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Sette paesi considerano l'opportunità di abbandonare il dollaro USA

di Jessica Hupp - 13/11/2007

 


Non è un segreto che il dollaro abbia imboccato una spirale in discesa. Il suo valore sta crollando e la Fed non sta facendo un bel nulla per cambiare la situazione. Di conseguenza, un certo numero di paesi stanno considerando di allontanarsi dal dollaro per conservare i loro beni.

Ecco i sette paesi che attualmente stanno considerando di sganciarsi dal dollaro e gli effetti che avranno sul suo valore e sull'economia degli Stati Uniti.

L'Arabia saudita: Il Telegraph segnala che, per la prima volta, l'Arabia Saudita ha rifiutato di tagliare i tassi di interesse assieme alla Federal Riserve degli Stati Uniti. Ciò è stato visto come un segnale che è imminente una rottura dall'aggancio valutario con il dollaro.

Il regno sta prendendo "misure appropriate" per proteggersi dalla possibilità che il dollaro causi problemi alla loro economia. Sono preoccupati riguardo la minaccia d'inflazione e non vogliono aver a che fare con le "condizioni recessive" negli USA. Hans Redeker di BNP Paribas crede che questo crei "una situazione molto pericolosa per il dollaro", poichè l'Arabia Saudita da sola gestisce 800 miliardi di dollari. Gli esperti temono che una rottura dal dollaro in Arabia Saudita potrebbe scatenare "una fuga precipitosa" dal dollaro in Medio Oriente, una regione che controlla 3.500 miliardi di dollari.

La Corea Del Sud: nel 2005, la Corea ha annunciato la sua intenzione di spostare i propri investimenti su valute di altri paesi piuttosto che gli Stati Uniti. Anche se stanno semplicemente facendo piani per diversificare in futuro, ciò non significa che una grande quantità di dollari non sia nei piani. Ci sono voci che la Banca della Corea stia progettando di vendere 1 miliardo di obbligazioni USA nell'immediato futuro, dopo la vendita di 100 milioni dello scorso agosto.

La Cina: Dopo aver già abbandonato l'aggancio al dollaro nel 2005, la Cina ha un altro asso nella manica. Attualmente, la Cina sta minacciando "l'opzione nucleare" di un'enorme liquidazione di dollari in risposta alle possibili sanzioni commerciali progettate per forzare una rivalutazione dello yuan. Anche se la Cina "non vuole alcun fenomeno indesiderabile nell'ordine finanziario globale", la loro grande quantità di dollari USA serve da "moneta di contrattazione". Come abbiamo notato in passato, la Cina ha il potere di prendere la fuga dal dollaro.

Il Venezuela: Il Venezuela ha poca lealtà verso il dollaro. Infatti hanno mostrato un'evidente disapprovazione, scegliendo di utilizzare accordi con baratto per il petrolio. Questi affari con baratto, stabiliti da Hugo Chavez, permettono al Venezuela di commerciare il petrolio con 12 paesi latino-americani e con Cuba senza utilizzare il dollaro, tagliando agli Stati Uniti il loro abituale sussidio. Chavez non è timido su questa decisione e ha pubblicamente consigliato ad altri di adottare simili iniziative. Nel 2000, Chavez ha suggerito all'OPEC che "approfittassero del baratto di elettronica high-tech e degli scambi bilaterali del suo petrolio con i suoi clienti dei paesi in via di sviluppo" o, in altre parole, di smettere di usare il dollaro o persino l'euro, per le transazioni del petrolio. In settembre, Chavez ha imposto alla compagnia petrolifera di stato venezuelana Petroleos de Venezuela SA di cambiare i suoi investimenti da dollaro a euro e altre valute per attenuare il rischio.

Il Sudan: Il Sudan, ancora una volta, sta progettando di convertire le sue riserve di dollari in euro ed altre valute. In più, hanno suggerito alle banche commerciali, ai dipartimenti del governo ed ai commercianti privati di fare lo stesso. Nel 1997, la Banca Centrale del Sudan ha fatto una raccomandazione simile in reazione alle sanzioni dell'ex presidente USA Clinton, ma è venuta a mancare l'esecuzione. Ma questa volta, 31 aziende sudanesi sono diventate soggette alle sanzioni, impedendo loro di fare operazioni commerciali o finanziarie con gli Stati Uniti. Ufficialmente, si segnala che le sanzioni hanno scarso effetto, ma ci sono indicazioni che l'economia sta soffrendo a causa di queste limitazioni. Una decisione di spostare il Sudan via dal dollaro è intesa per permettere al paese di aggirare queste sanzioni come pure altre in avvenire. Tuttavia, un comitato di Khartoum ha recentemente concluso che le proposte di ridotta dipendenza dal dollaro sono "non fattibili." Nonostante tutto, è evidente che l'intenzione del Sudan è di tentare una rottura dal dollaro in futuro.

L'Iran: L'Iran è forse il più probabile candidato per un imminente abbandono del dollaro. Recentemente, l'Iran ha chiesto che le sue spedizioni in Giappone fossero commerciate in Yen anziché dollari. Inoltre, l'Iran ha progetti in opera per creare uno scambio aperto di merci chiamato Borsa del Petrolio dell'Iran. Questo scambio permetterebbe di commerciare il petrolio ed il gas in valute non-dollaro, l'euro in particolare. Sebbene la Borsa del Petrolio abbia mancato almeno tre delle sue date d'apertura annunciate, essa serve a rendere chiare le intenzioni dell'Iran di liberarsi del dollaro. A partire dall'ottobre 2007, l'Iran riceve valute non-dollaro per l'85% delle sue esportazioni di petrolio ed ha in programma di spostare il 15% restante verso valute come il dirham degli Emirati Arabi Uniti.

La Russia: L'Iran non è solo nel suo desiderio di stabilire un'alternativa al commercio di petrolio ed altre merci in dollari. Nel 2006, il presidente russo Vladmir Putin ha espresso interesse nello stabilire una borsa valori russa che permetterebbe di pagare "petrolio, gas ed altre merci in rubli". Le intenzioni della Russia non sono segrete - in passato, hanno indicato chiaramente che sono molto prudenti sul tenere troppe riserve di dollari. Nel 2004, Alexei Ulyukayev Amministratore Capo della Banca Centrale Russa ha osservato, "la maggior parte delle nostre riserve è in dollari e questo è causa di preoccupazione". Ha continuato a spiegare che, dopo avere considerato il tasso del dollaro contro l'euro, la Russia "sta discutendo la possibilità di cambiare la struttura della riserva." Poi nel 2005, la Russia ha messo un termine al suo aggancio al dollaro, scegliendo invece di muoversi verso un allineamento all'euro. Hanno discusso la valutazione del petrolio in euro, una mossa che potrebbe generare un grande allontanamento dal dollaro verso l'euro, poichè la Russia è il secondo maggior esportatore di petrolio mondo.

Cosa significa tutto ciò?

Le nazioni si stanno stancando sempre di più di perdere denaro sul dollaro che precipita. Molti di loro desiderano proteggere i loro interessi finanziari ed un certo numero di loro vuole che termini la supervisione USA che deriva dall'usare il dollaro. Anche se non è chiaro quanti di questi paesi realmente porteranno a termine uno sganciamento dal dollaro, è chiaro che il suo status di valuta mondiale è in difficoltà.

Ovviamente, un abbandono del dollaro vuol dire cattive notizie per la moneta. Messa in parole semplici, come diminuisce la richiesta, il suo valore crolla. In più, se è perso, si sentirà dolorosamente la mancanza del reddito generato dall'uso del dollaro. La condizione del dollaro di economico prodotto di esportazione USA è una parte vitale della nostra economia. Perdere questa condizione potrebbe far traballare le vite finanziarie sia degli Americani che dell'economia di tutto il mondo.

Titolo originale: "7 Countries Considering Abandoning the US Dollar (and what it means)"

Fonte: http://www.currencytrading.net/
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06.11.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FILMARI