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Ancora sul “Padre Pio” di Sergio Luzzatto

di Carlo Gambescia - 31/10/2007

 

Sergio Luzzatto ha già ottenuto quel che fortissimamente cercava: un'intensa e crescente pubblicità editoriale (gratuita) per sé e per il libro.
Soprattutto perché ieri, facendo seguito ad alcuni interventi sul Corriere della Sera, non si è fatto scappare l'occasione di rivendicare il suo lavoro storiografico come al di sopra delle parti. Presentandosi, nel consueto paginone riservato agli amici degli amici, come un novello San Sebastiano, in formato Corriere della Sera-della storiografia, trafitto e tormentato dalle frecce appuntite dei suoi critici... I quali lo avrebbero ingiustamente condannato, ancor prima di leggere il libro... E le sostanziose anticipazioni al TG1 ? Meglio stendere un velo pietoso.
Anche perché il punto che ci interessa è un altro. Luzzatto, nel "paginone-friends" di ieri, non ha risposto a una domanda: perché uno storico della Rivoluzione Francese, laicissimo, abbia deciso all’improvviso di studiare Padre Pio… Dire, come si legge, che il frate era interessante perché “simbolo di un Paese sospeso tra arcaismo e modernità” è una banalità positivista. Roba degna dell’antropologia britannica ottocentesca che, sedotta dalla religione del progresso, liquidava la religione come sopravvivenza di età passate e culturalmente superate…
E poi, se proprio il tema interessava, perché non dedicarsi, alla religiosità operaia tra i meridionali inurbati a Torino negli anni Sessanta del Novecento? Anch’essa sospesa tra arcaismo e modernità. Un terreno ancora tutto da scavare… Ma gli operai sfruttati non pagano, in termini di paginate culturali sul Corrierone… Mussolini, Mazzini e ora Padre Pio, invece sì. Naturalmente si deve appartenere al giro giusto: se il libro di Padre Pio, fosse uscito con un piccolo editore di sinistra o destra, e scritto da uno storico estraneo alla cupola, non avrebbe ricevuto la minima attenzione. Sul Corriere della Sera, di regola, non vengono mai recensiti i libri di alcune case editrici (non poche per la verità), ritenute non politicamente corrette. E mai citati, nelle pagine culturali, giornalisti, studiosi e scrittori non in sintonia con il mainstream postideologico, liberal-riformista … Neppure per parlarne male…
Comunque sia, siamo solo all’inizio, la cosa andrà avanti almeno per un paio di mesi.
Così va il mondo. Oggi.