Boom e crisi economiche orchestrate dalle banche centrali
di Pieraldo Frattini - 14/09/2005
Fonte: www.disinformazione.it
Boom e crisi economiche orchestrate dalle banche centrali
Pieraldo Frattini
I problemi che gravano sull’economia mondiale si sono accumulati da quando con gli accordi di Bretton Woods del 1971 è stato sostituito il sistema monetario basato sullo standard dell’oro in favore di quello fondato sullo standard del dollaro. Gli Stati Uniti hanno particolarmente beneficiato di questa operazione in quanto hanno potuto “giocare” con carte truccate rispetto agli altri paesi potendo distribuire dollari, prodotti a piacimento e non più in proporzione alle loro riserve di oro, per acquistare beni dagli altri paesi. Oggi il deficit Americano è di 60 milioni di dollari l’ora o, se preferite, di un milione di dollari al minuto oppure di mezzo trilione di dollari all’anno. Questa è la somma con la quale annualmente gli USA stanno finanziando le economie del globo. Questo è anche l’incremento annuo del debito statunitense verso i paesi esteri che coincide all’aumento della massa monetaria globale (le riserve internazionali).
Con lo standard aureo questa straordinario incremento globale di liquidità sarebbe stato impossibile a causa della presenza di meccanismi di regolazione automatici. Per esempio, se l’Inghilterra avesse avuto un deficit commerciale persistente con la Francia , l’oro inglese sarebbe finito nei forzieri francesi. Con questo oro la Francia avrebbe potuto proporzionalmente espandere la sua base monetaria in modo da stimolare una crescita economica, inevitabilmente seguita dall’inflazione. L’opposto sarebbe avvenuto in Inghilterra; essa avrebbe perso parte del suo oro per cui la sua base monetaria si sarebbe ridotta provocando una contrazione del credito disponibile a cui avrebbe fatto seguito una recessione e, di conseguenza, una discesa dei prezzi. Dopo alcuni anni, a causa dei prezzi crescenti in Francia e calanti in Inghilterra, la Francia avrebbe iniziato a comprare più beni inglesi, mentre gli inglesi sarebbero stati indotti ad acquistare un numero minore di merci francesi, cosicché la bilancia commerciale sarebbe ritornata in equilibrio.
Questo era il modo in cui, dall’inizio della formazione degli stati-nazione fino al 1971, funzionavano gli scambi commerciali. Da questa data in poi gli scompensi commerciali non dovettero più essere regolati in oro, ma solo finanziati stampando titoli di debito. Di conseguenza i deficit esplosero e con loro la più grande euforia finanziaria globale della storia. Dal grafico soprastante si nota che fino al 1971 le riserve internazionali sono cresciute correttamente in modo proporzionale all’incremento del prodotto interno lordo in modo tale che l’inflazione non costituisse una minaccia; dal 1971 la crescita delle riserve è stata esponenziale e l’inflazione reale è diventata incontrollabile sebbene quella ufficiale, abilmente manipolata, sia molto bassa. Per gli USA sarebbe stato impossibile accumulare il deficit commerciale attuale quando era in vigore lo standard aureo poiché avrebbero esaurito le loro riserve d’oro causando una contrazione del credito disponibile ed una inevitabile recessione. Secondo il Fondo Monetario Internazionale il valore delle riserve auree statunitensi è di 83,3 miliardi di dollari; nel solo 2001 il deficit commerciale con la sola Cina era di 83 miliardi di dollari per cui, con lo standard aureo in vigore tutto l’oro americano sarebbe andato nelle mani dei cinesi, portando di conseguenza a zero la base monetaria americana. Grazie al sistema attuale gli USA possono pagare i loro debiti commerciali emettendo, al costo della stampa, strumenti di debito, per lo più titoli di stato ed obbligazioni. Attualmente gli americani hanno un debito netto con il resto del mondo di circa 3 trilioni di dollari, circa il 30% del loro prodotto interno. Il problema creato dall’aumento del debito è che i creditori ad un certo punto mettono in dubbio la solvibilità del debitore ed iniziano a richiedere il pagamento dei debiti. Gli stranieri possiedono oltre il 40% del debito del Governo statunitense, quasi il 30% di quello delle aziende americane ed oltre il 15% delle azioni quotate. I consumatori americani sono indebitati come non è mai accaduto prima, le aziende pure; quale settore dell’economia può pagare 500-600 miliardi di debiti ogni anno fino a quando persiste l’attuale deficit commerciale? Gli americani importano molto perchè il resto del mondo, grazie ad una mano d’opera a basso costo, produce beni più economici di quelli americani.
Esiste una relazione tra la nascita delle bolle speculative e la fine dello standard dell’oro.
All’inizio degli anni ’80 gli USA iniziarono ad acquistare beni dai paesi esteri in modo molto superiore di quanto facessero questi ultimi; in questo modo le economie di questi paesi accumulando i dollari derivanti dalle esportazioni iniziarono a crescere a ritmi sempre più sostenuti. Le riserve in dollari del Giappone schizzarono da 3 ad 84 miliardi tra il 1968 ed il 1989, quelle della Tailandia da 2 a 38 miliardi tra il 1984 ed il 1996. In ogni paese in cui si espandevano le riserve avveniva un “miracolo economico”, almeno per un po’ di tempo. Queste economie esplosero per due ragioni: la prima e la più ovvia era che le loro esportazioni procuravano alti profitti e occupavano molti lavoratori. La seconda causa, quella responsabile del “miracolo” e generalmente poco compresa era la seguente: quando i paesi esportatori portavano nel loro paese i dollari, questi, entrando nel sistema bancario aumentavano la massa monetaria circolante creando un’esplosione di nuovo credito disponibile. In Tailandia ad esempio, dal 1986 al 1996 la crescita annua dei prestiti fu del 30%. In una economia chiusa ai capitali esteri tale crescita sarebbe stata impossibile perché le banche avrebbero finito presto i soldi da prestare e l’economia avrebbe rallentato in fretta. Grazie al flusso inarrestabile di capitali esteri invece i prestiti divennero senza fine, ogni impresa aveva facile accesso al credito; ciò portò ad un eccesso di investimenti ed alla successiva crisi. L’effetto sull’economia dell’arrivo di questi dollari era lo stesso di quello che avrebbe procurato l’iniezione di nuova moneta nel sistema finanziario da parte della banca centrale di quel paese, infatti i depositi entrando nel sistema vengono poi prestati dalle banche più volte poiché ad esse viene richiesto di tenere in cassaforte solo una frazione del credito come riserva. E’ facile capire dunque perché nel 1990 in Tailandia si era formata una enorme bolla speculativa sul mercato immobiliare tanto che ogni porzione di terreno era aumentata dalle 4 alle 10 volte il suo valore iniziale. Sorsero migliaia di nuovi edifici, le imprese di costruzioni aumentarono i loro progetti, i profitti aziendali schizzarono verso l’alto insieme al mercato azionario. Lo stesso processo si ebbe in tutti i paesi che accumularono ampie riserve di dollari: in Giappone negli anni ’80, nei paesi asiatici negli anni ’90. In Cina sta avvenendo ora.
Tutti miracoli fondati sulla sabbia finiscono e le bolle si sgonfiano lasciando dietro di loro due seri problemi: crisi bancarie che obbligano i governi ad indebitarsi per saldare i creditori e un eccesso di produzione di beni e/o insostenibili prezzi azionari. Le banche falliscono perché la discesa dei prezzi degli assett finanziari e quella dei beni rende impossibile il pagamento dei debiti contratti nella fase di boom. Durante l’epoca dello standard aureo le crisi bancarie erano inesistenti; dal 1971 invece avvengono sempre più frequentemente. Il problema lasciato invece dall’eccesso di capacità produttiva è la deflazione, la diminuzione cioè della massa monetaria in circolazione. Il Giappone, Hong Kong e Taiwan stanno soffrendo questo male. Il resto dei paesi asiatici l’ha evitato svalutando drasticamente la moneta esportandolo all’estero. La bolla speculative attualmente presente sui mercati americani è imputabile anch’essa agli investimenti provenienti dall’estero. Alla fine degli anni ’90 infatti il surplus commerciale dei partner commerciali degli USA raggiunse i 400 miliardi di dollari e, visto che questi dollari non poterono più essere convogliati nell’acquisto di nuovi titoli di stato americani ( in quanto gli Usa, grazie a due anni di surplus del loro budget governativo poterono evitare di emettere nuovi debiti per finanziare le spese) essi acquistarono obbligazioni societarie e immobili dando il via alla nascita di una serie di bolle speculative gigantesche: quella sul mercato immobiliare, obbligazionario ed azionario. Non è una coincidenza il fatto che il picco massimo raggiunto dai mercati USA nel 2000 avvenne in un momento in cui nessun nuovo titolo di stato statunitense veniva emesso rendendo impossibile l’assorbimento dei dollari facenti parte del surplus accumulato dai partner commerciali degli Stati Uniti ed invece stimolando l’acquisto sfrenato di altri strumenti di investimento. Attualmente gli americani acquistano beni in Asia, gli asiatici usano i dollari ricevuti per comprare azioni, obbligazioni e immobili statunitensi. E’ possibile che questo scambio si protragga per molto tempo ancora? Gli USA non possono aumentare i loro debiti al ritmo annuo del 5% del loro prodotto interno lordo e neppure il governo può sostenere un deficit annuo di 500 miliardi di dollari all’infinito. La situazione può certo protrarsi ma ad un prezzo alto: il deficit commerciale americano è il responsabile dell’esplosione del credito a livello mondiale il quale ha creato una serie di bolle e squilibri la cui fine sarà dolorosa ed inevitabile. E’ solo questione di tempo prima dello scoppio di una grave crisi. La discesa del dollaro sarà inevitabile fino a che il deficit statunitense non raggiungerà un livello di equilibrio. Questa correzione avrà un impatto devastante sull’economia globale perché il motore dell’economia mondiale sono le sole esportazioni americane. Questa crisi, causata dall’eccessiva quantità di liquidità non può essere curata con la stessa causa che l’ha generata, cioè creando nuova liquidità come i banchieri centrali stanno facendo. Essi hanno in mano dal 1971 le leve del funzionamento dell’economia; possono decidere in quale paese creare un boom in modo da arricchirsi sia durante la fase di crescita sia durante quella delle successiva di crisi. Questo meccanismo, tenuto abilmente sconosciuto alla gente, è la causa di tutti i loro problemi economici.
Boom e crisi economiche orchestrate dalle banche centrali
Pieraldo Frattini
I problemi che gravano sull’economia mondiale si sono accumulati da quando con gli accordi di Bretton Woods del 1971 è stato sostituito il sistema monetario basato sullo standard dell’oro in favore di quello fondato sullo standard del dollaro. Gli Stati Uniti hanno particolarmente beneficiato di questa operazione in quanto hanno potuto “giocare” con carte truccate rispetto agli altri paesi potendo distribuire dollari, prodotti a piacimento e non più in proporzione alle loro riserve di oro, per acquistare beni dagli altri paesi. Oggi il deficit Americano è di 60 milioni di dollari l’ora o, se preferite, di un milione di dollari al minuto oppure di mezzo trilione di dollari all’anno. Questa è la somma con la quale annualmente gli USA stanno finanziando le economie del globo. Questo è anche l’incremento annuo del debito statunitense verso i paesi esteri che coincide all’aumento della massa monetaria globale (le riserve internazionali).
Con lo standard aureo questa straordinario incremento globale di liquidità sarebbe stato impossibile a causa della presenza di meccanismi di regolazione automatici. Per esempio, se l’Inghilterra avesse avuto un deficit commerciale persistente con la Francia , l’oro inglese sarebbe finito nei forzieri francesi. Con questo oro la Francia avrebbe potuto proporzionalmente espandere la sua base monetaria in modo da stimolare una crescita economica, inevitabilmente seguita dall’inflazione. L’opposto sarebbe avvenuto in Inghilterra; essa avrebbe perso parte del suo oro per cui la sua base monetaria si sarebbe ridotta provocando una contrazione del credito disponibile a cui avrebbe fatto seguito una recessione e, di conseguenza, una discesa dei prezzi. Dopo alcuni anni, a causa dei prezzi crescenti in Francia e calanti in Inghilterra, la Francia avrebbe iniziato a comprare più beni inglesi, mentre gli inglesi sarebbero stati indotti ad acquistare un numero minore di merci francesi, cosicché la bilancia commerciale sarebbe ritornata in equilibrio.
Questo era il modo in cui, dall’inizio della formazione degli stati-nazione fino al 1971, funzionavano gli scambi commerciali. Da questa data in poi gli scompensi commerciali non dovettero più essere regolati in oro, ma solo finanziati stampando titoli di debito. Di conseguenza i deficit esplosero e con loro la più grande euforia finanziaria globale della storia. Dal grafico soprastante si nota che fino al 1971 le riserve internazionali sono cresciute correttamente in modo proporzionale all’incremento del prodotto interno lordo in modo tale che l’inflazione non costituisse una minaccia; dal 1971 la crescita delle riserve è stata esponenziale e l’inflazione reale è diventata incontrollabile sebbene quella ufficiale, abilmente manipolata, sia molto bassa. Per gli USA sarebbe stato impossibile accumulare il deficit commerciale attuale quando era in vigore lo standard aureo poiché avrebbero esaurito le loro riserve d’oro causando una contrazione del credito disponibile ed una inevitabile recessione. Secondo il Fondo Monetario Internazionale il valore delle riserve auree statunitensi è di 83,3 miliardi di dollari; nel solo 2001 il deficit commerciale con la sola Cina era di 83 miliardi di dollari per cui, con lo standard aureo in vigore tutto l’oro americano sarebbe andato nelle mani dei cinesi, portando di conseguenza a zero la base monetaria americana. Grazie al sistema attuale gli USA possono pagare i loro debiti commerciali emettendo, al costo della stampa, strumenti di debito, per lo più titoli di stato ed obbligazioni. Attualmente gli americani hanno un debito netto con il resto del mondo di circa 3 trilioni di dollari, circa il 30% del loro prodotto interno. Il problema creato dall’aumento del debito è che i creditori ad un certo punto mettono in dubbio la solvibilità del debitore ed iniziano a richiedere il pagamento dei debiti. Gli stranieri possiedono oltre il 40% del debito del Governo statunitense, quasi il 30% di quello delle aziende americane ed oltre il 15% delle azioni quotate. I consumatori americani sono indebitati come non è mai accaduto prima, le aziende pure; quale settore dell’economia può pagare 500-600 miliardi di debiti ogni anno fino a quando persiste l’attuale deficit commerciale? Gli americani importano molto perchè il resto del mondo, grazie ad una mano d’opera a basso costo, produce beni più economici di quelli americani.
Esiste una relazione tra la nascita delle bolle speculative e la fine dello standard dell’oro.
All’inizio degli anni ’80 gli USA iniziarono ad acquistare beni dai paesi esteri in modo molto superiore di quanto facessero questi ultimi; in questo modo le economie di questi paesi accumulando i dollari derivanti dalle esportazioni iniziarono a crescere a ritmi sempre più sostenuti. Le riserve in dollari del Giappone schizzarono da 3 ad 84 miliardi tra il 1968 ed il 1989, quelle della Tailandia da 2 a 38 miliardi tra il 1984 ed il 1996. In ogni paese in cui si espandevano le riserve avveniva un “miracolo economico”, almeno per un po’ di tempo. Queste economie esplosero per due ragioni: la prima e la più ovvia era che le loro esportazioni procuravano alti profitti e occupavano molti lavoratori. La seconda causa, quella responsabile del “miracolo” e generalmente poco compresa era la seguente: quando i paesi esportatori portavano nel loro paese i dollari, questi, entrando nel sistema bancario aumentavano la massa monetaria circolante creando un’esplosione di nuovo credito disponibile. In Tailandia ad esempio, dal 1986 al 1996 la crescita annua dei prestiti fu del 30%. In una economia chiusa ai capitali esteri tale crescita sarebbe stata impossibile perché le banche avrebbero finito presto i soldi da prestare e l’economia avrebbe rallentato in fretta. Grazie al flusso inarrestabile di capitali esteri invece i prestiti divennero senza fine, ogni impresa aveva facile accesso al credito; ciò portò ad un eccesso di investimenti ed alla successiva crisi. L’effetto sull’economia dell’arrivo di questi dollari era lo stesso di quello che avrebbe procurato l’iniezione di nuova moneta nel sistema finanziario da parte della banca centrale di quel paese, infatti i depositi entrando nel sistema vengono poi prestati dalle banche più volte poiché ad esse viene richiesto di tenere in cassaforte solo una frazione del credito come riserva. E’ facile capire dunque perché nel 1990 in Tailandia si era formata una enorme bolla speculativa sul mercato immobiliare tanto che ogni porzione di terreno era aumentata dalle 4 alle 10 volte il suo valore iniziale. Sorsero migliaia di nuovi edifici, le imprese di costruzioni aumentarono i loro progetti, i profitti aziendali schizzarono verso l’alto insieme al mercato azionario. Lo stesso processo si ebbe in tutti i paesi che accumularono ampie riserve di dollari: in Giappone negli anni ’80, nei paesi asiatici negli anni ’90. In Cina sta avvenendo ora.
Tutti miracoli fondati sulla sabbia finiscono e le bolle si sgonfiano lasciando dietro di loro due seri problemi: crisi bancarie che obbligano i governi ad indebitarsi per saldare i creditori e un eccesso di produzione di beni e/o insostenibili prezzi azionari. Le banche falliscono perché la discesa dei prezzi degli assett finanziari e quella dei beni rende impossibile il pagamento dei debiti contratti nella fase di boom. Durante l’epoca dello standard aureo le crisi bancarie erano inesistenti; dal 1971 invece avvengono sempre più frequentemente. Il problema lasciato invece dall’eccesso di capacità produttiva è la deflazione, la diminuzione cioè della massa monetaria in circolazione. Il Giappone, Hong Kong e Taiwan stanno soffrendo questo male. Il resto dei paesi asiatici l’ha evitato svalutando drasticamente la moneta esportandolo all’estero. La bolla speculative attualmente presente sui mercati americani è imputabile anch’essa agli investimenti provenienti dall’estero. Alla fine degli anni ’90 infatti il surplus commerciale dei partner commerciali degli USA raggiunse i 400 miliardi di dollari e, visto che questi dollari non poterono più essere convogliati nell’acquisto di nuovi titoli di stato americani ( in quanto gli Usa, grazie a due anni di surplus del loro budget governativo poterono evitare di emettere nuovi debiti per finanziare le spese) essi acquistarono obbligazioni societarie e immobili dando il via alla nascita di una serie di bolle speculative gigantesche: quella sul mercato immobiliare, obbligazionario ed azionario. Non è una coincidenza il fatto che il picco massimo raggiunto dai mercati USA nel 2000 avvenne in un momento in cui nessun nuovo titolo di stato statunitense veniva emesso rendendo impossibile l’assorbimento dei dollari facenti parte del surplus accumulato dai partner commerciali degli Stati Uniti ed invece stimolando l’acquisto sfrenato di altri strumenti di investimento. Attualmente gli americani acquistano beni in Asia, gli asiatici usano i dollari ricevuti per comprare azioni, obbligazioni e immobili statunitensi. E’ possibile che questo scambio si protragga per molto tempo ancora? Gli USA non possono aumentare i loro debiti al ritmo annuo del 5% del loro prodotto interno lordo e neppure il governo può sostenere un deficit annuo di 500 miliardi di dollari all’infinito. La situazione può certo protrarsi ma ad un prezzo alto: il deficit commerciale americano è il responsabile dell’esplosione del credito a livello mondiale il quale ha creato una serie di bolle e squilibri la cui fine sarà dolorosa ed inevitabile. E’ solo questione di tempo prima dello scoppio di una grave crisi. La discesa del dollaro sarà inevitabile fino a che il deficit statunitense non raggiungerà un livello di equilibrio. Questa correzione avrà un impatto devastante sull’economia globale perché il motore dell’economia mondiale sono le sole esportazioni americane. Questa crisi, causata dall’eccessiva quantità di liquidità non può essere curata con la stessa causa che l’ha generata, cioè creando nuova liquidità come i banchieri centrali stanno facendo. Essi hanno in mano dal 1971 le leve del funzionamento dell’economia; possono decidere in quale paese creare un boom in modo da arricchirsi sia durante la fase di crescita sia durante quella delle successiva di crisi. Questo meccanismo, tenuto abilmente sconosciuto alla gente, è la causa di tutti i loro problemi economici.