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La “class action”. Una conquista politica?

di Carlo Gambescia - 16/11/2007

 

"La class action, che cos'è?
Danni da prodotti difettosi, danni da fumo, danni da medicinali, danni da abuso di posizione dominante. Sono solo alcuni delle cause per cui, se la Finanziaria verrà approvata, i consumatori potranno chiedere risarcimenti alle grandi aziende. È la class action, terrore delle industrie americane , che dalla fine degli anni Sessanta sborsano cifre milionarie per pagare i danni a cittadini inferociti.La prima multinazionale messa sotto accusa fu proprio la General Motors, simbolo dell’industria statunitense, denunciata per l’inaffidabilità e l’insicurezza di un modello di auto che aveva prodotto. Era il 1965. In Italia, il primo tentativo di inserire nel nostro ordinamento l’azione risarcitoria collettiva, risale solo al 2001. Ma da allora le associazioni di consumatori conducono una battaglia asprissima perché anche da noi sia possibile far valere i diritti di chi compra e usa i prodotti.Con la class action, il consumatore diventa parte civile, e con lui l’intera collettività: la causa, quindi, non è più quella del singolo contro un gigante, ma quella di una comunità contro un’azienda. Chissà che ne penserebbero Parmalat, Cirio, piuttosto che la banca popolare di Lodi di quest’asso nella manica dei cittadini consumatori. A poche ore dall’approvazione del provvedimento, Confindustria l’ha già definito ‘una pesante minaccia’, ‘un atto grave di ostilità’ nei confronti dell’impresa”.

(Dall’Unità del 15.11. 07 -
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=70629)


Abbiamo ripreso, non a caso, questa notizia dal sito on line dell’Unità . Perché la “class action”, come il lettore avrà già scoperto da solo, viene presentata come una grande conquista sociale. Il che, come vedremo, è fuorviante.
Ora, che l’Unità sia passata da un pezzo dal sostegno alla lotta di classe al giacobinismo borghese e giudiziario, tra l'altro a senso unico, non è una novità. E non meriterebbe alcun commento. Ma questo sostegno alla “classe action” conferma il definitivo slittamento verso un riformismo liberal privo di qualsiasi contenuto socialista e persino migliorista. Perché? Per due ragioni.
In primo luogo, la class action, si muove nel quadro, se ci passa l’espressione probabilmente forte, del codice civile "borghese". Soprattutto nell’alveo culturale di una nuova figura sociale, quella del consumatore: frutto intellettuale di una "inascoltabile" ma abbastanza diffusa compilation di idee neoliberiste e liberal... Una figura che viene pompata dai media come l'ultimo ritrovato democratico. Mentre in realtà si tratta di un tentativo, finora riuscito, di mettere socialmente e politicamente fuori corso quelle molto più pericolose di lavoratore e proletario. Figure ritenute superate e inutili dai commentatori liberal, soprattutto dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Siamo, insomma, al culmine di un secolare processo di "imborghesimento" esclusivamente consumistico della classe operaia. Privo perciò di reali contenuti politici.
In secondo luogo, in Italia, dove a differenza degli Stati Uniti, la giustizia civile e penale non funziona, la class action finirà per andare a incagliarsi nei porti delle nebbie delle varie procure, dove una causa in primo grado dura tra i sei e gli otto anni. Solo in primo grado…
Una lentezza che ovviamente favorirà i detentori di maggiori risorse economiche: le grandi imprese, e non di certo le associazioni dei consumatori. Per farla breve: i nostri riformisti liberal dovrebbero farsi un esame di coscienza. E puntare non sulla class action ma sulla preventiva e necessaria riforma del nostro sistema giudiziario, al fine di renderlo più giusto, funzionale e produttivo. Il che però non li renderebbe popolari tra i magistrati...
Quanto alle bellicose dichiarazioni di Confidustria, si può solo pensare che siano legate alla necessità di coinvolgere soprattutto le medie imprese, quelle che potrebbero essere danneggiate economicamente dal provvedimento. Con ripercussioni sull'occupazione.
Ma, ripetiamo, anche in quest’ultimo caso si tratta sempre di questioni interne ai codici e alle leggi "borghesi".
Nessun socialismo, nessun migliorismo. Solo consumismo, autorizzato e difeso per legge. E ovviamente anche dall'Unità.