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Giustizia, un sistema allo sbando

di Andrea Marcon - 06/11/2007

       

 

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Le recenti vicende giudiziarie che hanno visto protagonisti i pm Luigi De Magistris e Clementina Forleo hanno riacceso lo scontro tra i difensori “dell’indipendenza della magistratura” e coloro “che paventano l’ennesima ondata giustizialista” da parte di magistrati che mirerebbero a sostituirsi al potere politico. Sono quindici anni, dall’epoca di Mani Pulite, che assistiamo a questo penoso teatrino. Come Movimento Zero ci rifiutiamo di schierarci con una delle due fazioni, a fianco di un Mastella da una parte o di un Flores D’Arcais dall’altra. Noi ci schieriamo solo dalla parte della legalità.
Perché siamo per il rispetto delle leggi e per la difesa del principio che a tali leggi sono soggetti tutti i cittadini, a partire da quei politici o protagonisti dell’establishment economico-finanziario che per sé vorrebbero una sorta d’impunità, e che in tutti questi anni hanno costruito leggi ad hoc per assicurarsela. Tuttavia riteniamo che il problema della Giustizia non si presti a polemiche da stadio e a divisioni da cortile, e che sia ora di ricondurlo alla sua giusta dimensione, che è quella di cardine dello Stato. Qui non si tratta insomma di difendere un Di Pietro ieri o una Forleo oggi, ma di riaffermare principi basilari.
Noi non siamo solo per una giustizia severa ed imparziale, ma anche anonima. Ovvero perseguita dal potere giudiziario e non dal magistrato x o y. La personalizzazione delle inchieste, il rilievo attribuito dai media sanguisughe all’immagine di questo e quel pubblico ministero, ci ripugna. Ridurre i processi ad una sorta di scontro personale tra magistrato ed imputato è indegno di un Paese che si professa civile: tanto varrebbe tornare all’ordalia. E la colpa è innanzitutto dei media e della politica, che strumentalizzano e manipolano senza ritegno. Vedere le Forleo e i De Magistris difendere sé stessi e il proprio operato da Santoro non è solo avvilente: è il segno, l’ennesimo, che questa società pseudo progredita ha ormai tradito ed affossato tutti i presupposti sui quali è fondata. Non intendiamo, come hanno fatto altri, accusare i magistrati di protagonismo o biasimarli per la loro presenza in ambiti che esulano da quello proprio della loro funzione.
Se vanno da Santoro, insomma, è perché questo è il mezzo migliore, anzi ormai l’unico, per poter difendere il proprio operato dal potere politico. Se, i magistrati devono tradire il loro ruolo è perché questo Sistema, anche giudiziario, ha tradito i presupposti sui quali è fondato. Nel momento in cui anche la Giustizia è diventata un giochino sul quale imbastire gli scontri delle lobby politiche, un altro dei campi dove non esistono fatti e verità ma solo versioni di parte e punti di vista, non è più Giustizia. E’ solo un’altra di quelle gambe dal tavolo sulle quali la nostra società è seduta, e che ha masochisticamente provveduto a tagliare.