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Home / Articoli / Il neodarwinismo ha prodotto aberrazioni, Palmarini ne sigla la resa

Il neodarwinismo ha prodotto aberrazioni, Palmarini ne sigla la resa

di Giuseppe Sermonti - 07/11/2007

I dibattiti che, di quando in quando, si

riaccendono sul darwinismo hanno la

singolarità di non essere controversie

scientifiche. Il problema che ci si pone è

se si possa o no discutere dell’argomento.

Le spose di Darwin affermano che no, che

non c’è nulla da discutere; i celibi vorrebbero

offrire un loro contributo. Un ricordo

personale: Tepeka, nel Kansas, maggio

2004, si dibatte se introdurre, nell’insegnamento

scolastico dell’evoluzione, accanto

al darwinismo, la critica al darwinismo.

Di passaggio, sono invitato a partecipare

al dibattito dalla parte dei non

darwinisti. Alla discussione in aula i

darwinisti non si presentano, con l’argomento

che non si discute di religione nell’ora

di scienze. La stampa darwiniana locale

accusa gli insoddisfatti di Darwin

d’essere “impostori politici, attivisti evangelici,

ignorantoni, trasgressori di regole,

bulli senza principi (Liz Gray)”. L’attorney

Pedro Irigonerary, che presiedeva le

udienze, fece suoi questi giudizi. Io mi

sentii chiedere: “Sei cristiano? Credi nei

miracoli? Ne citi tre. Credi ad Adamo ed

Eva e a Giona nella pancia della balena?

SERMONTI CONTRO LE “BARBE BIANCHE” DELL’EVOLUZIONISMO / 1

Credi nella creazione in sei giorni?”.

Due giorni fa il Corriere della Sera pubblica

una pagina, a firma di Massimo Piattelli

Palmarini, ordinario di scienze cognitive

in Arizona e professore al San Raffaele

di Milano. La intitola: “Darwin, i seguaci

più ortodossi smentiti dalla natura”. L’autore

argomenta che la selezione naturale non

basta da sola a spiegare l’evoluzione e rilancia

l’importanza delle “leggi della forma”,

comuni a specie diversissime e dovute

più alla fisica che alla biologia. Sentito

dal Foglio, il genetista Edoardo Boncinelli,

della Università Vita e Salute di Milano,

commenta qualificando come “ovvietà” l’idea

che la fisica superi la biologia e sentenziando

che l’evoluzione è “l‘unica teoria accettabile

finora formulata”, quindi incontrovertibile.

Sulla stessa pagina il filosofo Telmo Pievani

dell’Università di Milano-Bicocca critica

Piattelli Palmarini obiettando che le

“leggi della forma” (vincoli fisici di sviluppo)

sono note da tempo e che l’insufficienza

della spiegazione selettiva è ormai accettata

da una maggioranza di studiosi (“quasi

tutti”). In altre parole, Piattelli Palmarini

ha ragione, ma arriva tardi: l’evoluzionismo

darwiniano ha già digerito le sue obiezioni.

I sostenitori d’ufficio di una teoria

con la barba bianca come il darwinismo

osano liquidare le obiezioni fisiche al selezionismo

come idee scontate e risapute. E

risolvono tutto e niente con una equivoca

“selezione naturale” cui pensano “come a

una signora col cappello”. “In questo sbagliando”

ammette Boncinelli.

Da troppo tempo siamo afflitti da un dibattito

(il processo alla scimmia) nel quale

una parte non accetta di mettersi in discussione,

preferendo affiancare gli avversari

ad attivisti religiosi o portatori di banalità

e l’altra si trova il revolver puntato non appena

cerca di prendere la parola. Alla fine

saremo tutti evoluzionisti, senza aver ben

deciso se l’evoluzione è il problema o la soluzione.

Questo clima pesante che affligge

la biologia si distenderà solo quando arriveremo

a convenire che la genetica di popolazione

e l’evoluzione dei viventi sono

materie differenti e autonome. Che la frequenza

dei geni avesse poco a che fare con

la morfologia e l’evoluzione l’aveva già capito

Francois Jacob negli anni Settanta. L’equivoco

più pericoloso è quello di ritenere

che l’ingegneria genetica creerà le specie e

si sostituirà all’evoluzione (la seconda creazione).

E il danno più serio che la genetica

biochimica avrà recato alla scienza sarà

stato quello di aver oscurato le grandi conoscenze

della morfologia, che avrebbero riportato

nella natura la forma e la bellezza,

in luogo della competizione e della sopraffazione.

Se il darwinismo ha prodotto aberrazioni

come il razzismo, il classismo, l’eugenetica,

il colonialismo, la discriminazione

biologica non è perché sia stato male inteso,

ma perché era cattiva scienza, volgarità

naturale, semplicismo.

La morfologia delle piante, degli animali

e dei cristalli fu invece grande scienza,

promossa dalle ispirazioni di Goethe e di

Von Baer, di D’Arcy Thompson e di René

Thom, di Portmann e di Lima-de-Faria.

Questi ha recentemente pubblicato con Nova

Scripta “Evoluzione senza Selezione”, in

cui afferma che l’evoluzione del vivente è

la continuazione di quella del mondo fisico

e la selezione naturale è come il flogisto

della chimica e l’etere della fisica.