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Alberta: corsa all'oro nero

di Cristina Falzone - 06/11/2007

 

Il piccolo Cesna si solleva al di sopra della pista; vira sull'ala ed il viaggiatore contempla un mantello ondulato di foresta verde, che attraversa un fiume dalle curve appena abbozzate. Visione fugace.Lo scenario cambia in modo brutale.

Ora gli alberi sono scomparsi, la terra è raschiata ed esibisce vaste superfici di suolo bruno e nudo, percorse dai bulldozers e dai camion, che avanzano piano, come al rallentatore.

Ecco un'immensa fabbrica: un groviglio di tubi e di cubi metallici da dove fuoriescono colonne di fumo che salgono alte nel cielo. Sul suolo arato sono sparpagliate qua e là delle grandi lastre gialle (depositi di zolfo), vasti laghi dalle tinte mordoré (bacini di ritenzione di acque inquinate), allineamenti di parallelepipedi bianchi (campi di lavoro), poi di nuovo la terra smossa, fabbriche, laghi sporchi. Da lontano si intravede la foresta ed altre macchie brune, come un cancro che guadagnerebbe terreno sulla selva.

"Questo luogo è esattamente come un'arancia, che si spreme e di cui si getta la scorza dietro di sé" , riassume Etienne White, il giovane pilota. Arrivato da qualche mese a Fort McMurray, località sperduta e capitale canadese delle sabbie bituminose, riassume la contraddizione del posto: "la gente viene qui perché guadagna bene la propria vita ed anche io. Ma questo sarà un problema per la prossima generazione, lo so"

Qui, è l'Arabia Saudita - scusa, l'Alberta. Una provincia dell'Ovest canadese che racchiude nel suo suolo 174 miliardi di barili di petrolio sotto forma di sabbie bituminose, cosa che fa del Canada la seconda riserva di petrolio mondiale, dietro gli emirati di Riad (260 miliadi di barili), davanti l'Iran (126), l'Iraq (115) ed il Koweit (90).

L'aumento del prezzo del petrolio ha trasformato la "zucca del nord" in "carrozza energetica". A 20 dollari il barile, scavare tonnellate di terra impregnate di bitume, separare l'idrocarburo appiccicoso dalla sabbia, con molte acqua ed energia, trasformare la mistura in petrolio, per mezzo di parecchi prodotti chimici, presentava un interesse economico limitato. A partire da 40 dollari è diventato un buon affare. E quando il barile oltrepassa i 70 dollari, ciò trasforma una massa immensa di foreste di cui nessuno si occuperebbe, all'infuori degli autoctoni, in una miniera d'oro in cui si precipita l'intero gotha petrolifero.

Per quelli che sono indifferenti agli alberi, ai castori ed alle alci, questa corsa all'oro nero è affascinante.

Ne è l'epicentro Fort McMurray, vecchia postazione di cacciatori di pelli trasformata in grosso borgo di cui la popolazione (80.000 abitanti) raddoppia ogni dieci anni. Le vicinanze della città sono un cantiere perpetuo dove le lottizzazioni respingono la foresta. La zona industriale potrebbe essere un salotto permanente di attrezzi per lavori pubblici. Sull'autostrada in corso di ampliamento, lunghi camion carichi di putrelle metalliche o di tronchi di alberi incrociano camionette e pick-up in un flusso incessante.

La mano d'opera qualificata non è mai stata tanto numerosa per scavare, costruire, trasformare e tutto il Canada si ritrova qui, specialmente quello proveniente dalle province povere dell'est del paese. Ciò non ostacola i senza tetto. Molti leggono sul giornale che c'è lavoro e tornano, dice Sylvia Thompson, la direttrice del rifugio dell' Esercito della salvezza . L'associazione caritatevole rifiuta gente tutte le sere. Ma, senza diploma, non c'è lavoro. Allora alcuni restano e si arrangiano tra la droga e l'alcool. Ci sono anche parecchie donne che si prostituiscono.

La maggioranza di quelli che lavorano nelle compagnie che sfruttano le sabbie vivono, invece, con dei buoni stipendi e si annoiano. Il fine settimana, nella città fangosa dove i pick-up costituiscono una buona metà del parco automobili, gli uomini, col cappellino girato in testa, vagano tra il casinò ed il centro commerciale dalle numerose bigiotterie, attendendo il principale avvenimento culturale presentato dal night- club Cowboys, un concorso di magliette bagnate.

" I ragazzi sono stanchi ", dice Lary Matychuk, un sindacalista: "vivono spesso in campi senza agi, i trasporti sono lunghi, sono quasi sempre lontani da casa e dalla loro famiglia". Ma i salari sono migliori che ovunque: 7.000 euro per un buon carpentiere che non conta le sue ore, per esempio. Di cosa realizzare i propri sogni: "presto andrò in pensione", dice Leo Legere, il capo della squadra di un'impresa di costruzione. "Potrò tornare a Nouveau-Brunswick e costruirmi uno yacht, la mia passione".

Il Pick up di Leo sfoggia una bandierina in cima ad un' asta alta due metri, come quasi tutti i pick up della città. E' per farsi vedere dai più grossi camion del mondo, quando va a lavorare nelle miniere di sabbia. I conducenti sono in cima, a vari metri di altezza, al volante di attrezzi capaci di caricare 400 tonnellate di terra. Uno spettacolo: i camion avanzano prudentemente sulle loro enormi ruote, più alte di un uomo di alta statura, dopo essere stati caricati da scavatrici grosse come palazzi di quattro piani.

Gli operatori principali, come Syncrude, Suncor, Shell, credevano già nella sabbia bituminosa, quando il corso del petrolio sfiorava il livello della terra ferma. Ora investono a braccio, raggiunti da nuove compagnie - Total, Cnrl, Petro-Canada - e dagli investitori come l'emirato di Abu Dabi.

Sono già state accordate concessioni su circa 50.000 Km 2 , un decimo della superficie della Francia. Tra il 1995 ed il 2010, secondo il governo dell'Alberta, le compagnie avranno investito l'equivalente di 100 miliardi di euro nello sfruttamento delle sabbie bituminose. La produzione, che oltrepassa oggi un milione di barili al giorno (1,2% della produzione mondiale di petrolio) potrebbe quadruplicare da qui al 2015. Si placherebbe una buona parte dell'insaziabile sete di petrolio del vicino americano.

Di fronte a questa pioggia di petrolio e di dollari che scombussola l'Alberta, un solo scoglio. Un enorme scoglio. L'ecologia. Le conseguenze di questo sviluppo sono tali che si può parlare di disastro ecologico di dimensioni mondiali. " Nella mia comunità di 1200 persone c'è un tasso allarmante di casi di cancro, molto più si quanto si possa trovare normalmente in una città di questa importanza", dice Georges Poitras, il rappresentante degli autoctoni, di Fort Chipewyan, a circa 300 km a nord di Fort Mc Murray.

Incriminata: l'acqua del fiume Athabasca, in cui le compagnie riversano effluenti depurati male.

La costituzione dei grandi laghi artificiali, in cui esse si sbarazzano dell'acqua inquinata ricavata dai processi industriali, è un altro problema. L'acqua è così tossica che vengono regolarmente tirati colpi di cannone per impedire che gli uccelli migratori ci si posino e ne muoiano." E' un problema che non ha soluzione", riconosce John McEachern, il direttore del Cema, un organismo paritario di studi dell'ambiente finanziato dall'industria.

La quantità d'acqua prelevata nell'Athabasca è un altro motivo d'inquietudine: c'è bisogno di circa tre barili d'acqua per produrre un barile di petrolio. A febbraio 2006, un ricercatore dell'università dell'Alberta, David Schindler, ha dato l'allarme nella rivista scientifica dell'Accademia delle scienze degli Stati Uniti: la congiunzione dello sviluppo dell'estrazione delle sabbie e del cambiamento climatico provocherà una grave crisi riguardo la quantità e la qualità dell'acqua nella regione.

La trasformazione di sabbia in petrolio provoca delle piogge acide i cui effetti si fanno sentire fino al Quebec. Sulla foresta boreale le conseguenze sono pesanti: migliaia di ettari sono disboscati per lasciare spazio allo sfruttamento. A ciò si aggiunge la moltiplicazione delle vie d'accesso, campi di lavoratori, città nuove, oleodotti, che distruggono o frammentano la massa della foresta al nord dell'Alberta, fino adesso intatta.

"L'industria è chiaramente fuori controllo", riassume Simon Dyer, di Pembina, un'associazione che studia attentamente da cinque anni lo sfruttamento delle sabbie bituminose. "E' necessaria una moratoria, il tempo di studiare l'impatto ambientale e di trovare delle soluzioni".

L'impatto è mondiale, non solo regionale. Sono necessarie molte energie per separare il petrolio dalle sabbie. Secondo le previsioni le emissioni annuali di gas a effetto serra dovrebbero raggiungere nel 2011 più di 80 milioni di tonnellate di Co2, ovvero più di ciò che produce oggi l'insieme del parco automobili canadese.

Questa industria delle sabbie ha largamente contribuito alla crescita delle emissioni di gas a effetto serra del Canada negli anni recenti: + 26% dal 1990, mentre il paese si è impegnato con il protocollo di Kyoto a ridurle del 6%. Non è un caso se il governo Harper ha preso una posizione molto ostile a Kyoto, indebolendo questo trattato essenziale per lottare contro il cambiamento climatico.

"Tutto ciò accade molto velocemente", dice Ann Dort McLean dell' associazione ambientale di Fort Mc Murray. "La gente lavora, si focalizza sul denaro. Dimentica quanto questo paese è bello".

Tradotto da  http://www.infosdelaplanete.org/2810/alberta-la-ruee-vers-l-or-sale.html, già apparso su Le Monde.

da www.infosdelaplanete.org. Tradotto per Megachip da Cristina Falzone