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Chi narra, oggi

di Piero Sorrentino - 13/11/2007

 

Chissà quanti, ascoltando dal vivo e in televisione la surreale conferenza stampa senza contraddittorio tenuta dal questore di Arezzo, a metà pomeriggio di ieri, si saranno chiesti se c’erano calcinacci volanti, sull’autogrill di Badia al Pino, dove Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio, è stato ucciso dalla polizia.
Perché per concedere un minimo di credito alla prima versione, quella appunto dei colpi sparati in aria da 70 e passa metri di distanza, e finiti chissà come, almeno uno, nel collo di un ragazzo di 28 anni seduto dietro a una Renault Scenic, bisogna proprio ricorrere al teorema di Piazza Alimonda, quello degli avvocati di Mario Placanica, il carabiniere che uccise Carlo Giuliani al G8 di Genova, e pensare appunto, come suggerirono quelli, che nel parcheggio dell’area di servizio, ieri, ci fossero calcinacci ambulanti capaci di deviare il colpo.

E tutto sommato, a confrontarla con la versione delle primissime dichiarazioni, secondo cui, sempre stando al questore, “non è certo che il colpo sia stato sparato da un poliziotto”, quella dei colpi in aria sembrava già un confortante passo in avanti.



Il racconto di fantascienza allestito dai vertici delle forze dell’ordine e dai mezzi di informazione andato in onda ieri è una delle più potenti narrazioni italiane dell’anno. Vera, purissima letteratura, di quella contundente, di quella che muove le masse. Per un giorno intero, il reale è stato abraso. Al suo posto, fin dall’inizio, quei fantastici narratori hanno infilato una perfetta astrazione dei fatti, contaminandoli con mezzi sapienti di demistificazione. Sugli schermi delle televisioni e dei computer, ieri, è andata in onda una gigantesca lezione di scrittura creativa. Il reale è zeppo di possibilità romanzesche, ci hanno insegnato. Rimodellando le forme del verosimile – non è mica un caso che le prime due azioni in assoluto, fatte dagli agenti sul posto, siano state quelle relative ad azioni di occultamento del visibile: stendere lenzuola bianche attorno all’auto e sequestrare i nastri con le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso dell’autogrill – i media e il Viminale hanno colpevolmente preparato il terreno per una giornata delirante, sfociata negli altrettanto deliranti assalti ai commissariati di polizia gestiti da truppe di delinquenti usciti dritti dritti da Distretto 13: le brigate della morte di Carpenter.

Perché nessuno ha detto subito, e con chiarezza, le cose come stavano? Perché le uniche schegge di verità sembravano conficcate paradossalmente nelle dichiarazioni che più ufficiali non si può, quelle del capo della polizia Manganelli, quando diceva “La polizia saprà assumersi le sue responsabilità” ?
E soprattutto e più di ogni altra cosa, perché nessuno ha detto che il calcio non c’entrava niente, e che tutto aveva a che fare con l’inspiegabile, paurosa, imbarazzante impreparazione di un agente di polizia che si mette a sparare, in corsa, a decine e decine di metri di distanza attraversando per di più, a quanto pare, una carreggiata autostradale, col rischio di colpire passanti in automobile? A chi è sembrata poco vendibile, poco appassionante, una storia monca di oppositori, quella di un poliziotto che ferma due auto per un normale controllo, sente strepiti e urla nel parcheggio dell’autogrill dal lato opposto al quale si trova, aziona le sirene, attraversa le corsie a piedi, immagina che le urla siano il segnale di una rapina, forse alla cassa dell’autogrill, forse ai benzinai dell’area di servizio, forse a un camionista in sosta, estrae la pistola, inspiegabilmente, pazzescamente spara due colpi, ammazza un ragazzo? Chi ha scelto di narrativizzare questa morte inserendola nello schema esplosivo del tifo italiano?
Chi ha così fortemente metabolizzato Morfologia della fiaba di Propp, ai piani alti della polizia e dei media?
Gabriele Sandri faceva il dj. Se si fosse trovato su quell’auto per andare a mettere musica a un rave e non per andare a vedere la partita a Milano, che racconto si sarebbe scelto di fare?

Alzi la mano chi non pensa che la chiarezza degli investigatori e la vera, onesta semplicità del racconto dei media avrebbero impedito gli scontri e i danneggiamenti e il fuoco e i feriti e gli arresti e gli assalti di ieri.