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Guerra e Pace

di Michele Altamura - 07/11/2007

 

Guerra e Pace
il capo dello Stato Giorgio Napolitano

Dinanzi al monumento del Milite ignoto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è rivolto alle forze armate chiedendo un “nuovo sforzo di coesione nazionale” e “un concreto impegno per garantire la pace anche al di fuori dei confini della stessa Europa e contribuire alla costruzione di un nuovo ordine mondiale”. L'Italia ha un grande impegno, secondo il capo dello Stato, ossia quello di “fronteggiare ognuna delle nuove possibili emergenze” che deriveranno dai focolai che bruciano nel mondo, dall’Afghanistan ai Balcani, dal Libano al Vicino Oriente. Parole inquietanti e allo stesso tempo allarmanti, perché non abbiamo di fronte il richiamo alla “sicurezza internazionale e nazionale”, ma un vero e proprio diktat che è in collisione con lo stesso dettame costituzionale del “ripudio della guerra”.
La “creazione di un nuovo ordine mondiale” - evidentemente un allinearsi alle guerre umanitarie atlantiche per “prevenire e superare crisi e conflitti” - non è di certo quello che la nostra Costituzione afferma, le armi non sono gli strumenti da utilizzare per la risoluzione delle controversie internazionali, bensì la politica e la diplomazia.
Parole gravissime, dette in un momento storico molto delicato. E’ un fatto che questo Nuovo Ordine Mondiale indicato da Napolitano, entra così nel lessico comune dei politici e dei giornali come se fosse “un programma di pace internazionale”, mentre è a tutti gli effetti la strategia di conquista unipolare atlantica del globo.