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Dal Molin. Coerenza leghista: il Veneto ai veneti?

di Angelo Alberi - 29/10/2007

 

Le tre giornate europee di mobilitazione, organizzate dal presidio permanente NO DAL MOLIN per

i giorni 14/15 e 16 dicembre contro il progetto per la costruzione della nuova base USA a Vicenza,

sono ancora lontane ma l’efficiente apparato leghista- (ex)celodurista cittadino non ha perso tempo

e, nel tentativo di impedire la futura manifestazione, in piazza è comparsa la fedelissima

avanguardia armata di gazebo e moduli per la raccolta delle firme contro l’iniziativa. L’azione, da

parte di chi non perde occasione per andare in piazza a reclamare autonomia di governo ed a

gridare “ il Veneto ai veneti ”, mi ha solo moderatamente sorpreso in quanto ormai conosciamo

tutti, tranne quella piccola percentuale di simpatizzanti, la coerenza politica della Lega Nord. Basta

scorrere qualche vecchio, ma non troppo, numero del quotidiano La Padania per accorgersi di

quanto siano labili le convinzioni di alcuni leader leghisti in merito alla problematica della presenza

militare americana sul suolo padano. Lo stesso suolo che il “sacro fiume Po” attraversa e alla cui

fonte, una volta all’anno, l’esercito verde vestito si disseta, riempiendo quelle tranquille valli di

slogan demenziali e di proclami pronto-uso da distribuire, come becchime, ai polli ( senza offesa

per nessuno ) che salgono in batteria quei pendii. Sia chiaro, anche negli altri schieramenti il

tentativo di scovare un briciolo di congruenza politica sarebbe fatica sprecata, ma da chi si arroga

il diritto di ergersi a paladino delle minoranze, della salvaguardia delle risorse della propria terra e

dell’autodeterminazione dei popoli, questo mi sembra troppo. Forse perché, in questo caso, non

stiamo parlando di prostitute nigeriane o di vù cumprà nord africani ed allora è meglio non fare la

voce grossa con il padrone stelle e strisce per non urtarne la suscettibilità, e chi fino a ieri era

considerato un “ospite” sgradito, oggi è un valido alleato politico-militare utilissimo alle allucinatorie

borgheziane crociate contro islam e terrorismo orientale ed alla causa per l’affermazione del

concetto di supremazia intellettuale- culturale occidentale (tanto caro alla destra italiana) sul

mondo islamico. Ma torniamo alla cittadina battaglia leghista. E’ chiaro che il voler istigare la

comunità, ed in particolar modo le associazioni dei commercianti, contro la manifestazione di

dicembre è un giochetto politico che già era stato tentato dall’amministrazione comunale di centro

destra, in occasione della grande e pacifica manifestazione di febbraio. Si riesumano vecchi ricordi

e paure mai sopite; il terrorismo, la paura di vedere la città messa a ferro e fuoco dai dimostranti

ed i mancati introiti dello shopping natalizio per i commercianti del centro città. Il momento è

propizio, la martellante campagna su criminalità e sicurezza, che lo schieramento di centro destra

ha attuato in questi ultimi mesi, ha insinuato non pochi dubbi e preoccupazioni nella gente, la

situazione economica del paese non è delle più floride quindi, alimentare il fuoco del malcontento

risulta sicuramente il metodo più semplice ed efficace per raccogliere consensi. La Lega Nord sa

annusare bene il vento, capire con quale forza e in che direzione tira, in modo da poterne sfruttare

la spinta,ma questa volta credo abbia commesso un grave errore di valutazione. La cittadinanza

ha capito, ed un recente sondaggio del quotidiano cittadino (proprietà degli industriali vicentini e

quindi di provata fede politica di centro destra) lo conferma, che questi giochi politici poco hanno a

che fare con la promessa tutela del territorio e la partecipazione alle scelte politiche da parte della

comunità. Risuona ancora nelle piazze della città, lo slogan usato durante l’ultima campagna

elettorale per le elezioni provinciali “Padroni a casa nostra”, gridato con forza ai comizi dai

generali leghisti. Padroni di cosa?! Di una città militarizzata scippata del proprio territorio e

svenduta alla politica terrorista di un paese che ha impostato sul ricatto e la rappresaglia militare la

propria politica estera? Di una città, patrimonio dell’UNESCO, già pesantemente offesa ( sotto

l’aspetto culturale ed architettonico ) dalla peggiore giunta di centro destra che io ricordi ed ora

scelta per ospitare la sede della polizia europea ( dove si addestrano anche forze africane ed

asiatiche!) ed il più grande strumento dispensatore di morte che la Grande Mietitrice americana

possiede in Europa? All’interno del movimento NO DAL MOLIN è presente ed attivissima una folta

anima ex leghista e questo dovrebbe far suonare un campanello d’allarme ( il sordo centro sinistra

non l’ha proprio avvertito questo segnale ed alle passate elezioni provinciali ha ricevuto una

pesante lezione ) in casa Bossi. Sono persone che fanno parte di una libera e multicolore forza,

che hanno deciso di svincolarsi dalla logiche partitiche e di potere ed hanno deciso di incominciare

a parlare di pace, dialogo, partecipazione, riconversione delle strutture militari, rispetto delle risorse

naturali e della vita umana. E’ così difficile da capire? Si mettano il cuore in pace i capoccioni

leghisti, la manifestazione si farà e sarà molto partecipata. La sicurezza della città? Affidiamola alle

“impavide ronde padane”. O no?