Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il mito della sicurezza produce mostri

Il mito della sicurezza produce mostri

di miro renzaglia - 13/11/2007


 


Il sicuro non vuole più sicurezza. E’ l’insicuro che la invoca...

Ma l’insicuro, nell’età della sicurezza, non si sente mai rassicurato abbastanza dalle sempre nuove misure a favore della sua protezione.

Anzi, a ogni nuovo delitto dice che c’è ancora molto da fare prima di sentirsi veramente al riparo dagli accidenti della vita.

Non c’è portone blindato, doberman nel giardino, pistola nel cassetto o alla cinta dei pantaloni, poliziotto di quartiere, polizia municipale, esercito nazionale che lo faccia sentire del tutto sicuro... Lui vuole di più, sempre di più...

Vuole l’esercito della salvezza da tutti gli imprevisti della vita: reali o ipotizzabili... Eserciti contro gli immigrati, eserciti contro i delinquenti: quelli comuni e quelli politici; contro la mafia, contro i trafficanti, i pedofili, la prostituzione, i venditori ambulanti, i lavavetri, i questuanti che lo infastidiscono all’uscita dalla messa...

Vuole il poliziotto stradale che, in un autogrill, pretende di sedare un diverbio sparando nel mucchio...

E mai che gli venga in mente, all'insicuro, che è la sua idolatria della sicurezza ad agitare gli assicuratori a mano armata...

Se per dirimere una querelle da due schiaffi e via, il sistema produce e propone chi spara e ammazza un ventisettenne in gita calcistica, a quale ente metafisico dobbiamo attribuire la responsabilità se non all’idolatrato dio della sicurezza?

Per chi ha elevato questo dio a valore supremo della “civile convivenza” (mi verrebbe da ridere se non ci fosse di che piangere...); insomma, per quelli che c’hanno il pallino del poliziotto nel dna e per i quali: “l’ordine e la disciplina, prima di tutto...” varrà il concetto:

“Se Gabriele Sandri, se ne stava a casa sua, invece di andare a vedere una stupidissima partita di pallone, mica gli succedeva niente...”.

Ma noi che viviamo d’altro, vivaddio!, e qualche volta viviamo persino di calcio; noi possiamo permetterci di valutare le insurrezioni popolari e spontanee del post delitto-Sandri, i cortei sassaioli che sono seguiti alla notizia del suo assassinio, come sintomi di guarigione e di risveglio dall’incubo dell’impero della sicurezza-ad-ogni-costo.