Per una società della "decrescita", tra sviluppo e tecnologia. Intervista ad Alain de Benoist
di Simone Olla - 10/11/2007
a) All'attuale società dello sviluppo, vi è chi contrappone quella dell'equilibrio e della sobrietà. Quale dovrà essere il rapporto quotidiano con i mezzi tecnologici (di qualunque tipo, dalla TV al computer) in un tale modello di società? In altri termini, è possibile pensare ad una società diversa comunque intrecciata con la tecnologia? Oppure gli stessi mezzi tecnologici sono - in virtù della loro sola presenza - i "cavalli di troia" dello sviluppo?
La politica è allo stesso tempo l’arte del possibile e l’arte di rendere possibile ciò che è necessario. Il realismo impone di prendere la società per quella che è, non certo per assecondarla, piuttosto perché ogni progetto ha bisogno di basarsi sulla realtà, non sui fantasmi o sulla nostalgia. La tecnologia funziona « da se » nel senso che il suo intrinseco principio dice che tutto ciò che è tecnicamente possibile, verrà effettivamente realizzato. Per rapportarsi ad essa, ritengo che ci siano tre semplici regole da rispettare. La prima consiste nell’effettuare delle scelte riguardo alle nuove tecnologie, chiedendosi quali siano quelle di cui abbiamo realmente bisogno. Il computer mi è molto utile, la televisione decisamente meno. Riguardo al telefono cellulare, personalmente non lo possiedo – e non vedo per cosa potrebbe servirmi. Essere « raggiungibile in ogni momento » per me non è un vantaggio, quanto piuttosto un incubo. (Per esser franco, non ho mai compreso la passione degli Italiani per il loro telefonino, soprattutto quando si tratta di italiani ostili al dispiegamento della tecnoscienza e della globalizzazione). La seconda regola riguarda l’utilizzo che si fa della tecnologia. Può esistere un uso « intelligente » (guardare alla televisione un programma specifico, che si reputa interessante) o un uso stupido (fare passivamente zapping da un canale all’altro). Infine la terza regola : prendere coscienza dell’ambiguità o dell’ambivalenza intrinseca dell’intero « progresso » tecnologico. Internet, per esempio, è un evidente vettore della globalizzazione (con l’abolizione dello spazio e del tempo), ma può anche essere uno dei mezzi più appropriati per combatterla.
b) La "sensibilità ecologica" appare l'unica in grado di contrastare "la necessità dello sviluppo". Il superamento della concezione sviluppista presuppone una decrescita? Se sì, cosa si intende e come si realizza?