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E' finito il nostro carnevale

di Simone Olla - 07/11/2007

     

Autore: Fabio Stassi
Titolo: E' finito il nostro carnevale
Edizioni: Minimum Fax, Roma 2007
Pagine: 249

La mia cultura calcistica inizia un Natale di tanti anni fa, prima di allora ero dedito solamente alla pratica - nei campetti vicino casa o durante il doposcuola - e seguivo il campionato di calcio in corso provando a completare l'album delle figurine Panini. Prima di quel Natale del 1989 facevo domande sulla vittoria del Mondiale '82 e pensavo e ripensavo alla danza di Maradona contro l'Inghilterra - quattro anni dopo, in Messico - che prende palla a centrocampo e con dodici tocchi e quattro avversari saltati, la butta dentro superando anche Shilton in uscita. Mica mi rendevo conto di quello che aveva fatto il Pibe de Oro, credevo fosse normale, e invece dopo di lui non ho più visto cose così.
Mancavano pochi mesi ai mondiali di calcio in Italia e le vendite di libri e videocassette celebrative si sprecavano. A me - in quel Natale del 1989 - capita di ricevere in regalo una videocassetta dal titolo Mundial, che ripercorreva tutte le edizioni della Coppa del Mondo. L'ho guardata fino a sapere a memoria tutte le nazioni vincitrici, i capocannonieri, i migliori difensori, le giocate memorabili. Ed è lì, in quella videocassetta, che ho visto le facce di Piola e Meazza, di Jascin e la sua divisa nera, le finte di Garrincha, la potenza di Pelè, la stazza di Varela, l'eleganza di Eusebio. E poi Combi, Ghiggia e Schiaffino, Gren, Nordahl e Liedholm, Puskàs, Fritz Walter, Charlton, Riva, Gerson, Müller, Rivera, Beckenbauer. E quando ho visto la Copa Rimet sollevata al cielo da Carlos Alberto, mio padre mi ha detto che dopo quella coppa ce ne sarebbe stata un'altra, diversa, perché ormai la Diosa de la Victoria l'aveva definitivamente vinta il Brasile. E aggiunse che nel 1983 la Rimet venne rubata dalla sede della federazione brasiliana. E probabilmente fusa per ricavarne oro.
Leggere il romanzo di Fabio Stassi è stato un po' tornare indietro e immaginare attraverso le parole di Rigoberto, l'epopea della Copa Rimet mischiata alla storia del novecento. Il gioco del calcio come espediente narrativo, mezzo per raccontare ed interpretare la vita. Il calcio come incontro di culture, strumento di propaganda, idea di rivoluzione, riscatto. Il calcio come una donna irraggiungibile, che per la sua bellezza diventa una coppa ambita in tutto il mondo: la Copa Rimet. La donna si chiama Consuelo, bellezza regale che tutti si girano a guardare, "un misto di dignità e di abbandono. Chi la conosceva moriva di desiderio. All'istante. Non si può spiegare. Era come se ti presentassero la dea Atena in persona e tu ti maledicessi per non aver studiato il greco abbastanza." Consuelo è eterna. Come la Diosa.
E Rigoberto vuole prendersi questa eternità, quest'amore, questa bellezza, vuole sistemarla nel punto più remoto della terra così che si concluda questo carnevale di uomini.
Nel suo girovagare per il mondo, con in testa solamente la Diosa, Rigoberto si allontana e si avvicina dagli uomini, percorre le distanze che lo separano dai suoi avi, cerca di farsi cittadino di ogni luogo in cui dimora.
Rigoberto è uno dei tanti nomi che il protagonista di questa storia ha ereditato. In due secoli nella sua famiglia si sono avvicendate almeno undici lingue diverse, cinque religioni, cinque rivoluzioni, quattro continenti, tre isole e quattordici emigrazioni. "La parola straniero non ha senso per me, o forse, al contrario è l'unica parola di cui conosco veramente il significato. Non mi sono mai sentito a casa da nessuna parte e dovunque sono stato trattato da forestiero."
Il romanzo di Fabio Stassi è anche un affresco del secolo passato. Un secolo che all'occorrenza è stato breve, sterminato, buio, americano. Un secolo che per Fabio Stassi si conclude in una remota località della Terra, quasi a voler rendere inespugnabile l'oggetto che ha reso possibile questo carnevale.