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La storia di mio nonno

di Darryl Wilson - 01/11/2007

 

 

 

 

Nelle leggende del mio popolo, molti avvenimenti della “nostra storia” hanno un preciso significato. Le nostre tradizioni sono trasmesse da “storici” che le tramandano oralmente. Come popolo, ci è stato sempre insegnato ad ascoltare queste storie e ad applicarle alla vita quotidiana.

La storia di Mis Misa è una delle più importanti. Mis Misa è il piccolo, ma potente, spirito che vive all’interno dell’Akoo-Yet (il Monte Shasta) e il suo ruolo consiste nel tenere in equilibrio la terra con l’universo e l’universo con la terra. Il compito assegnatogli fa dell’Akoo-Yet la più importante delle montagne sulla terra, dal momento che Mis Misa mantiene la terra alla giusta distanza dal sole e tiene ogni cosa al suo giusto posto quando la Paura e la Forza scuotono l’universo con una enorme ma invisibile ja-pilo-o (pagaia). Mis Misa impedisce alla terra di vagare lontana dal resto dell’universo. Conserva le opportune stagioni e la giusta atmosfera e grazie a ciò la vita fiorisce mentre la terra cambia le stagioni nel suo viaggio intorno al sole.

Questo racconto ci dice che Akoo-Yet fu la prima montagna creata, molto tempo fa, e che è un luogo spirituale. Essa deve essere adorata non soltanto per la sua speciale bellezza e la sua forza unica, ma anche perché nelle sue viscere dimora Mis Misa.

Negli antichi insegnamenti, e secondo le antiche leggi, ascendere a questa montagna con cuore puro e retta intenzione, e comunicare con tutte le luci e le ombre dell’universo, significa entrare in stretta sintonia con i canti di Mis Misa e il cuore dell’universo. Pochi sono capaci di compiere una cosa del genere. Per farlo, bisogna infatti essere nati per creare e mantenere la “connessione” tra il proprio popolo e l’ambiente che lo circonda – e per nessun altro scopo. In questo modo, la natura assicura la salute di tutta la terra.

In una società equilibrata che sperimenta poche rotture, vengono realizzati “progetti a lungo termine” che garantiranno la continuazione della società e la venerazione di Mis Misa. Si dice che il popolo continuerà a vivere finché le istruzioni dello spirito dell’universo saranno sinceramente osservate.

Nell’ottica tradizionale, è perciò imperativo che la pratica della comunicazione con Mis Misa sia mantenuta. Ma ora che la “civiltà” ha permeato il nostro territorio nativo, sono pochi quelli che ne hanno consapevolezza. A causa di modelli “educativi” ispirati a un pensiero lineare, alcuni di noi si sono vergognati del nostro linguaggio, dei nostri canti e delle nostre tradizioni.

Ma l’imponente intrusione euro-americana in questo emisfero non distruggerà mai completamente i nostri canti, né riuscirà a farci dimenticare le nostre belle concezioni tradizionali sulla vita preziosa che ci circonda e le cerimonie che debbono essere conservate per consentire a questa vita preziosa di fiorire.

L’Akoo-Yet e Mis Misa sono poco conosciuti e non potrebbero mai essere ritenuti sacri dalla “civiltà” che ha ribattezzato l’Akoo-Yet con il nome di Monte Shasta, dal quale gli occidentali moderni non sentono provenire nessun canto. La montagna è solo una “risorsa naturale”, proprietà degli Stati Uniti. È un pezzo dei beni immobili. Il legname delle sue foreste è una pregiata risorsa e deve essere materia di ginnastica politica mentre singole persone, nel governo americano e nelle grandi società, sono complici nella manipolazione del reddito prodotto dalla vendita delle sue foreste per il loro vantaggio personale. Né i singoli componenti del governo americano, né quelli delle grandi società, “vedono” le migliaia di forme di vita che sono parte integrante delle foreste dell’Akoo-Yet. Non “vedono” i batteri necessari a conservare quella foresta, non “vedono” gli animali e gli uccelli costretti a spostarsi o distrutti con l’avanzare del processo di disboscamento. Non “vedono” gli insetti e le farfalle della foresta come un elemento dell’equilibrio universale.

Tuttavia, vedono questa montagna come un oggetto che può essere “valorizzato” per deliziare sciatori e scalatori. Sognano di costruire villaggi e strade sui suoi pendii. Nei suoi “progetti di sfruttamento della terra”, la civiltà ha intenzione di trasformare questa maestosa montagna in un circo.

 

 

Gli avvertimenti di mio nonno

 

Ricordo di aver visitato il mio anziano nonno nella sua capanna a Atwam, in California, nel 1973. Dopo aver bevuto una tazza di caffé amaro dal suo boccale scolorito, mio fratello e io uscimmo fuori a scrutare il chiaro e perfetto cielo notturno. La notte incipiente era solenne. C’era silenzio, calma. Non si sentiva ululare nemmeno un coyote. Vento tranquillo, vento silenzioso.

Con una mano nodosa, il vecchio novantenne indicò il plenilunio di agosto e disse: “Riesci a vedere le cicatrici sul volto ferito della luna? Questo mi chiese mia nonna molto tempo fa. Mi disse che una volta si scatenò su di essa una guerra, una grande guerra tra quanti la pensavano diversamente. Tra popoli che non si preoccupavano della vita e delle condizioni che rendevano la luna abitabile e altri popoli che invece volevano che la luna rimanesse un luogo in cui poter vivere. Quella guerra consumò la luna. E quando la luna prese fuoco, non c’era addirittura acqua a sufficienza per spegnerlo. Fu tutta consumata. La luna bruciò. Un immenso incendio arse ogni cosa. Proprio ogni cosa”.

Più tardi, appena prima dell’alba, indugiavamo ancora col nonno nella frescura del primo mattino; lok-mhe, il chiarore che annuncia l’argento dell’alba. Egli ci parlò dei timori che nutriva per questa terra che potrebbe essere itamji-uw (completamente consumata) se i popoli di tutto il mondo non la finiranno di sprecare risorse e non correggeranno la loro arrogante indifferenza per la vita stessa. A trenta miglia a nord, Akoo-Yet tremava di freddo sotto il cielo vellutato dell’alba. Eravamo circondati dall’immenso silenzio della pianura di Atwam, dove il Pit River serpeggia verso il mare.

La nostra conversazione riguardò poi lo Yakoo-Yet. “La forza che tiene in equilibrio l’universo, Mis Misa, dimora qui”, disse il nonno, volgendo la testa canuta in direzione della splendente montagna. Sapevamo che stavamo per ascoltare un’altra storia, così antica che il tempo non poteva eroderla e così reale che soltanto la verità e l’intelligenza potevano riconoscerla.

Un vecchio coyote ululava in un buio canyon da qualche parte verso sud. Vicino volava un gufo, le ali sussurranti nell’oscurità, e gli enormi occhi attenti ai più lievi movimenti nel mare dell’oscurità. Sopra le vicine montagne ascoltavamo il sommesso ruggire delle cascate e il vento che sfiorava migliaia di pini. Un profumo di salvia ci invase. Una stella cadente solcò a grande velocità il cielo notturno, bianca freccia subito svanita, quasi fosse stato solo un frutto della fantasia.

Secondo le nostre usanze, non è permesso intromettersi nel silenzio che si crea mentre chi sta raccontando una storia esita o per cercare le parole più adatte, o per dare all’ascoltatore il tempo di capire. Pensai che il nonno doveva conoscere i progetti previsti per quella che egli considerava la più preziosa di tutte le montagne della sua vita. “Nonno, sapevi che l’uomo bianco vuole costruire edifici sull’Akoo-Yet?”.

Dopo un deliberato silenzio, la rigida postura del nonno si rilassò. Poi disse: “Mi puoi dire perché l’uomo bianco vuole costruire edifici qui?”.

Talvolta, dovevo spiegargli le cose come si fa con un bambino. “Per denaro e per divertimento. Hanno installato una sciovia sulla montagna e così quanti ora vogliono scendere giù dai pendii non sono costretti a risalire a piedi, ma possono farlo seduti su seggiolini. Questi seggiolini sono trainati verso i punti più alti da grossi cavi. Ora, vogliono costruire un centro cittadino sulla montagna – una città”.

Ci fu un altro silenzio. Poi, con i gesti affaticati di un vecchio grizzly, il nonno disse: “È venuto il momento di raccontare all’uomo bianco la storia di Mis Misa”. E cominciò a raccontarla.

 

 

 

 

 

La storia di Mis Misa

 

“Quando Quon (Volpe grigio-argentata), la potenza che creò tutto quello che conosciamo, e Jamol (il coyote che tuttora vuole cambiare tutto ciò che Quon ha creato) finirono l’opera di creazione di questa terra, la Grande Forza fece una legge, una regola. Quon pose questa legge nello Akoo-Yet. Così facendo, Quon rese lo Akoo-Yet la più potente di tutte le montagne. Egli diede a questa montagna un autentico compito. Mia nonna mi parlò di questa ‘legge’, che il mio popolo conosce come Mis Misa. Non l’ho mai sentito chiamare diversamente. È una piccola cosa, uno spirito. Non lo si può vedere, ma, se si ascolta attentamente, lo si può sentir cantare”.

Ci fu una lunga pausa. Eravamo in attesa. Spesso, buona parte del significato del messaggio che i nostri anziani ci propongono è nelle pause del discorso, talvolta è appena un’esitazione. Ma questo silenzio poteva durare per un tempo insopportabilmente lungo. È certo, tuttavia, che quando siete in presenza di uno di questi anziani ed essi pensano che sia venuto per loro il momento di continuare, vanno semplicemente avanti e voi non dovete dimenticare a che punto era la storia, anche se la continuano a distanza di un anno.

Rompendo il silenzio, il nonno continuò: “Ci veniva detto di stare attenti. Di stare attenti finché eravamo nei pressi di questa montagna. Di venirci sempre con cuore puro. Mis Misa sa cosa stai pensando – abbi sempre buoni pensieri. Mettiti in ascolto. Se non ascolti, non sentirai il canto e questo non è rispettoso. È come infrangere un comandamento del Dio dell’uomo bianco. Potresti essere punito. Tutta la tua famiglia potrebbe essere punita – anche i bambini e i neonati. Questo dicono. Ma lo scopo di Mis Misa è uno solo: tenere in equilibrio la terra con l’universo e l’universo con la terra. Quando Quon creò la terra e l’universo, molto tempo fa, comprese molte cose, tra cui che non poteva fare tutto in modo perfetto. Quon è un saggio. Per questa ragione, Quon fece Mis Misa e lo mise nella montagna. E ora Mis Misa vive qui. E tu puoi sentirlo cantare. Ricordati sempre di lui che tiene in equilibrio l’universo. È una ‘legge’”.

Alcune stagioni più tardi, il nonno ci lasciò. Il suo spirito era andato incontro al suo destino. I suoi occhi si erano chiusi per sempre. Desideravo fortemente delle risposte dalla sua saggezza, ma ora egli non poteva sentire degli esseri mortali.       

Un volta, ci mostrò dove sarebbe andato dopo la morte. C’era un piccolo punto vicino alla protuberanza dell’Orsa Maggiore che sembrava libero. Quella era la sua destinazione. Ora lì c’è un luccichio.

 

 

La morale della storia

 

Oggi ci guardiamo intorno, e vediamo troppe inutili distruzioni. Un po’ ovunque nel mondo, le foreste vengono cancellate. I fiumi sono malati e moribondi. Sulle immense città, il cielo è grigio. L’aria puzza. Il selciato copre i prati dove dovrebbero invece crescere fiori. Le montagne vengono messe continuamente sottosopra. I fiumi sono deviati dal loro corso naturale e l’acqua è terribilmente inquinata. La terra è trivellata e il suo cuore, le sue viscere e il suo sangue usati come proprietà privata per il profitto privato.

C’è un immenso vuoto dove dovrebbe esserci la connessione spirituale tra gli esseri e la Natura – quel cordone ombelicale che ereditiamo molto tempo prima della nostra nascita, e che eravamo educati a nutrire e proteggere per garantire l’esistenza delle nostre nazioni. Ma sembra che ora troppi pensino che la Natura sia un elemento di cui essi non si considerano parte. Costoro, come il vecchio Coyote Jamol, pensano che la Natura, la vita, debbano essere sottomesse, sfidate, conquistate, cambiate per fare qualcosa di meglio.

La storia ci ha fatto conoscere molte battaglie e molte guerre. In quest’epoca, possiamo sfogliare all’indietro le pagine del tempo, come facciamo quando cambiamo i canali della televisione. Sì, ci sono state guerre terribili. Sì, ci sono state molte distruzioni. Sì, guerre hanno coinvolto tutto il mondo. Ma quei conflitti riguardavano la supremazia umana – quale re o quale entità governativa avrebbero guidato le masse e controllato la generosità della terra. Chi avrebbe esercitato il suo dominio sul popolo e controllato la ricchezza. Chi avrebbe liberato i suoi contorti sogni per lasciare, spinto dalla vanità, un’impronta indelebile su un dato momento storico.

In questi conflitti, Madre Terra è stata trattata come una schiava. Doveva produrre i materiali di cui c’era bisogno per continuare la conflagrazione. Doveva produrre l’acqua per gli assetati battaglioni. Doveva produrre il cibo per alimentare gli eserciti che marciavano. Doveva fornire la medicina per guarire i feriti. Doveva fornire il bottino che era il coronamento della vittoria.

Viviamo tempi nuovi. Ora, l’intera terra è minacciata di estinzione. Non è più accettabile, per gli esseri umani, lottare per arrivare al vertice supremo delle differenti società della terra; da questo momento in poi, occorre ingaggiare una battaglia, una intensa battaglia, ma stavolta per la salvezza della terra stessa. Stavolta, per vedere se ci sarà rimasta o no soltanto una “luna”, dopo che tutti i prodotti saranno stati utilizzati, dopo che le cose saranno peggiorate e dopo che la vanità ci avrà condotto in un vicolo cieco.

Sì, la storia di mio nonno era solo una vecchia storia indiana. Ma era una storia che ha resistito, e conserva ancora un suo senso e un suo grande interesse. La luna c’è – e c’è anche Mis Misa. Nemmeno una volta mi sono imbattuto in un riferimento alla potenza simbolica dimorante in quella sacra montagna da parte dei “costruzionisti” e dei “progressisti” che delineano il futuro dello Akoo-Yet. Questi “costruzionisti” vedono lo Akoo-Yet come pezzo di un prezioso bene immobile. Non riescono a vedere il suo valore sacro. Per quante stagioni ancora questi errori potranno essere perdonati dalla Natura?

I miei pensieri mi portano a passeggiare tra le stelle ogni mattina, quando si nota quel chiarore argenteo appena prima dell’alba: lok-mhe. Nelle mie orecchie risuonano le preoccupate parole del nonno: “Quando ero bambino, molto tempo fa, mia nonna mi disse che ci fu una guerra, una grande guerra tra il popolo – una guerra tra quanti la pensavano diversamente. Una guerra terribile. Quella guerra consumò la luna. Quando la luna prese fuoco, non c’era abbastanza acqua per spegnerlo e la luna fu tutta consumata”.

Alzo lo sguardo verso la luna e sono preoccupato. Lo abbasso verso la terra e vedo grandi aziende che hanno nell’avarizia e nel profitto le loro sole ragioni di esistenza. Vedo ovunque nel mondo bambini che piangono e hanno fame. Vedo che la terra di mia nonna e di mio nonno viene sfruttata.

Sì, c’è insensibilità nel modo in cui gli uomini hanno fatto un cattivo uso del mondo. Sì, a questa irresponsabilità dobbiamo opporre un atteggiamento orientato in senso ecologista. Sì, i bambini hanno diritto di vivere nel rispetto e nell’armonia. Sì, le nonne e i nonni hanno pieno diritto alla pace e alla protezione. Sì, noi, che siamo esperti e capaci, abbiamo un assoluto dovere di difendere i nostri cari nel loro viaggio terreno.

Sì, ci sarà ancora una terribile e grande “guerra”. Ci deve essere; una guerra per il primo, argenteo chiarore dell’alba, che appartiene allo stesso modo a tutti. Non dobbiamo rifiutare a nessuno questo panorama – specialmente a quelli che siamo, col nostro spirito, tenuti a proteggere per sempre. Non abbiamo paura. Oltre all’alba del giorno e all’energia della potenza che fa girare la terra intorno al sole, abbiamo Mis Misa.