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Rumeni di qui, rumeni di la', siamo i rumeni di qualita

di Uriel - 06/11/2007

Mi sono chiesto spesso se ci fosse un modo per peggiorare l'immagine dell' Italia dopo il governo di Berlusconi. Ebbene, c'e': il governo Prodi.

Se Berlusconi ci aveva fatto fare una figura di merda con tutti i governi di quelle nazioni civicamente e culturalmente superiori all'Italia, oggi Prodi sta riuscendo in un'ardua impresa: renderci ridicoli anche con quelle nazioni che fino a ieri chiamavamo "terzo mondo".

Il primo catastrofico svarione internazionale (1) e' quello di chiamare a rapporto l'ambasciatore rumeno, se non addirittura il capo del governo rumeno, per quanto accaduto a Giovanna Reggiani.

Da quando gli ambasciatori dei paesi di origine e i primi ministri rispondono dei crimini dei loro migranti? Forse che l' Italia ha avuto l'ambasciatore richiamato (e il primo ministro a spasso per il mondo) ogni volta che negli anni 20 e 30 la mafia italiana imperversava negli USA?

Abbiamo avuto l'ambasciatore e il primo ministro in Germania ogni volta che un italiano faceva qualche porcheria?

Pochi mesi fa, un calabrese appartenente ad un clan della Ndrangheta ha commesso una strage a Duisburg. E' forse stato richiamato Prodi? Il governo tedesco ha forse preteso che Prodi rispondesse dell'operato della ndrangheta in Germania?

Questa di richiamare l'ambasciatore e addirittura il primo ministro rumeno per un delitto commesso da un immigrato e' una gaffe che da sola mostra la pochezza, l'incompetenza e la dilettantistica improvvisazione del governo Prodi in materia di politica internazionale: perche' una figura di merda sia davvero tale, non poteva mancare Massimo Spocchia D'Alema tra i figuranti.

Che cosa fara' l'ambasciatore di Romania quando Prodi gli chiedera' spiegazioni? Gli dira' "mettete in galera quel pezzo di merda e buttate pure via la chiave". Glielo dira' con altre parole, ne sono certo, ma il succo del discorso sara' questo.

E cosa dira' il primo ministro rumeno? Dira' "prendete pure quel bastardo e cacciatelo in galera, poi buttate via le chiavi, qui non lo piange nessuno di sicuro".

Dunque? L'unica cosa che emerge da tutto questo e' che in Italia non si e' saputo fare proprio questo: "prendere il bastardo, cacciarlo in galera e buttare via la chiave".

Ma questo e' un problema rumeno? Non mi risulta, anzi, si direbbe un problema italiano: in Romania per gli stessi crimini si finisce in carcere, e per molto. Hanno l' indulto in Romania? Non so, non mi sembra.

Cosa puo' farci l'ambasciatore rumeno se le pene in Romania sono cosi' dure che i criminali, scoraggiati , vengono in Italia perche' le pene sono piu' miti?

Dopotutto siamo tutti d'accordo (almeno a parole) sul fatto che certi crimini vadano puniti duramente.

Ma insistere sul merito non ha senso, perche' il metodo e' sbagliatissimo: intendiamo produrre a Roma un viavai di ambasciatori ogni volta che uno straniero commette un reato, per ogni nazione rappresentata da un gruppo di immigrati?

E, di contro, Prodi  intende venire chiamato a rispondere di ogni problema causato dai componenti delle numerosissime comunita' italiane all'estero?(2)

L'altro punto ove si manifestano in pieno il dilettantismo e l'improvvisazione delle misure e' la cosiddetta espulsione.

L'espulsione ha senso se si trasforma in una misura di allontanamento. Se io trovo un cane randagio a casa e non lo desidero in giardino, lo porto fuori dal cancello e chiudo il cancello.

Se il mio giardino non fosse recintato, la misura sarebbe inutile: allontanerei il cane sapendo che appena voltate le spalle tornerebbe.

Allo stesso modo, si vogliono rimpatriare i romeni. Bene: ma tornare in Italia dalla Romania costa circa 100 euri di autobus. E dopo?

Lo stato spendera' centinaia di euri tra processo ed aereo, per ottenere che con 100 euri di autobus gli espulsi saranno nuovamente qui dopo una settimana.

Esiste qualcosa che possa impedirlo? No, perche' la Romania e' entrata nell'area della UE che permette loro di muoversi verso l' Italia.

Ha senso, quindi espellere una persona senza disporre di alcun mezzo per impedire che torni? Ovviamente, no.

Infine, sarebbe ora di finirla con questa litania secondo la quale i delinquenti sarebbero tali perche' poveri e solo perche' poveri.

Se parliamo di reati contro il patrimonio, esiste una parvenza di correlazione tra crimine e poverta', nella misura in cui il disperato deve delinquere per vivere.

Questo pero' e' vero solo in una logica del tutto occidentale. In occidente il "povero" e' l'eccezione, o meglio vogliamo pensare che sia l'eccezione.

A questo punto, il problema e' che poiche' anche il crimine e' un'eccezione allora non facciamo fatica a pensare che un'eccezione derivi dall'altra.

Quello che dobbiamo capire e' che questo ragionamento suona assurdo in tanti altri paesi: esistono paesi al mondo ove lo stile di vita e' di gran lunga inferiore al nostro PER TUTTI.

Dovremmo notare una criminalita' immensa, eppure le cose non stanno cosi'. Del resto, in Italia abbiamo sette milioni di poveri. Dobbiamo pensare ad un tasso di criminalita' fatto da sette milioni di criminali?

Quando noi occidentali diciamo "sono delinquenti perche' sono poveri", stiamo dicendo qualcosa che ha senso per noi, ma perde senso quando si va fuori dalla grassa cultura occidentale: tutti gli altri si chiedono "ma perche' allora non siamo TUTTI delinquenti, visto che ricchi non siamo?".

Questo genere di retorica, molto in voga a sinistra, non trova facile comprensione in tutti quei paesi con un basso reddito pro-capite: esse vengno scambiate per scuse, banali scuse per non perseguire mai il crimine.

Nella stessa Romania ci sono ventidue milioni di persone, e il reddito procapite non e', per usare un eufemismo, altissimo. Ciononostante, il tasso di criminalita' e' paragonabile a quello di molte zone d' Italia: come si spiega questo, in confronto all'affermazione secondo la quale "la delinquenza nasce dalla poverta'"?

Anche questo approccio e' tipico di questa vicenda: quando si afferma che la delinquenza sia dovuta alla mancata accoglienza, o ad un rifiuto, si sta affermando che essa deriverebbe da condizioni al contorno. In realta' questo non e' mai stato dimostrato: svariate comunita' anche maltrattate non hanno mai sviluppato grosse tendenze al crimine.

La teoria secondo la quale il crimine sarebbe la conseguenza di un cattivo inserimento e' assurda: la piu' perseguitata minoranza d' Europa e' sicuramente quella degli ebrei; ne' si puo' dire che si siano fatti sforzi per "integrarli" o accoglierli. Stranamente, il tasso di criminali ebrei non e' quello che la teoria dell'integrazione farebbe supporre: e' strano come queste teorie funzionino solo "in alcuni casi", ovvero quelli scelti per applicare tale teoria.

Anche la scelta di teorie parascientifiche e parasociologiche di dubbia validita' e di inesistente spessore scientifico dovrebbe rappresentare soltanto una tremenda evidenza: l'approccio al problema del crimine tra le minoranze avviene per luoghi comuni, per improvvisazione e per dilettantismo.

Un capo di governo gentile ed educato probabilmente accettera' un dialogo con un Prodi che lo chiama per parlare dei suoi connazionali. Cosi' come un ambasciatore andra' a parlare con chi vuole discutere con lui. E' il loro lavoro.

Nessuno pero' vieta loro di scambiarsi, sull' ascensore del ritorno, la solita battuta di fine riunione: "che branco di coglioni che sono quelli' li'".



(1) C'e' d'Alema di mezzo. La figura di merda e' praticamente garantita.

(2) In Italia siamo convinti che i nostri emigrati siano stati dei santi. Stranamente, appena vai all'estero scopri che tutti gli altri non la pensano allo stesso modo.