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Il libro di Enoch e il peccato cosmico

di Margaret Barker - 07/11/2007

 

 

Il Libro di Enoch è il più antico scritto apocalittico conosciuto. Nei secoli successivi alla sua redazione, fu tenuto in grande considerazione, ma col tempo cadde nel dimenticatoio, fino a scomparire completamente verso il nono secolo. Nel 1773, due manoscritti etiopici di questo testo furono scoperti in Abissinia. Il Libro di Enoch fu anche “riscoperto”, in tempi a noi più prossimi, nel secolo scorso tra i rotoli del Mar Morto nelle grotte di Qumran.

Secondo la Genesi, Enoch “camminò con Dio e non fu più perché Dio l’aveva preso” (Gen. 5, 24). Questo camminare con Dio fu interpretato come un riferimento a speciali rivelazioni che gli erano state fatte e questo – insieme alla sua misteriosa scomparsa – aumentò la sua popolarità fra gli scrittori apocalittici. Il Libro di Enoch influenzò più tardi gli apocrifi giudaici e lasciò tracce nel Nuovo Testamento e nelle opere dei primi Padri. Esso ci fornisce tuttora importanti elementi di comprensione circa la teoria dell’Origine del Male e dell’Alleanza (cfr. L’Alleanza Cosmica di Robert Murray).

In due punti di quella parte di I Enoch chiamata Similitudini leggiamo di un “Grande Giuramento” che vincola le forze della Creazione. A prima vista, questa sembra essere un’idea così bizzarra da non poter avere alcuna relazione con il cristianesimo dei nostri tempi. Tuttavia, quando questa idea dell’“Alleanza Cosmica” viene analizzata, dimostra di essere uno degli aspetti più significativi della teologia di Enoch, vicinissima a molte delle tesi sostenute oggi dagli ecologisti. Essa consente di guardare la Creazione con occhi totalmente nuovi. Sebbene i primi cristiani abbiano conosciuto e utilizzato I Enoch, questo aspetto della sua teologia si è perso, insieme a molte altre cose.

 

 

Il Grande Giuramento

 

Questo importante documento, le Similitudini, descrive tre visioni di Enoch, due delle quali riguardano un “Grande Giuramento”. In I Enoch 41, tutti i corpi celesti conservano la loro traiettoria conformemente al giuramento che li lega. I Enoch 69 esamina i meccanismi del Grande Giuramento. La prima parte del testo è confusa, ma ci viene detto che il potente giuramento fu affidato all’arcangelo Michele. Il giuramento garantisce l’ordine della Creazione, e mantiene i cieli stabili e la terra sicura. Tiene a bada il mare con una barriera di sabbia. Regola il corso del sole e della luna. C’è poi un elenco di tutte le altre forze della Creazione: spiriti dell’acqua, venti, tuoni, grandine, gelo, foschia, pioggia e rugiada. Tutte operano prudentemente attraverso la forza del grande giuramento e pregano il Signore degli Spiriti. Il testo riportato di seguito sembra avere forma di poema o inno, con un ritornello alla fine di ogni sezione:

 

“Essi sono forti grazie al loro giuramento:

E il cielo fu sospeso prima della creazione del mondo,

E per sempre.

 

E grazie a esso, furono gettate le fondamenta della terra al di sopra delle acque,

E dai segreti recessi delle montagne sgorgano limpide acque,

Dalla creazione del mondo e per l’eternità.

 

E grazie a quel giuramento fu creato il mare,

E come suo fondamento nel tempo della [sua] collera, Egli gli diede la sabbia,

E non osa attraversarla dalla creazione del mondo

E per l’eternità.

E grazie a quel giuramento, sono stati presto scavati gli abissi,

Ed essi restano là e non si muovono dal loro posto di eternità in eternità.

E grazie a quel giuramento, il sole e la luna portano a termine il loro corso,

E non deviano da esso di eternità in eternità.

E grazie a quel giuramento, le stelle portano a termine il loro corso,

Ed Egli le chiama per nome,

Ed esse Gli rispondono di eternità in eternità […]

E questo giuramento è potente su di essi

E grazie a esso [sono state preservate e] le loro traiettorie sono preservate,

E il loro corso non è distrutto”. 

I Enoch 69, 16-21, 25

 

 

I legami della Creazione

 

L’idea secondo cui le forze della Creazione – gli elementi – sono legate tra loro è molto antica. Essa era  ampiamente nota tra gli antichi popoli che credevano in una alleanza cosmica o eterna, che armonizzava tutte le cose, conformemente a un piano divino. Spezzando questa alleanza, sono state  liberate forze che potevano distruggere la Creazione. È interessante che si sia pensato che la parola ebraica che significa alleanza, b’rith, fosse imparentata con la parola inglese usata per indicare un legame (binding). Il termine tedesco per “alleanza” è “Bund”. Il suo verbo “binden” significa “legare”. In realtà, un “Bund” è un giuramento che lega (binding).

Il culmine dell’ultima visione del giudizio nelle Similitudini è la rivelazione del Figlio dell’Uomo e il suo giudizio pronunciato contro quelli che avevano corrotto la Terra – e questa sentenza li lega, cosicché il male sparisce.  

 

 

L’“Alleanza Cosmica”

 

Alleanza è una parola molto importante nella Bibbia; gli stessi nomi con i quali le due parti sono conosciute, Antico Testamento e Nuovo Testamento, significano in realtà Antica Alleanza e Nuova Alleanza. Analizzando l’antico concetto dell’eterna alleanza, menzionato nell’Antico Testamento, possiamo aggiungere un’altra dimensione alla nostra comprensione del cristianesimo come Nuova Alleanza.

Consideriamo l’alleanza in relazione alle grandi figure dell’Antico Testamento – Noè, Abramo, Davide e Mosè. Ogni alleanza è un passo avanti nella storia religiosa di Israele. Dopo il grande diluvio, Dio fa un patto con tutte le creature viventi, e cioè che la Terra non sarà mai di nuovo distrutta dal diluvio (Gen. 9, 8-11). Noè e la sua famiglia sono a loro volta obbligati a non spargere mai sangue, e a non consumarlo. Con Abramo, l’alleanza fu conclusa in due occasioni; la terra di Canaan doveva essere data ai suoi discendenti (Gen. 15, 18-21) e tutti i suoi figli maschi dovevano essere circoncisi (Gen. 17, 9-14). Un’alleanza fu stipulata con Mosè e il popolo israelita sul Sinai, quando furono dati i Dieci Comandamenti (Esodo, 24, 8), e per sigillare l’alleanza venne spruzzato sull’altare e sul popolo il sangue di un giovenco sacrificale. Un’alleanza regale – l’eterna alleanza – fu stipulata con Davide (2Sam. 7, 13), con la promessa di rendere stabile la sua dinastia per sempre.

Il Grande Giuramento, l’Alleanza Cosmica e l’Eterna Alleanza sono tutte, essenzialmente, la stessa cosa, e troviamo queste idee in parecchie parti dell’Antico Testamento.

 

 

 

L’esclusione delle acque del caos

 

Da diversi accenni di Genesi 1 si intuisce che questo capitolo ha sostituito una narrazione più antica della storia della Creazione (cfr. L’Alleanza cosmica di Robert Murray). Esso, infatti, è molto differente dall’immagine di un incatenamento, di una costrizione delle forze del male, sebbene tradizioni più recenti suggeriscano che questa fu l’opera del Primo Giorno e dunque parte del mistero proibito. Ciò nonostante, Genesi 1 dipinge un quadro di ordinata calma. Dio comanda e il suo ordine viene subito eseguito. Le acque si separano, appare il firmamento e non ci sono mari ostili. Dovunque abbia avuto origine la meditazione della Genesi sulla natura del mondo, essa riflette una visione relativamente tardiva della Creazione.

Il racconto più antico della Creazione non è chiaramente spiegato in nessun luogo dell’Antico Testamento. È stato trascurato. Possiamo coglierne alcune tracce solo nei Profeti, nei Salmi e in libri che non fanno parte dell’Antico Testamento. Il coerente quadro fornitoci da questi materiali è quello di una Creazione più violenta, dove forze ostili furono frenate dalla potenza di Dio. I due brevi frammenti di Enoch sul Grande Giuramento sono il resoconto più ampio esistente.

Giobbe 38 descrive la Creazione in uno stile vicino a quello di Enoch. Il Signore chiede a Giobbe. “Chi ha chiuso tra due porte il mare […] e gli ha fissato un limite?” (38, 8-10). “Puoi tu annodare i legami delle Pleiadi?” (38, 31). Questo è esattamente ciò che troviamo in Enoch: limiti imposti alle acque e ai corpi celesti. La “preghiera di Manasse”, nei Deuterocanonici, inizia rivolgendosi a Dio come a uno che ha imbrigliato il mare, relegato e sigillati gli abissi con il suo terribile e glorioso nome. Qui, come in Enoch, è la potenza del nome a legare le forze ribelli. Qui e nella storia degli angeli del male, che sarà descritta più avanti, constatiamo che acqua, profondità e caos sono strettamente collegati. Sebbene non importante in Enoch, questa idea è profondamente radicata nella creazione del Vicino Oriente.

Ci sono diverse leggende sui limiti posti al diluvio universale e a tutto ciò che rappresenta. Una di esse, contenuta nel Talmud di Babilonia, dice che il re Davide sedò il diluvio scrivendo il nome di Dio su un frammento di vaso e gettandolo nel mare. La potenza del nome calmò le acque.

I Salmi contengono molte descrizioni del trionfo di Dio sulle acque, o di Dio che libera i suoi fedeli dalla minaccia di esserne sommersi. Il Salmo 18, 16-17 dice che il Signore libera il salmista dalle grandi acque, da nemici potenti e da coloro che lo odiano. Mille volte constatiamo che Dio mette limiti al mare che così non può andare oltre. Essi erano il segno della solidità dell’alleanza cosmica. Il Salmo 24, 2 dice che il Signore ha fondato la Terra sui mari. Il Salmo 46 descrive la potenza di Dio in mezzo alle ruggenti acque simboleggianti forze minacciose; qui ci sono nazioni frementi (Sal. 46, 6). Il Salmo 69 inizia così: “Salvami, o Dio: l’acqua mi giunge alla gola”. Il Salmo 93, 4 dice che il Signore è più potente del mare.

L’acqua, e la capacità di controllarne la forza, è uno dei simboli più potenti nel Nuovo Testamento. È Gesù, rivelazione della Parola di Dio, che “lega” per sempre questa forza sregolata. È con l’acqua che si viene battezzati e quindi “legati”. Quando Gesù placa la tempesta, i discepoli si chiedono: “Chi è mai costui al quale i venti e i mari obbediscono?” (Mt 8, 27). Quando il veggente Giovanni vede la nuova Gerusalemme, il Cielo e la Terra di prima sono spariti e il mare non c’è più (Ap. 21, 1). In tutti questi esempi, il mare rappresenta ciò che aveva rappresentato nella più antica mitologia: il caos. Il potere sul mare era la prova di un potere divino. Così Gesù placa la tempesta, Pietro è salvo finché ha fede e la nuova Creazione, nell’Apocalisse, non conosce più il mare.

 

 

La trama della vita

 

Le scritture chiariscono che l’eterna alleanza non vincola solo le forze naturali; essa include anche limitazioni morali e ci fornisce la descrizione di una legge che comprende ciò che noi potremmo dividere in due: la sfera naturale e quella morale. Una delle migliori descrizioni di questa idea proviene non dall’antico Vicino Oriente, ma dai nostri antenati anglosassoni. In The Way of Wyrd, Brian Bates descrive la loro visione del mondo così come l’ha ricostruita da un antico manoscritto conservato al British Museum.

Essi vedevano l’universo, dagli dèi agli inferi, collegato da un enorme sistema di fibre che arrivava ovunque, un po’ come una ragnatela tridimensionale. Ogni cosa era collegata da fili fibrosi alla trama che avvolgeva tutto. Quanto ad ambizione, questa immagine supera di gran lunga le nostre attuali concezioni dell’ecologia, nelle quali abbiamo esteso le  nozioni di causa ed effetto, finendo con l’includere sempre di più  nel mondo naturale catene indirette di influenza. La trama di fibre dello stregone anglosassone offre invece un modello ecologico che racchiude tanto gli eventi della vita individuale quanto i fenomeni generali fisici e biologici, sia gli eventi non-materiali che materiali, e mette in discussione le stesse catene di causa ed effetto sulle quali fanno assegnamento le nostre teorie ecologiche (p. 12).

Questa immagine della trama è molto efficace, specialmente quando viene paragonata con il pensiero lineare che vede una cosa come causa di un’altra in una catena interminabile, e una persona quale detentrice del potere ultimo. Il progresso, il pellegrinaggio, che ce lo porta e lo “realizza”, sono aspetti di una concezione lineare della vita. La concezione della trama, in cui tutte le cose sono interdipendenti, e dove all’origine di ogni rottura troviamo diverse cause ed effetti, o nel mondo materiale o in quello non materiale, rappresenta con maggiore precisione l’immagine ideale dell’alleanza cosmica. Il progresso qui non è visto come una grande trasformazione che utilizza ciò che ci è stato dato, ma piuttosto come un cicatrizzare la trama lacerata, “riannodandola”. La grande restaurazione consiste nel ricostruire la trama.

L’Antico Testamento contiene molti esempi di visioni distruttive; di quello che succede quando viene spezzata l’alleanza che lega l’ordine creato. Alcune delle descrizioni profetiche dell’alleanza infranta parlano direttamente alla nostra epoca di crisi ecologica. Isaia 24, 4-6 vede languire il cielo e la terra. Si noti il corrispondente brano tratto dalla preghiera del Signore: “Come in Cielo così in Terra”.

 

“È in lutto, languisce la terra;

è squallido, languisce il mondo,

il cielo con la terra perisce.

La terra è stata profanata dai suoi abitanti,

 perché hanno trasgredito le leggi,

hanno disobbedito al decreto,

hanno infranto l’alleanza eterna.

Per questo la maledizione divora la terra,

i suoi abitanti ne scontano la pena;

per questo sono bruciati gli abitanti della terra

e sono rimasti solo pochi uomini”.

 

È la stessa descrizione di Enoch e il modello continua a corrispondere. In Enoch, l’alleanza infranta provoca il giudizio; la stessa cosa capita in Isaia 24, 21-22:

 

“Il quel giorno il Signore punirà

in alto l’esercito di lassù

e qui in terra i re della terra.

Saranno radunati e imprigionati in una fossa,

e dopo lungo tempo saranno puniti”.

 

L’Antico Testamento descrive in numerosi brani (Ezechiele 34, 25) il collegamento tra “fertilità” e “pace”. Poiché la pace è garantita dall’alleanza, la sua rottura intaccherà la fertilità della terra. Questo è il significato delle siccità e dei cattivi raccolti. Isaia 33, 7-9 non poteva essere più chiaro:

 

“I  messaggeri di pace piangono amaramente.

Egli ha violato l’alleanza,

ha respinto i testimoni […]

La terra è in lutto e piena di squallore […]

E  il Basan (liscia, fertile terra) e il Carmelo (giardino)

lasciano cadere le loro foglie”.

 

Quando l’alleanza è infranta, vengono liberate potenti forze distruttive e la Creazione è a rischio. In Gioele (2, 2) troviamo un altro quadro di questa situazione. Malvagi nemici si erano mossi contro la terra:

 

“Come l’aurora, si spande sui monti

un popolo grande e forte;

come questo non ce n’è stato mai

e non ce ne sarà dopo,

per gli anni futuri di età in età”.

 

E la stessa terra aveva smesso di produrre cibo (1, 17):

 

“Sono marciti i semi sotto le loro zolle,

i granai sono vuoti,

distrutti i magazzini,

perché è venuto a mancare il grano”.

 

Noi pensiamo che i disastri della guerra e i disastri della carestia facciano parte di categorie distinte, ma i profeti li consideravano entrambi come aspetti dell’alleanza infranta.

 

 

La grande restaurazione

 

Il cammino della restaurazione è espresso nel “laceratevi il cuore e non le vesti” (Gl. 2, 13) e nella promessa del Signore: “Effonderò il mio spirito sopra ogni uomo” (Gl. 3, 1). Quando la grande alleanza sarà stata ripristinata, la Terra tornerà ad essere fertile, e il popolo di Dio sarà salvato dalle forze del male che avevano infranto l’alleanza cosmica (Gl. 3). È questo passo di Gioele ad aver ispirato il grande sermone di Pentecoste di Pietro (At. 2, 14-36). Questo dimostra che il dono dello Spirito e la nascita della Chiesa erano strettamente legati alla visione di un rinnovamento dell’alleanza cosmica e alla restaurazione di tutta la Creazione. La tradizione apocalittica, madre del cristianesimo, ha preservato l’idea dell’alleanza cosmica, del giudizio e del grande rinnovamento.

La legatura del male ha un posto anche nel Nuovo Testamento. La cacciata dei demoni esige che prima venga legato l’Uomo Forte (Mt. 12, 29). Nell’Apocalisse (20, 1-16), San Giovanni ha visto come l’Uomo Forte (Azazel) sia stato legato per mille anni, cosicché la Terra potette provare la gioia del Regno di mille anni – l’Eden restaurato. A Pietro, che ha riconosciuto Gesù come Messia, è dato il potere di legare e di sciogliere, sia in Cielo che in Terra (Mt. 16, 13-19). La spiegazione più probabile del mandato di Pietro è che gli è stato dato potere sul male stesso (Luca 10,17 – dove i demoni sono sottomessi nel nome di Gesù – sottolinea il ruolo del nome nella funzione del legare).

Il potere dato a Pietro (simboleggiato dalle chiavi del regno dei Cieli che ora costituiscono lo stemma pontificio) è stato più tardi interpretato come potere di legare e sciogliere peccati, il potere di assolvere. Le radici dell’idea, tuttavia, non risiedono nel perdonare il peccato commesso dagli uomini, ma nel proteggerli dal male fatto nei loro confronti. La legatura era il contenimento delle forze del male.

Nel Libro dei Vigilanti di Enoch le forze del male sono descritte in una maniera sorprendentemente realistica. Esso parla della rivolta di 200 potenti angeli capeggiati da Azazel e Semihazah. Conoscendo i segreti della Creazione, essi scendono dal Cielo e li insegnano all’umanità. Una versione più tardiva dice che donne belle ed eleganti attiravano ancora di più gli angeli a sé.

Secondo Il Libro di Enoch, gli angeli ribelli, o “vigilanti”, “si presero delle mogli, e ognuno ne scelse una per sé, e cominciarono a unirsi a loro e a contaminarsi con loro, e insegnarono loro malie e incantesimi […] Esse rimasero incinte e partorirono grandi giganti, che consumarono tutto ciò che gli uomini avevano acquisito. E quando gli uomini non potettero più sostenerli, i giganti si ribellarono contro di essi e divorarono l’umanità. E cominciarono a peccare contro gli uccelli, il bestiame, i rettili, i pesci e a divorare la loro carne e bere il loro sangue. Allora la terra avanzò accuse contro quei senza legge” (VII, 1).

“Azazel insegnò agli uomini a fabbricare spade, coltelli, scudi, corazze, e fece loro conoscere i metalli (della terra) e l’arte di lavorarli, braccialetti e ornamenti, l’uso dell’antimonio, l’arte di dipingersi le palpebre e ogni genere di pietre preziose e di tinture coloranti. E questo generò molta malvagità, ed essi fornicarono e furono traviati e divennero corrotti nelle loro maniere” (VIII, 1).

Così facendo, violarono potenti tabù, e dunque commisero il più odioso dei peccati cosmici – compreso, come abbiamo visto, quello che facciamo proprio oggi su una scala sempre più grande. Ostinatamente, distrussero l’ordine naturale estraendo metalli dalle viscere della Terra per sviluppare strumenti tecnologici di guerra e distruzione. Gli angeli caduti sono incarnati nei nostri leaders che badano solo ai propri interessi politici e corporativi e sono ciechi rispetto ai loro veri obblighi verso il Cielo e la Terra e che ancora persistono a opprimere e snaturare la Creazione di Dio – molto significativamente, essi divennero ciechi.

Nella sua visione, Enoch vide il Figlio dell’Uomo che restaurava il grande vincolo della creazione e ricomponeva l’incrinatura tra il Cielo e la Terra, restaurando così il cosmo.

Il miracolo della guarigione in Giovanni 9 mostra quanto profondamente questa visione del mondo permei i Vangeli. Un uomo è nato cieco non a causa di qualche peccato, ma affinché potesse mostrarsi la potenza di Dio. Gesù lo guarì. Gesù chiese al cieco se credeva nel Figlio dell’Uomo. Perché Gesù ha posto una domanda circa il Figlio dell’Uomo dopo aver guarito un cieco? Se leggiamo il Quarto Vangelo alla luce di Enoch, comprendiamo che la fine della cecità era il segno che il potere del male era distrutto e che era restaurata l’alleanza cosmica. Questo era il vero ruolo del Figlio dell’Uomo.