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I dubbi sui dogmi neodarwiniani sono segno di onestà intellettuale. Intervista a Fiorenzo Facchini

di redazionale - 06/11/2007

Bologna. “A prescindere dalle polemiche,

come quelle sorte attorno all’Intelligent

Design, l’articolo del professor Piattelli

Palmarini è un segnale positivo sul

modo in cui va affrontato il problema dell’evoluzione.

Occorre mantenersi nell’ambito

scientifico e delle sue metodologie,

evitando indebite confusioni di tipo ideologico,

di qualunque genere siano”. Non

accade spesso, anzi quasi mai sulla stampa

non specializzata italiana, che un articolo

scientifico rompa gli schemi del già detto e

crei l’occasione per un dibattito approfondito

e pacato su un tema come l’evoluzionismo.

Per questo il professor Fiorenzo Facchini,

antropologo e paleontologo di fama,

per lunghi anni docente ordinario di Antropologia

all’Università di Bologna, saggista

e studioso della teoria darwiniana, accoglie

con interesse lo spunto proposto

dall’intervento dello studioso cognitivista

apparso domenica sul Corriere della Sera,

un segnale positivo per uscire dalle secche

delle contrapposizioni ideologiche. “Troppo

spesso il tema viene affrontato con preclusioni

sia verso spiegazioni scientifiche

sia verso problematiche di tipo religioso”,

spiega monsignor Facchini, che oltre che

essere scienziato è anche un uomo di fede,

impegnato anche nella divulgazione e nel

dibattito culturale attorno alla scienza: i

suoi articoli sono apparsi spesso sull’Osservatore

Romano: “L’evoluzione può ritenersi

un fatto – riflette – ma la spiegazione

di come è avvenuta va ancora cercandosi.

Molti scienziati ritengono che non sia sufficiente

la spiegazione offerta dal darwinismo,

neppure nella sua versione moderna.

Resta comunque aperto il discorso sul significato

di un mondo che ha una sua storia

evolutiva. Ma ci portiamo su un piano

diverso da quello scientifico”.

Il professor Piattelli Palmarini prende

spunto, nel suo articolo, dal lavoro del filo-

FACCHINI, ANTROPOLOGO E PRETE, COMMENTA P I A TTELLI PALMARINI/1

sofo cognitivista americano Jerry Fodor, il

quale, parlando del “neodarwinismo”, afferma

che esso è “minato all’interno da nozioni

che, per funzionare come si vorrebbe,

presuppongono ciò che pretendono di spiegare”.

Una denuncia che in quel “sistema

teorico” esistono delle forzature non scientifiche,

di carattere ideologico. E’ un’affermazione

che, riporta Piattelli Palmarini,

sta facendo discutere animatamente. Lei

come valuta questa critica? “L’osservazione

che nel neodarwinismo viene presupposto

ciò che si vuole dimostrare si presta a qualche

critica. Non è che si realizzi una selezione

in vista di qualche cosa, ma di fatto si

afferma ciò che è favorevole a un certo ambiente.

Secondo Jacob si realizza un programma

non pensato dall’esterno, ma coerente

nel suo insieme e favorevole in un

certo ambiente”. Il neodarwinismo viene

però messo in discussione. Su quali basi?

“Attualmente il neodarwinismo viene messo

in discussione dalle nuove vedute sulla

genetica a cui l’articolo in questione accenna,

e da altre ancora. La fonte della variabilità

genetica non è soltanto negli errori

nella replicazione del Dna. Oggi viene ammessa

una ereditarietà epigenetica e si dà

importanza ai fattori ambientali in una visione

di tipo neolamarckista. In ogni caso la

casualità non è assoluta, ma appare canalizzata,

per quali leggi o principi d’ordine

non lo sappiamo. Si riconosce grande importanza

ai geni regolatori dei piani organizzativi.

Ma come si formano?”.

Comunemente, o almeno nella vulgata

che della scienza giunge fino ai profani, si

pensa che a opporsi al darwinismo siano

solo i fondamentalisti religiosi, o comunque

chi in base alla propria fede “deve difendere”

una sua certa idea del mondo.

Che impressione le fa vedere che anche

scienziati laici si pongono gli stessi dubbi,

ma da un punto di vista esclusivamente

scientifico? “E’ segno di onestà intellettuale”,

risponde Facchini: “Le conoscenze

scientifiche in quanto tali non debbono

avere connotazioni ideologiche, di nessun

tipo, e debbono rimanere aperte ai progressi

della scienza, oltre che ai problemi che

possono suscitare su altri piani”.

L’articolo di Piattelli Palmarini si chiude

con l’annuncio del titolo, volutamente provocatorio,

del libro che sta realizzando assieme

al collega Fodor: “Evoluzione senza

adattamento”. Può esistere, a suo avviso, un

evoluzionismo non totalizzante, sottratto a

una visione solo materialista della natura?

“Una teoria scientifica non deve essere mai

totalizzante, non può essere portata avanti

per negare o contestare una visione generale

della realtà. Se lo facesse, uscirebbe dal

suo ambito. L’evoluzione non può dimostrare

ma neppure escludere la sfera trascendente.

Essa però pone domande alle quali si

può rispondere allargando gli orizzonti della

conoscenza. Un evoluzionismo aperto al

trascendente è corretto dal punto di vista

del metodo e pienamente plausibile dal

punto di vista filosofico e religioso”. (m.c.)