Perché ai ragazzi piace tanto l’horror? Si va dall’inventarsi una festa gotica, Halloween, a girare un filmino sulla violenza, o addirittura sull’omicidio. Come quello del quindicenne danese che ha picchiato e ucciso un passante, filmando le fasi delle violenze e della morte, e diffondendole poi con lo stesso cellulare. La rappresentazione della violenza sembra ipnotizzare i giovanissimi, che la diffondono poi tra gli amici (ma anche gli sconosciuti, via web), come qualcosa di prezioso.
Questa trasmissione conturbante avviene con la stessa complicità con cui in tempi di proibizionismo sessuale gli adolescenti si passavano le immagini audaci che riuscivano a trovare in giro. E forse questo tratto ci aiuta a capire il perché della popolarità dell’orrore, e come mai gli adolescenti ne venerino le immagini, fino ad arrivare (a volte) a realizzarle essi stessi.
La società di oggi, infatti, non proibisce più quasi per nulla, fin dall’infanzia, il vecchio tabù, il sesso, che viene anzi minuziosamente spiegato, giustificato e rappresentato. Mentre per secoli l’infanzia e adolescenza era stata trattata, da parte degli adulti come l’età del mistero e del tabù sessuale, oggi si mostra, e si spiega subito, tutto il possibile, ed anche l’impossibile.
Il famoso manifesto della Regione Toscana del neonato con al polso il braccialetto con la scritta “homosexual”, mostra (anche) la strana fretta (in barba alla scienza che sa che sviluppo e orientamento sessuale sono invece graduali nell’essere umano), di svelare, e sistemare tutto subito, fin dalla nascita, quasi si volesse chiudere al più presto la questione.
Uno dei risultati di questo svelamento ansiosamente precoce, e spesso condotto su informazioni immaginarie e superficiali, è che il sesso è diventato, per i giovani, piuttosto noioso e poco interessante. Questa rubrica lo ha raccontato, coi dati statistici e di cronaca che illustrano la tendenza.
Questo stesso tempo, che ha sdoganato l’osservazione infantile della sessualità, contemporaneamente ha però proibito a bambini ed adolescenti di familiarizzarsi con un inquietante sentimento umano verso il quale prima gli adulti lasciavano loro (più o meno ipocritamente) via libera: la crudeltà. Un lato negativo, e problematico, della personalità umana, ma che ogni individuo ha in sé, fin da bambino, e nel quale deve appunto addestrarsi, per superarla.
Gli infiniti giochi infantili di tortura agli animali, le piccole torture o violenze con gli amici, i giochi crudeli e pericolosi, tutti quelli con le armi, e tantissimi altri spazi infantili ed adolescenziali, in parte tollerati o addirittura autorizzati, in parte segreti, servivano appunto a questa iniziazione alla crudeltà e alla violenza, decisiva nella formazione del maschio, ma presente anche nelle bambine.
Poi è arrivata la pedagogia politicamente corretta, l’animalismo pedagogico, con la sua fede nell’amore dei bimbi per gli animali e la sua rimozione verso il loro sadismo (anche vagamente scientifico: per vedere com’erano fatti). Solo pochi decenni dopo lo sviluppo della psicoanalisi, che dimostrò che per modificare le pulsioni umane distruttive bisogna prima conoscerle e consentire al bimbo di rappresentarsele, ha preso piede un buonismo pedagogico che, criminalizzando la violenza, sperava che sparisse.
E’ successo, naturalmente, il contrario. I ragazzini hanno smesso di tagliare le lucertole, ma hanno cominciato ad ammazzare i passanti. Filmando l’episodio, con lo stesso occhio indagatore, scientifico, col quale i loro padri seguivano le proprie tollerate efferatezze.

da “Il Mattino di Napoli”