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Acqua salmastra

di redazionale - 13/11/2007

Il mare, aumentando di livello, risale le foci dei fiumi verso l’interno, sia in superficie, sia nelle falde. A causa di questo fenomeno, le popolazioni che vivono lungo le coste potrebbero perdere il 50% in più, rispetto a quanto previsto, di riserve di acqua dolce.
Questo secondo uno studio condotto dalla Ohio State University.

Considerando che il 40% della popolazione mondiale vive entro 60Km dalle coste, il problema potrebbe avere risvolti preoccupanti. A provocare più danni del previsto infatti sarà l’estendersi della zona salmastra sotterranea, in cui le acque dolci si diluiscono in quelle marine. Questa zona crescerà più velocemente e si estenderà ben oltre la zona di acqua salmastra superficiale.

Proiettando questi problemi nel futuro, si prospetta un maggior bisogno di infrastrutture per trasportare l’acqua da lontano (sempre che ce ne sia ancora) o di energia per dissalare l’acqua, quindi i costi, le emissioni e i consumi di fonti fossili aumenteranno per produrre beni di prima necessità, oggi disponibili in loco.

Motomu Ibaraki, della Ohio State University, ha simulato il comportamento dell’infiltrazione di acqua salina partendo dalle previsioni di innalzamento del livello dei mari contenute nel rapporto dell’IPCC e ha presentato i suoi risultati a Denver (Colorado), alla conferenza della Geological Society of America. Oltre alla perdita di costa, si potrebbero verificare quindi problemi per l’agricoltura e per il consumo umano di acqua.

In Italia il fenomeno è particolarmente evidente alla foce del Po, dove in tempi di siccità come nelle ultime estati, l’acqua saltata è arrivata fino a 25-30 km dal mare.