio dell'etica può comprendere la
Sostanza prima ed unica, fonte
dell'universo creato.
Il costrutto spinoziano, solo
apparentemente razionalistico, è in realtà
permeato da un forte senso del Sè.
IL CICLONE ILLUMINISTA
Dalla metà del Settecento, un nuovo modo
di intendere la religione, la scienza, la fede
soffia in tutta Europa.
Sta arrivando il Secolo dei Lumi, il secolo
illuminista: nuovi valori si propagano in
Europa tramite la classe intellettuale e
alcune sollevazioni popolari. Si esaltano
laicità, razionalismo, fratellanza, libertà,
uguaglianza.
Chiesa e religione sono state, secondo la
filosofia illuminista, apportatrici di
ignoranza e superstizone per secoli, e
vengono duramente perseguitate. Fede e
mistica non sono viste di buon occhio e si
apre una stagione di decadenza per i
tradizionali valori religiosi.
Nuove scoperte scientifiche, volontà
emancipatorie, liberalismo e spirito
nazionalistico investono le masse per la
prima volta, causando la nascita di alcuni
Stati moderni.
La filosofia materialistica si fa strada e ciò
che è astratto ed immateriale è respinto dal
senso comune.
Vi sono tuttavia, anche nel secolo dei lumi,
il secolo anti-religioso e anti-mistico per
eccellenza, personalità mistiche di tutto
rispetto la cui eredità spirituale è tuttora
visibile in Occidente.
EMMANUEL SWEDENBORG: UNA FIGURA A
TUTTO TONDO
Mistico, sensitivo, teologo, scienziato,
Swedenborg (1688-1772) si applicò con
tenacia e entusiasmo a vari campi del
sapere, tant'è che figura tuttora in libri di
matematica, filosofia, chimica, metallurgia,
come in testi di mistica e parapsicologia per
le vette raggiunte dal suo pensiero e per le
sue capacità visionarie e precognitive.
Svedese, conosciutissimo all'estero ma
poco in Italia, Swedenborg cominciò ad
interessarsi delle problematiche dell'anima
e del suo destino solo in età avanzata.
Si dice avesse doti di chiaroveggente,
spiritista e fosse solito ricevere
straordinarie visioni angeliche.
Di impostazione neoplatonica, grazie ai suoi
numerosi scritti Swedenborg ha influenzato
il pensiero di Kant, di Jung, di Balzac,
Blake, H. James,Coleridge, Emerson, Keller
e altri.
Per il mistico svedese, Dio è nel Pensiero e
Cristo rappresenta l'esperienza materiale e
terrena del Divino, che si esprime in una
modalità trinitaria nel creato.
Dio è Uomo fin dall'eterno e prova ne è
Gesù Cristo: natura divina e umana anche
in questo caso si compenetrano.
Tuttavia, la visione di Swdenborg del Divino
non era immanentistica, nè trascendente:
l'uomo stesso, semplicemente, è prova e
teatro di Dio.
OETINGER, IL MAGO DEL SUD
Ministro pietista, in piena epoca illuminista
Friedrich Oetinger,(1702-1782) detto "Il
mago del Sud" elabora un sistema di
pensiero complesso, coniugando dottrine
cabalistiche e meditazioni bohmiane.
Lo sforzo di Oetinger è notevole: il grande
erudito tedesco cerca di combinare
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sapienza antica e moderna. Per Oetinger,
tra soggetto ed oggetto non esiste
differenza alcuna, Adamo può divenire Dio
Padre.
Lo sforzo sistematico è teosofico ed
universale: vorrebbe costruire un sapere
unitario, olistico in cui l'esegesi biblica, la
filosofia e la scienza convivono.
IL FILOSOFO INCOGNITO
Misconosciuto in Italia, molto apprezzato in
Francia e conosciuto per i suoi talenti
letterari, filosofici e linguistici, Louis Claude
de Saint Martin (1743-1802)nobile avviato
alla carriera legale, è l'ultimo grande
mistico del secolo dei Lumi.
In verità neoplatonico, profondamente
antiaristotelico, dapprima seguace delle
idee teurgiche di Martinez de Pasqually, poi
bohmiano, Saint Martin, che praticò la
castità per tutta la vita, indicava nella
preghiera e nell'interiorità i veri mezzi di
conoscenza e salvezza.
Per Saint Martin, l'uomo sconta gli errori
seguiti alla Caduta e alla divisione
dell'Androgino e solo nelle tenebre del
proprio essere, sondando e purificando,
potrà legittimamente appropriarsi di
Sophia, la Sapienza.
Lo sguardo di Saint Martin è esoterico,
intimistico; per lui esiste una Causa attiva
raggiungibile solo coltivando l'ascesi: "la
sola iniziazione che predico e cerco, con
tutto l'ardore della mia anima, è quella
tramite cui possiamo entrare nel cuore di
Dio e far entrare il cuore di Dio in noi, per
realizzare un matrimonio indissolubile che
fa di noi l'amico, il fratello e lo sposo del
nostro Divino Riparatore. L'unico mezzo per
arrivare a questa Santa Iniziazione è
spingersi sempre più negli abissi del nostro
essere e non mollare la presa finchè non
siamo giunti a trarne la vivente e vivificante
radice" scrive.
Centrale, in questo processo di redenzione,
risulta essere l'azione del Riparatore, il
Cristo Redentore.
Molti sono i libri scritti da Saint Martin,
famosissimo nella Parigi rivoluzionaria.