Le guerre degli altri e i diritti calpestati
di Massimo Fini - 04/11/2007
LEI continua a parlare di
aggressione degli Stati Uniti
alla Serbia. Ma quale
aggressione! Se l’è
dimenticata la sanguinosa
guerra di Bosnia che, senza
l’intervento americano,
avrebbe potuto arrivare fino
a noi. Grazie USA!
Mimma Marchion, Pesaro
QUANDO PARLO di aggressione Usa
non mi riferisco tanto e solo
all’intervento degli americani, peraltro
spinti dagli europei, nella guerra di Bosnia
dove ribaltarono il verdetto del campo di
battaglia, ma all’attacco del 1999 a
Belgrado, con l’Italia di D’Alema a fare da
‘palo’, per la questione del Kosovo, allorché fu
calpestato il principio di diritto
internazionale, fino ad allora mai messo in
discussione, della non ingerenza negli affari
interni di uno Stato sovrano. In Serbia si
trovavano di fronte a due ragioni: quella
dell’indipendentismo degli albanesi kosovari,
divenuti maggioranza, che si esprimeva nelle
forme della guerriglia ma anche, come ogni
lotta partigiana, del terrorismo, e quella dei
serbi di difendere un territorio che era, da
secoli, storicamente e giuridicamente loro, che
era anzi considerato ‘la culla della Nazione
serba’ . Poniamo che fra 50 anni in Piemonte
ci sia una maggioranza di islamici e che
costoro pretendono l’indipendenza di quella
regione. Qualcuno dubiterebbe del diritto
dell’Italia di difendere, con le armi, la propria
integrità territoriale? Certamente no, perché
un territorio non appartiene solo a chi ci vive
e abita in quel momento, ma alle generazioni
che lo hanno abitato, vissuto, lavorato nel
passato, e reso quello che è. Così era ed è, per
il Kosovo. E la guerra alla Serbia oltre che
illegittima è stata, come ho detto una volta a
‘Ballarò’ al presidente D’Alema, una guerra
cogliona perché ha favorito, nei Balcani,
quella componente musulmana che oggi
suscita tante isterie ‘Fallaci style’.