Oceano Indiano, l’Onu spende un terzo degli aiuti per i suoi funzionari
di ilfoglio - 24/12/2005
Fonte: ilfoglio.it
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E’ passato circa un anno da quando lo tsunami si abbatté sulle coste del continente e delle isole dell’Oceano Indiano uccidendo più di duecentomila persone, lasciandone altri due milioni senza tetto e senza lavoro e creando distruzioni che sono state valutate in oltre venti miliardi di dollari. Ma la comunità internazionale reagì con particolare slancio. Gli aiuti hanno superato i tredici miliardi di dollari. E attualmente, grazie anche all’impulso dei governi delle nazioni colpite e alla ripresa del turismo, si calcola che la ricostruzione e il recupero di posti di lavoro abbiano superato il sessanta per cento, mentre si stima che entro il 2006 si sarà raggiunto l’ottantacinque per cento. In questo quadro positivo stona la performance delle varie agenzie delle Nazioni unite che hanno partecipato alle attività di aiuto e ricostruzione. Infatti sembra che la spesa del personale burocratico di questi interventi, secondo stime non ufficiali, si aggiri fra il venti e il trentatré per cento, un terzo del loro costo totale. Va notato che le Nazioni unite furono le prime a presentare al mondo lo tsunami come una tragedia senza precedenti, per cui era doverosa la solidarietà dei governi e dei privati. Sull’onda di questo appello, l’Onu ottenne mezzi straordinari consistenti, un miliardo cento milioni di dollari, per intervenire, con le proprie agenzie. Ne hanno già spesi seicento. Ma accanto agli interventi per cibo, alloggi, sanità, attrezzature e servizi di coordinamento e sostegno, l’Onu ha messo in moto, come spesso in altri casi, una grossa e costosa macchina burocratica costituita da funzionari interni e consulenti esterni. Le agenzie delle Nazioni unite che hanno risposto alla richiesta di rendere noti i loro costi burocratici, in genere hanno indicato, per le spese in questione, importi di circa il venti per cento della spesa totale, una cifra che è quasi doppia di quella che, di solito, sostengono gli altri organismi. Ma molte altre agenzie non hanno risposto. L’indagine è complicata dal fatto che i programmi in questione sono almeno una trentina. Il frazionamento accresce i costi amministrativi. E il silenzio fa pensare che le stime non ufficiali di un trenta/trentatré per cento non siano ingiustificate. |