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Hillary Clinton inverte la tendenza e rastrella contanti dall'industria delle armi degli Stati Uniti

di Leonard Doyle - 29/10/2007

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25 Ottobre 2007

L'industria delle armi degli Stati Uniti sta sostenendo la candidatura a Presidente di Hillary Clinton e ha del tutto abbandonato i suoi tradizionali alleati nel partito Repubblicano. La Clinton è emersa come la favorita di Wall Street. Nel corso degli ultimi tre mesi un numero record di banchieri d'affari ha aperto i propri portafogli per versare ingenti somme a favore della Senatrice di New York e nel corso di tutto questo ha scaricato il suo ex favorito, Barack Obama.

Il corteggiamento dell'industria della difesa da parte della Clinton è del tutto rimarchevole date le gelide relazioni che erano intercorse fra Bill Clinton e l'esercito durante la sua presidenza. Un'analisi dei contributi per la campagna elettorale rivela che gli impiegati di alto livello dell'industria della difesa stanno facendo piovere denaro nella cassa di guerra della Clinton certi che la loro generosità verrà ripagata molte volte con i futuri contratti per la difesa.

Gli impiegati dei cinque maggiori produttori di armi Statunitensi - Lockheed Martin, Boeing, Northrop-Grumman, General Dynamics e Raytheon – hanno dato ai candidati presidenziali Democratici 103.900 dollari, mentre sono stati solo 86.800 i dollari andati ai Repubblicani. "I contributi versati mostrano chiaramente che l'industria delle armi ha tratto la conclusione che le prospettive per i Democratici nel 2008 sono per la verità molto buone," ha detto Thomas Edsall, un accademico alla Columbia University di New York.

Le amministrazioni Repubblicane sono per tradizione sostenitrici molto più forti dei programmi per gli armamenti degli Stati Uniti e dei programmi di spesa del Pentagono di quanto non lo siano i governi Democratici. I rapporti fra l'industria delle armi e Bill Clinton si andarono inasprendo quando Clinton decise di ridurre le dimensioni dell'esercito dopo la fine della Guerra Fredda. Sua moglie, tuttavia, è stata bene attenta a non commettere lo stesso errore.

Dopo la sua elezione al Senato, la Clinton è diventata la prima senatrice di New York a far parte del comitato per le forze armate, nel quale ha rivelato la sua inclinazione verso la linea dura sostenendo l'invasione dell'Irak. Anche se adesso è a favore del ritiro delle truppe Statunitensi, fra tutti i candidati – sia del partito Democratico che di quello Repubblicano - la sua posizione sull'Iran è fra quelle più orientate verso la guerra.

Questa settimana, ha dichiarato che se verrà eletta presidente, non scarterà la possibilità di attacchi militari per distruggere i siti per le armi nucleari di Tehran. Per intanto nel comitato per le forze armate, la Clinton si è procurata il sostegno di alcuni Generali di importanza chiave ed ha ottenuto l'approvazione del Generale Wesley Clarke, ossia di colui che ha guidato la guerra della NATO in Kosovo. Un ex candidato presidenziale lui stesso, si parla di Clarke come di un potenziale candidato alla vicepresidenza per la Clinton.

La Clinton ha compiuto visite regolari in Irak e in Afghanistan e sta bene attenta a far convergere le sue critiche della guerra in Irak sul Presidente Bush, piuttosto che sull'esercito. L'industria delle armi ha debitamente preso nota di tutto questo.

Fino ad ora, la Clinton ha ricevuto 52.600 dollari in contributi da diversi impiegati dell'industria delle armi. Questa somma rappresenta più della metà di quello che è stato versato a tutti i Democratici ed è uguale al 60 per cento del totale andato ai candidati Repubblicani. Le leggi che regolano la raccolta dei contributi elettorali proibiscono donazioni che eccedano la somma di 4.600 dollari a persona ma i contributi vengono spesso "ammucchiati" allo scopo di guadagnare una certa influenza su di un candidato.

L'industria delle armi ha persino abbandonato il più forte sostenitore della guerra in Irak, il senatore John McCain, che è anch'egli un membro del comitato per le forze armate e un veterano decorato della guerra in Vietnam. A lui sono andati soltanto 19.200 dollari. Come nel caso di McCain, i produttori di armi sono anche non molto impressionati dall'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani. Malgrado una campagna elettorale sviluppata in gran parte intorno alla necessità per gli Stati Uniti di essere militarmente aggressivi e malgrado la sua determinazione a continuare la guerra in Irak, Giuliani è decisamente dietro alla Clinton negli affetti degli executive delle armi. Giuliani potrebbe star soffrendo a ragione della sua forte associazione con le fallimentari politiche del presidente Bush e a causa del fatto che è conosciuto per essere un social-liberale.

Il competitore più vicino alla Clinton nella raccolta di denaro dall'industria delle armi è l'ex governatore del Massachusetts Mitt Romney, che ha raccolto appena 32.000 dollari.

"I profitti dell'industria delle armi dipendono così pesantemente dai contratti governativi che le compagnie che si muovono in quest'ambito vogliono essere sicure di non avere relazioni ostili con la Casa Bianca," ha aggiunto Edsall.

Il forte sostegno dell'industria per la Clinton indica che è la loro favorita per vincere la nomina Democratica la prossima primavera e per l'elezione presidenziale nel novembre del 2008. Nell'ultima corsa presidenziale, George Bush raccolse più di 800.000 dollari – il doppio della somma raccolta dal suo rivale Democratico John Kerry.

L'analisi dei numeri di Edsall rivela che, nel corso degli ultimi 10 anni, l'industria della difesa ha favorito i Repubblicani sui Democratici per un margine di 3-2, rendendo così l'attuale posizione della Clinton ancor più significativa.

Traduzione a cura di Melektro per www.radioforpeace.info

Articolo originale ( Independent - Traduzione di RadioForPeace ):
http://www.radioforpeace.info/articolinuovaera/engpiece265.h
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