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Unione Sovietica. I numeri e la memoria

di Arsenij Roginskij - 30/10/2007


La tortura era legittima e diffusa, tutti potevano improvvisamente essere sottoposti a trattamenti crudeli: parlare di queste cose è stato difficile e ancora oggi lo è
La campagna di Stalin contro i pastori nomadi condannò a morte un milione e mezzo di persone Nella ferocia il dittatore georgiano metteva a frutto la lezione di Lenin

Pubblichiamo parte dell´intervento di sulla "Memoria del terrore nella Russia di Oggi" pronunciato al convegno internazionale della Fondazione "Russia Cristiana". L´autore è uno storico russo di 61 anni, condannato nel 1981 a quattro anni di lager, oggi direttore di "Memorial", l´associazione per le vittime delle repressioni politiche, di cui è anche uno dei fondatori.
orrei citare alcune cifre. Se consideriamo il terrorismo in senso abbastanza stretto, dal 1921 al 1953 le vittime dirette del terrore sono state dodici milioni e mezzo. È una cifra enorme. Ci sfugge invece il numero delle vittime dal 1917 al 1921: non abbiamo statistiche né alcun tipo di registri. Questi dodici milioni e mezzo di uomini si dividono circa in due gruppi: cinque milioni e mezzo sono persone arrestate ufficialmente, con un proprio fascicolo personale, nei confronti delle quali è stata poi emessa una sentenza; gli altri sette milioni sono stati repressi senza alcun processo: hanno subìto il sequestro della casa e poi la deportazione.
Questa è stata la sorte dei contadini durante la collettivizzazione, o di intere popolazioni. Pensate che, in una sola notte, un intero popolo dal Caucaso è stato letteralmente caricato su treni e deportato in Kazakistan, Siberia ecc...
Il 1937-1938 è stato l´apogeo del grande terrore. Di un milione e settecentomila persone arrestate, settecentomila sono state fucilate; un milione e mezzo sono i condannati; duecentomila non sono stati condannati perché Stalin ha messo fine a questo terrore. Un milione e trecentocinquantamila sono invece i condannati per procura: senza processo, procuratori né avvocati. Non sono mai stati portati in tribunale: sono semplicemente stati fatti degli elenchi, che le cosiddette trojke (tre funzionari altolocati nel partito) firmavano; in seguito, le vittime indicate venivano condannate e poi fucilate.
Quelli che hanno avuto un fascicolo personale sono stati veramente pochi. È chiaro che il terrore, ha toccato tutto il paese; non parlo solo del 1937, perché il terrore nell´epoca della collettivizzazione ha avuto proporzioni enormi: anzi, è ancora più grande degli eccidi successivi. Il terrore del ‘37 ha tre elementi fondamentali: l´intensità di questa operazione (moltissime vittime in tempi molto brevi), la crudeltà e la ferocia (basti vedere il numero delle fucilazioni); infine, terzo elemento, l´uso di massa delle torture, sanzionate dall´alto (per la prima volta, erano ufficialmente consentite dallo Stato, per cui tutti potevano essere messi sotto tortura). Si potrebbe parlare a lungo delle motivazioni del terrore; è una questione interessante, ma forse un po´ accademica. Molto più interessante è vedere cosa è seguito al terrore: ha degli echi nel mondo di oggi. A me interessa la reale memoria che esiste oggi del terrore.
Cos´è questa memoria? Ha avuto tre fasi fondamentali: la memoria nell´epoca sovietica, che la vietava (la memoria proibita). Io ho insegnato nel ‘62 in una scuola estone: avevo lezioni teoriche e di pratica. Per esempio, sapevo che tutti i ragazzini della mia classe erano nati in Siberia (i loro genitori erano stati deportati lì); anche se io e loro sapevamo la verità, questo era un tema assolutamente tabù. Lo capivamo benissimo tutti: si poteva parlare di Puskin, ma non potevamo mai parlare della nostra memoria. Bisogna anche dire che, generalmente, i nostri genitori ci hanno raccontato poco: erano preoccupati per noi, volevano preservarci; questo non perché, poi, ci fosse più facile vivere nella pratica.
Nel ‘37 c´era la tortura, e questa non è una cosa che si racconta. Le torture subite non vengono raccontate neanche alla propria moglie; mio padre è stato arrestato nel ‘37 e, una seconda volta, nel ‘51 (ed è morto); nel frattempo è stato qualche anno in famiglia, e io sono nato in quel periodo. Ho sempre chiesto a mia madre, e lei solo una volta mi ha detto ciò che mio papà le aveva confessato: «Io ho firmato perché ti avevo sentito gridare dalla stanza vicina». Quasi tutti firmavano, o venivano create delle accuse false contro amici e familiari, era una cosa terribile.
Nel 1991, dirigevo una Commissione di lavoro al Parlamento per la ricerca negli archivi del KGB. C´erano dei documenti speciali, per esempio, in cui il ministro salito al potere dopo il ‘37 aveva raccolto notizie su crimini e misfatti avvenuti prima di lui (naturalmente, anche lui veniva dalla stessa scuola, non era diverso). Ci sono centinaia di documenti in cui si elencano i vari tipi di torture: una cosa orrenda. Certamente, tutto questo è rimasto nella memoria nazionale; oggi cosa facciamo per custodire questa memoria segreta? La prima fase è stata molto importante, e la memoria si è conservata come una specie di alternativa alla memoria autorizzata dallo Stato (lo Stato presentava una propria versione dei fatti, erano due memorie in lotta tra loro). Poi c´è stata una seconda fase, nella perestrojka: la memoria ha potuto affiorare all´esterno, tutti ne parlavano. Poi, gradualmente a partire dal 1992-1993, la memoria ha cominciato a svanire e a passare sempre più in secondo piano.
Ci sono state diverse cause, la principale però è questa: la gente si è sentita ricompensata, finalmente era stata fatta verità e i tuoi parenti repressi sono stati finalmente riconosciuti innocenti. Di mezzo, inoltre, c´erano i grossi problemi economici degli anni Ottanta: il mondo era diviso in ricchi e poveri, la gente perdeva il posto di lavoro e il rispetto di sé. In questo periodo difficile, la memoria si è persa sempre più, fino a oggi: ora la storia si è trasformata in politica; lo Stato ha cominciato a costruire un modello di passato eroico: «Oggi viviamo in un paese meraviglioso che si chiama Russia, con un grandioso passato. Nel nostro passato ci sono state tutte le vittorie fino alla Rivoluzione, e dopo questa è venuto il meglio».