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Se il "clandestino" è palestinese "non bastano" le parole...

di Enrico Galoppini - 01/11/2007

 

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Domenica 28 ottobre, in prossimità delle coste calabresi di Roccella Jonica, un barcone fatiscente partito una settimana prima dall’Egitto con a bordo circa 150 persone, tutte palestinesi, ha fatto naufragio, spezzandosi in vari tronconi a causa del mare che, in quel momento di forza 7-8, l’ha mandato a sbattere contro una secca. Così, dopo una settimana da incubo con viveri ridotti e in balia delle onde, sette di questi disperati sono passati a “miglior vita”, mentre altri (25) sono rimasti più o meno feriti. Tra quelli che si sono salvati vi sono anche 12 minori. Intanto proseguono le ricerche di altri eventuali cadaveri in mare, poiché alcuni sostengono che in Egitto si siano imbarcate tra le 160 e le 170 persone.
Ogni volta che accade una tragedia simile, i commenti dei politici si sprecano, così c’è chi se la prende con la legge che regola l’immigrazione (Ferrero), chi invoca “aiuti per i Paesi poveri” (Pecoraio Scanio), chi reclama la “mano dura contro gli schiavisti” (Loiero), chi auspica una “strategia comune” a livello dell’Unione Europea (Cuffaro)… Frasi fatte, di circostanza, alle quali non corrisponde alcuna volontà di operare affinché queste situazioni non si verifichino più.
Ma tra questi commenti ne abbiamo sentito uno, quello di Calderoli, che ci ha colpito per la sua inopportunità: “Basterebbe poco” all’Italia e all’Europa per creare “dei presupposti di vita e di lavoro accettabili” anche nei Paesi d’origine degli immigrati (fonte Ansa, 28-10-2007).
Intendiamoci, in linea di principio non gli si può dare torto. Se a casa propria esistesse la possibilità di vivere come meglio si crede, liberi dall’usura dei vari Fmi e Banca Mondiale, e liberi di darsi i governanti che si preferisce senza che elezioni dagli esiti non graditi forniscano la scusa per pressioni e boicottaggi da parte della “Comunità internazionale” (quando non scatta addirittura il colpo di Stato come in Algeria), certamente la stragrande maggioranza di coloro che si trasformano in emigranti sarebbe ben felice di risparmiarsi tale “crociera” (nel caso in questione costata l’equivalente, in valuta egiziana, di 1.500 euro, quindi un patrimonio)… però il Nostro forse si dimentica di appartenere ad un partito che dell’allarmismo sull’Islàm e i musulmani ha fatto uno dei suoi fiori all’occhiello, al punto che non solo s’è reso protagonista di tutte le iniziative islamofobe più sguaiate condotte sul territorio italiano (pardon, in “Padania”), ma s’è ridotto - contraddicendo la propria teorica propensione verso i “diritti dei popoli” - a svolgere una patetica recita da Crociato dello Zio Sam, predicando, come il resto del teatrino della politica, l’opportunità di attacchi verso questo o quell’altro Paese arabo-musulmano ogniqualvolta il padrone a stelle e strisce dà l’imbeccata in tal senso.
L’inopportunità dell’affermazione di Calderoli deriva poi dal fatto che questa volta i “clandestini” sono palestinesi, e la Lega Nord, com’è noto, perora a spada tratta non solo l’attacco agli arabi, ai musulmani e all’Islam su tutta la linea ma anche la causa sionista e il “diritto di Israele ad esistere”. La cosa è invero alquanto strana, perché mentre quello “palestinese” (musulmani, cristiani ecc.) è un popolo radicato in una lingua, quella araba, e in una terra, la Palestina, quello “israeliano” è una macedonia di persone provenienti da ogni angolo della Terra, unite solo dalla “passione per Sion”, ovvero per una narrazione mitico-simbolica all’interno della quale per gli autoctoni, che con la loro presenza tormentano i colonizzatori come una prova vivente della loro falsa coscienza, non c’è altro spazio se non quello riservato nella suddetta narrazione ai Moabiti, ai Sodomiti e agli Amaleciti. Tutta gente per la quale è prevista una “soluzione finale” del “problema”…
Che i “padani” tifino Israele non deve sorprendere, poiché quella “padana” è una delle tante identità moderne create a tavolino, come quella “israeliana”. Entrambe si alimentano di postulati indimostrabili, di una mitologia campata in aria (agli “ebrei della leggenda” o “della storia” corrispondono i Celti come “progenitori” degli odierni abitanti di Busto Arsizio o di Gallarate), e coloro che vi si riferiscono finiscono per provare nei confronti degli altri un sentimento di superiorità (evidente riflesso della consapevolezza d’aver “barato”) derivante dall’autoconvinzione d’appartenere ad una “razza pura”. I riferimenti leghisti al cosiddetto “etnonazionalismo”, che riecheggiano le fandonie otto-novecentesche sugli “ariani” (si rifletta sulle facce di Himmler, “ariano”, e di Heydrich, “mezzo ebreo”…), fanno il pari con le pretese sioniste di stabilire una “etnia” del tutto fasulla, a meno che non si voglia credere alle fole sulla “discendenza” di sangue dai vari patriarchi biblici!
Ma torniamo alle dichiarazioni dell’ex ministro leghista. È vero, “basterebbe poco per creare dei presupposti di vita e di lavoro accettabili” nei Paesi d’origine. Soprattutto in Palestina.
Basterebbe che “Israele”, questa creazione degli atlantici per alimentare continua tensione al crocevia d’Europa, Africa e Asia, venisse smantellato, indicando a tutti i cosiddetti “coloni” la via del ritorno verso le rispettive terre d’origine, senza dover imbarcarsi su una bagnarola fatiscente spendendo l’equivalente di mesi di stipendio (quando c’è).
Basterebbe smetterla con la fandonia dei “Paesi arabi moderati”, anche quando si rendono conniventi del traffico di esseri umani.
Basterebbe riconoscere il diritto alla resistenza dei palestinesi contro la rapina della loro terra, la distruzione delle loro case, la confisca dei loro campi, l’uccisione dei loro bambini, l’umiliazione delle loro donne: il desiderio di cancellarli come popolo. Basterebbe fare un confronto tra il grado d’insopportabilità di un’occupazione che dura da un secolo e il peso del… “centralismo romano”.
Basterebbe che di fronte alla quotidiana uccisione di palestinesi i giornali (compresa “La Padania”) e le televisioni (compresa “Telepadania”) riportassero, con dovizia di particolari e d’immagini (che non mancano), quanto successo.
Basterebbe che i politici di destra e di sinistra non scegliessero per le vacanze i kibbutz.
Basterebbe che l’Italia e l’Europa, governate da ometti di nessuna levatura, protestassero fattivamente ogniqualvolta che le realizzazioni dei “progetti umanitari” in Palestina coi soldi pubblici vengono distrutte dai militari israeliani.
Basterebbe chiudere gli occhi e immaginare la Padania fatta oggetto delle mire dei padroni del mondo, con i suoi abitanti ghettizzati in una riserva indiana per far posto a gente che li disprezza, che ti rapina l’acqua e ti lascia senza energia elettrica.
Basterebbe fare uno sforzo e pensare ad un barcone di “padani” disperati con le pezze al sedere sballottato dalle onde e sfracellato sulle coste di un Paese i cui politici - che sanno la verità su cosa avviene in Palestina perché non è possibile non sapere - non sapranno andare oltre le solite frasi di comodo.
Basterebbe mettersi la mano sulla coscienza e denunciare l’ingiustizia di tutta questa situazione.
Come vede, caro Calderoli, “basta” davvero poco. Intanto basterebbe che tutti i Calderoli della politica cambiassero mestiere.