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Inflazione: 400 euro l'anno in più a famiglia

di Sabrina Lauricella - 04/11/2007

 

Inflazione: 400 euro l'anno in più a famiglia


I recenti rincari alimentari e tariffari costeranno ad ogni famiglia circa 400 euro in più all’anno. A fare i conti, sommando agli aumenti dei prezzi di agosto e settembre certificati ieri dall’Istat sono state ancora una volta le associazioni dei consumatori. “Una vera e propria stangata”, hanno commentato Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori, evidenziando le sorprendenti percentuali di aumento confermate ieri dall’istituto guidato da Luigi Biggeri, come il 10% del pane, il 6,5% della pasta, il 5,3% del latte, il 7,3% del pollame e il 5,4% della frutta. Rincari che, uniti ad altri altrettanto importanti come i trasporti e i carburanti, hanno fatto salire la stima sull’inflazione di ottobre a +0,4% rispetto a settembre e a +2,1% rispetto ad ottobre 2006.
Sono gli stessi analisti di via Cesare Balbo a sottolineare che gli incrementi tendenziali più elevati sono stati registrati nei capitoli Prodotti alimentari e bevande analcoliche e Trasporti, entrambi cresciuti del 3,4%, cui si sono aggiunti i Servizi ricettivi e di ristorazione (+2,9%) e i Mobili, articoli e servizi per la casa (+2,7%). In calo, invece, i prezzi delle settore Comunicazioni (-9,9 %) nel quale, però, a scendere sono i costi dei servizi tradizionali (come le interurbane o le urbane) mentre salgono i servizi (sms e mms) o le telefonate da cellulare.
Anche per gli aumenti congiunturali, gli aumenti più significativi sono stati registrati nei capitoli Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+0,8%), cui si sono aggiunge altre importanti voci, tra cui Abitazione, acqua, elettricità e combustibili ed Istruzione (entrambi +0,7%), solo parzialmente colmati dalle variazioni nulle dei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi e Mobili, articoli e servizi per la casa o negative nei capitoli Comunicazioni (-0,8%) e Servizi sanitari e spese per la salute (-0,2%). Un’ulteriore conferma dell’accelerazione dei prezzi è arrivata dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), calcolato considerando le riduzioni temporanee dei prezzi come sconti, saldi o vendite promozionali. Quest’indice ha registrato nel mese di ottobre un incremento anche più alto e pari allo 0,8% congiunturale e al 2,3% tendenziale.
Una “forte ripresa” del costo della vita è stata registrata anche dall’Isae: i dati preliminari sull’andamento dei prezzi, depurati dagli effetti stagionali, hanno evidenziato negli ultimi tre mesi la crescita più elevata degli ultimi quattro anni (+2,6% in termini annualizzati). Per l’Istituto di Piazza Indipendenza, peraltro, l’analisi dei dati lascia presagire “nei mesi finali dell’anno la dinamica tendenziale potrebbe registrare un nuovo aumento” perché le “forti tensioni inflazionistiche” sono emerse anche al netto degli effetti stagionali, con una accelerazione del ritmo di crescita dei prezzi, passato dal 2% di settembre al 2,6% di ottobre.
Ulteriore motivo di preoccupazione per i cittadini sono poi le dichiarazioni di Federalimentari, Confeser-centi, Confcommercio e dello stesso governo. Per la prima, infatti, le tensioni sono legate “alle quotazioni internazionali di alcune materie prime agricole”, impennatesi per l’associazione negli ultimi mesi del 2007, con la conseguenza di spingere al rialzo i prezzi alla produzione di alcuni comparti. Un incremento che secondo Federalimentari non si è “ancora riversata sui corrispondenti prezzi al consumo”. Per compensare questi rincari, per l’associazione, c’è solo una via: “un corretto riequilibrio nei rapporti di filiera”. Non tanto diversa la posizione della Confesercenti che ha ricordato tra le cause anche il forte balzo delle tariffe locali (tra il 4% e il 10%) e dei carburanti, invitando il governo a ridurre le accise, a frenare la corsa inarrestabile delle tariffe locali, a rivedere meccanismi distorsivi come le quote latte e a premere sulla Bce affinché non faccia una politica restrittiva. Inviti che, purtroppo, rischiano di cadere nel vuoto.
Il governo, infatti, come ha sottolineato ieri il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Paolo De Castro, ritiene che ci sia “una forte tensione” sulle materie prime agricole a livello internazionale e per questo “continuerà a vigilare”.
Nonostante ciò, ritiene anche che si debbano “frenare gli ingiustificati allarmismi di aumenti generalizzati dei prezzi nel comparto agroalimentare”, guardando “ai segnali positivi” come l’accordo siglato con la Gdo per il mantenimento dei prezzi fino al 31 dicembre. Una lettura della situazione ovviamente condivisa dalla Confcommercio, che ritiene che il dato di ottobre non “autorizza una lettura allarmistica” di una situazione che non riguarda solo l’Italia.
Vano rischia di essere infine l’invito dei consumatori affinché l’esecutivo intervenga “immediatamente, attraverso un’attività di controllo a tappeto dei prezzi”, agevoli le vendite dirette produttore-consumatore e avvii “una intensa campagna di lotta alle speculazioni”: il ministro De Castro ha dichiarato che il governo “ha già attivato tutti gli strumenti utili per aumentare la vigilanza sui prezzi dei generi di largo consumo e per combattere eventuali fenomeni distorsivi del mercato, a tutela dei consumatori e delle stesse aziende” grazie il piano antispeculazione attuato con il Ministro Bersani.
Sarà, eppure i prezzi continuano a salire e secondo l’Isae lo faranno ancora nei prossimi mesi.