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L'artigiano si ribella

di Miguel Martinez - 24/12/2005

Fonte: kelebek.splinder.com

 

Tra i commenti a un post di qualche giorno fa, si continua a discutere del recente divieto di trasmettere la musica leggera "occidentale" sui canali pubblici iraniani.
Proviamo a dire una battuta: per rappresaglia, gli Stati Uniti dovrebbero vietare la musica iraniana sui propri canali pubblici.

Perché questa idea ci sembra surreale, e fa quindi ridere?

Primo, perché non esistono canali pubblici televisivi (un'emittente radio pubblica esiste, o esisteva ancora qualche anno) negli Stati Uniti. Infatti, la cultura è passata integralmente nella sfera delle merci, perdendo ogni residuo aspetto sociale e quindi "politico".

Secondo, perché la cultura di massa (gli Stati Uniti hanno anche un'interessante, ma irrilevante, cultura non di massa) americana non è solo merce. E' un'industria che unisce una gran quantità di cose.

Produrre un disco è un'opera planetaria che coinvolge migliaia di persone, un'operazione che ricorda le spietate imprese dei naviganti olandesi alla ricerca di spezie: i committenti investivano somme notevoli, i partecipanti alla spedizione rischiavano tutto, vita compresa; ma quando la nave tornava al porto di Amsterdam con la sua merce, erano miliardi...

Cerco di riassumere un processo molto complesso, come se avvenisse tutto dentro un unico anno, anzi una "stagione" come si dice nel mondo del marketing.

Si inizia con i tecnici che, dopo aver sondato il mercato mondiale, decidono esattamente il tipo di musica che potrà essere vincente in questo momento, e inventano una personalità-cantante per rappresentarla.

Si passa poi ai tecnici che selezionano, tra migliaia di individui standardizzati, il/la giovane che incarni esattamente le esigenze della futura merce, in base a una serie di criteri psicofisici rigorosi.

Una volta ottenuto l'individuo giusto, una schiera di individui viene mandata a scolpirne la personalità, che per conformarsi totalmente, deve avere il giusto tocco di trasgressività.

Questi scultori lavorano a stretto contatto con chi diffonde l'immagine virtuale di questa personalità nei media di settore. Che non sono esattamente corrotti: diciamo piuttosto che sono stati creati all'esclusivo scopo di essere comprati.

Altre persone producono un intero mondo virtuale attorno alla falsa persona del cantante: c'è chi si assicura chi il disco venga sentito in determinate discoteche che a loro volta producono moda; c'è chi, usando il bastone e la carota, assicura che il disco riceva il dovuto spazio nelle grandi televisioni e così via.

Il prodotto finale è il simbolo insieme della cultura, dell'arte, degli Stati Uniti, della gioventù, della felicità nelle sue forme più immediate (ballo e sesso). E poiché l'Impero si rappresenta come padrone del mondo, il cantante simbolo, come i papi del passato, diventa simbolo del mondo intero.

Il cantante-simbolo è una variazione "unica" sullo stesso tema di sempre, del conformista trasgressivo che incontra il successo: si tratta di un personaggio che dovrebbe essere noto a chiunque abbia visto un film hollywoodiano. Il soldato che non mette minimamente in discussione che il proprio compito sia quello di uccidere e storpiare il massimo numero di esseri umani, ma che è simpaticamente insubordinato, e che un giorno ha un'intuizione individuale, che gli permette di mutilare, accecare e castrare più "nemici" di tutti gli altri.

Il conformista trasgressivo hits the jackpot, vince il premio della lotteria. Il premio deve avere le dimensioni con cui gli Stati Uniti si compiacciono di immaginarsi: ecco che il cantante-simbolo non riceve quello che sarebbe il proprio banale valore di mercato. No, deve essere sommerso da un mare di denaro-simbolo, che sembri in grado di realizzare qualunque sogno.

E badate che non abbiamo ancora parlato della "musica", cioè dell'oggetto del divieto iraniano. Che poi non è "musica", ma un'interazione scientifica tra le vette della tecnologia audio dei nostri tempi, e le vette della tecnologia video.

E' chiaro che tutto questo è un prodotto ideologico. Sta al capitalismo assoluto come una schiera di cantori di musica gregoriano sta alla cristianità.

Contro l'industria culturale statunitense, l'artigianato culturale iraniano può fare solo una di due cose. Scomparire del tutto, oppure imitare, il che equivale a cessare di essere se stesso. Ma anche imitando, non potrà mai sperare di competere. Al massimo, potrà ritagliarsi quegli spazi marginali e un po' tristi che nel nostro paese occupa la "canzone italiana".

Certo, sperare di combattere con successo videoclip di Hollywood ricorda gli aztechi che cercavano di combattere insieme i cavalli, i cannoni e le malattie degli invasori spagnoli.

Però la nostra vita è una cosa molto breve e fragile. Proprio per questo, conta solo con quale dignità l'abbiamo vissuta. Tanto, a vincere non vince mai nessuno. Nemmeno loro.