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Mario Draghi sul ponte di comando. Governo e Parlamento si dileguano ed il governatore da la rotta

di Federico Dal Cortivo - 31/10/2007

Fonte: italiasociale

 

 

                         

      

 

A sentirlo parlare parrebbe di ascoltare un capo di Stato, uno statista di fama mondiale che discetta su tutto e tutti, ed invece è soltanto il governatore della “Banca d’Italia”, un’istituzione privata che dovrebbe limitarsi  a stampare moneta ed eseguire le direttive impartite dal governo, un governatore, Draghi, che non è certo l’espressione della volontà popolare,ma di quella degli azionisti, privati, della banca centrale.Da Maastricht in poi  con l’istituzione della BCE, il potere degli Stati di controllare la politica monetaria è in sostanza cessato Lo Stato, che nel corso dei secoli aveva posto prima nel sovrano e poi nei governi , il controllo sulla moneta e del suo utilizzo, ha in concreto abdicato, di fatto, ad un potere fondamentale.

Le  esternazioni di Draghi, che discetta di lavoro,  di massimi sistemi economici,  di salari, non sono altro che la conseguenza di questa situazione, grave e piena d’incognite. Pochi italiani sanno che la Banca d’Italia è privata- un vero Stato nello Stato, avente come azionista altre banche, tutte private- essa  risponde solo alla Banca Centrale Europea, che a sua volta dipende dalla Banca Mondiale , quindi alla fine non deve rendere conto né al governo nazionale, né tanto meno al parlamento. Le conseguenze sono facilmente immaginabili: controllare la politica monetaria di uno Stato vuol dire esserne i veri padroni.

Draghi, che vive a Londra ed è legato a filo doppio alla finanza anglosassone del quale è un fedele servitore, si trovava anch’egli sul panfilo ex-reale Britannia al largo di Civitavecchia quando iniziarono le privatizzazioni italiane, egli era allora Ministro del Tesoro. Poi si da il caso che andarono in porto le svendite di Iri, Eni, Enel, Comit, Credit …. Il governatore di Bankitalia è anche membro del Gruppo Bilderberg e della Goldman Sachs, di cui  non sappiamo ancora se ha dato le dimissioni per incompatibilità con la nuova carica, mentre è stato designato su proposta del G7 “ Chiarman of Financial Stabylity Forum, organismo internazionale che fa capo alla Banche Centrali. Ora questo personaggio, molto british….., che ha in mente tutto tranne gli interessi nazionali, si accorge come d’incanto,che gli stipendi italiani sono bassi, addirittura fino al 25% in meno rispetto alla Francia  e pontifica dall’alto della sua carica con la giusta ricetta: “riformare la spesa pubblica, innalzare l’età pensionabile , “spalmare la flessibilità del mondo del lavoro” anche sui lavoratori meno giovani e poi senza più freni…parla anche  di scuola, natalità…manca solo la sanità, che lui certamente vorrebbe privatizzata sul modello  Usa” E poi ancora..” La politica economica avrà successo  se aiuterà i giovani a scoprire nella flessibilità la creatività e nell’incertezza, l’imprenditorialità”. A sentirlo c’è da restare allibiti: in Italia parla Draghi ed è come se parlasse il capo di uno Stato sovrano.  Nessun politico  lo zittisce, nessun sindacalista interviene, il governo tace, il capo dello Stato non si sa dove sia…ed i media embedded gli danno lustro, incorniciandolo su tutte le prime pagine e nei principali notiziari. Nulla di nuovo sotto il sole, quello che ha detto  Sr. Draghi, fa parte del suo bagaglio di uomo della finanza, apolide e fedele solo al suo mondo, la casta dei banchieri ed alle ferree leggi della finanza internazionale anglosassone.

Se in Italia le condizioni di vita stanno peggiorando, se i salari diminuiscono, se i redditi delle famiglie calano, se il lavoro è sempre più precario e non offre futuro ai giovani e con loro cala anche la natalità, lo si deve proprio al modello di sviluppo liberista, quello che ha in Draghi il massimo interprete da noi, portato avanti oramai da decenni dai vari governi, succubi dei cosiddetti “poteri forti”, FMI, Banca Mondiale, BCE, che stanno imponendo non solo all’Italia, tagli consistenti allo Stato Sociale, riforme pensionistiche sempre peggiorative, precarizzazione del lavoro, contratti di lavoro risibili, privatizzazioni selvagge dei settori strategici dell’economia nazionale, eliminazione d’ogni partecipazione dello Stato nei settori economici. Una stessa filosofia di progressivo impoverimento dei popoli a tutto vantaggio delle oligarchie finanziarie e parassitarie. Come scrisse su Libero il 30 dicembre 2005 Alberto Mingardi “ la nomina di Draghi a Governatore altro non sarebbe  che l’inizio  della svendita del Paese, con il risparmio degli italiani destinato a naufragare in casseforti che non battono bandiera tricolore”.

 Ma la crisi del sistema è solo alle porte, per quanto Draghi cerchi d’indorare la pillola. L’esplosione della bolla immobiliare e la crisi monetaria Usa hanno portato ad agosto alla crisi dei muti “subprime”, che hanno costretto le banche centrali di Usa e d Europa ad immettere dollari ed euro verso le banche, con quote superiori a quelle seguite all’11 settembre 2001. Un’epidemia che si è diffusa anche altrove.Negli Usa sono a rischio oggi 2,5 milioni di case e 6 milioni di mutui nei prossimi diciotto mesi,in Germania nei primi sette mesi dell’anno sono stati registrati ben 61.930 casi d’insolvenza tra privati, in Gran Bretagna vi è stata un record di pignoramenti d’abitazioni, che è stato inferiore solo a quello del 1991, con confische nei primi sei mesi del 2007 del 30% in più all’anno precedente. Non va neppure dimenticata l’operazione “scippo del Tfr”, con la quale si sono dirottate ingenti somme nei fondi pensione chiusi e aperti,gestiti dalle banche e dalle assicurazioni e che non rappresentano più una sicurezza matematica per i lavoratori come lo era il Tfr.

I salari, come detto sopra, non garantiscono più un tenore di vita decente. Nel giro di un anno chi aveva un reddito di circa 20 mila euro, ha visto diminuire del 5,32% il reddito netto senza figli a carico, del 5,54% con 1 figlio e del 5,88% con due ..Tradotto in soldi, sempre con un reddito lordo di 20 mila euro, il single ha perso 786 euro annui, chi ha un figlio 875 € e chi due 983€.

Draghi, che finge di scoprire ora queste cose, nell’assemblea Abi del luglio 2007 dichiarò che l’indebitamento delle famiglie italiane è passato dal 31% all’attuale 48% del reddito disponibile, con un aumento, e qui scatta il guadagno delle banche, dei prestiti al consumo dell’8,7% in un anno. La maggior parte delle famiglie indebitate risiede nel centro-Nord con il 78% dell’indebitamento. Non va dimenticato l’ultimo inasprimento dei tassi d’interesse sui mutui, che la fanno da pari al credito al consumo . L’ADUSBEF( Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari) prevede che entro al fine dell’anno vi sarà in Italia un’impennata dei pignoramenti per almeno il 19%,grazie al rialzo dei tassi variabili, che erano stati consigliati tempo fa a piene mani dalle banche ai propri clienti.

Ma dal pulpito dell’Università di Torino, dove Draghi ha parlato, non giunge nulla di nuovo, il fatto di sottolineare che le cose non vanno bene in Italia, non significa certo che si voglia invertire la tendenza attuale, sarebbe contro i propri interessi e di chi rappresenta, questi ultimi i veri “burattinai della classe politica italiana”.