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Il Mostro MoSE

di Marco Cedolin - 16/11/2007

 

IN USCITA A GENNAIO IL NUOVO LIBRO DI MARCO CEDOLIN!

Grandi Opere

Patologia dello sviluppo industriale ed appropriatezza della decrescita locale

Arianna Editrice, 2008

Il 12 novembre 2006 il Consiglio dei Ministri ha approvato a maggioranza una relazione presentata dal Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro nella quale vengono respinti tutti i progetti alternativi al MoSE presentati ed esaminati nelle precedenti riunioni tecniche.
Anche il Mose come il TAV ha ricevuto dunque nuova linfa vitale e la patente di “opera prioritaria”.
Un’amara constatazione: la nuova maggioranza non accenna a discostarsi dalla politica “alla Lunardi” del precedente governo. Dove andremo a finire?


Il MoSE, come il TAV, è una sorta di anacronistico dinosauro che, nonostante le molteplici criticità e la natura obsoleta di un progetto “pensato” sul finire degli anni ’80, è riuscito ad arrivare fino ai nostri giorni: con il benestare di tutti i governi succedutisi negli ultimi 20 anni.
L’opera si propone di risolvere il grave problema delle acque alte che affligge Venezia e la sua laguna attraverso una serie d’interventi invasivi e costosissimi, del tutto inadeguati ad affrontare un fenomeno complesso e dalle cause composite come quello delle alte maree.
Nel corso dell’ultimo secolo il dislivello fra il suolo di Venezia e il livello del mare si è ridotto di circa 25 centimetri, facendo sì che i disagi connessi all’acqua alta (allagamento di piazze, abitazioni ed esercizi commerciali) siano aumentati in maniera considerevole, fino a mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza della città.
Il considerevole incremento dell’intensità e frequenza delle alte maree è sostanzialmente da imputarsi ad una serie d’interventi umani ispirati unicamente alla creazione del profitto e per nulla attenti ai delicati equilibri ambientali che caratterizzano la laguna. Gli esempi più eclatanti si possono riscontrare nel dissesto idrogeologico del territorio lagunare, indotto dall’approfondimento delle bocche di porto e dagli scavi dei canali portuali al fine di consentire il transito delle super petroliere, con la conseguenza di trasformare la laguna in un vero e proprio braccio di mare. Nella devastante serie di bonifiche che hanno sottratto il 30% dell’intera superficie lagunare all’espansione di marea, spesso per insediare stabilimenti industriali ed infrastrutture. Nello sfruttamento indiscriminato delle acque di falda, usate per alimentare e raffreddare i cicli produttivi del polo industriale di Porto Marghera.

L’insostenibile pesantezza del MoSE
Il MoSE, contravvenendo apertamente ai criteri fondamentali della Legge Speciale per Venezia (reversibilità, gradualità, flessibilità e sperimentabilità) non tenta di porre rimedio alle cause del problema delle acque alte, così come invece fanno tutti i progetti alternativi, ma interviene semplicemente sul fenomeno, ostentando gli stessi atteggiamenti invasivi ed impattanti che il problema hanno contribuito ad ingenerarlo.
Il fulcro del sistema MoSE sarà costituito da 79 paratoie d’acciaio pesanti circa 350 tonnellate e lunghe fino a 30 metri, che verranno posizionate alle bocche di porto, incernierate dentro a cassoni di calcestruzzo armato del peso di 12.500 tonnellate l’uno. Tali paratoie ripiene d’acqua e affiancate l’una all’altra in modo da creare una barriera, in condizione di riposo resteranno adagiate nelle loro strutture di alloggiamento senza sporgere al di sopra del fondale. Nel caso di maree superiori ai 110 centrimeti, le paratoie verranno svuotate tramite l’immissione di aria compressa e si solleveranno fino ad emergere ruotando intorno all’asse delle cerniere, creando così una sorta di diga mobile in grado d’isolare temporaneamente la laguna dal mare.
Oltre alle paratoie il progetto comporterà l’installazione di 12.000 pali di cemento armato e di 5960 palancole metalliche lunghe fino a 28 metri, lo sbancamento dei fondali alle bocche di porto dragando circa 5.000.000 di m³ di materiale sedimentato attraverso centinaia di anni e la ricopertura degli stessi (al fine di proteggerli dall’erosione marina) con 8.575.000 tonnellate di pietrame proveniente da cave nazionali ed estere. Ci sarà spazio perfino per la costruzione di una vera e propria isola artificiale della lunghezza di 500 metri, destinata a fare da spalla per le barriere mobili e ad ospitare i generatori a gasolio di potenza assimilabile a quella di una centrale elettrica, indispensabili per la produzione dell’aria compressa.

Violentare il territorio e sprecare denaro
Già attraverso la lettura di questi dati si può comprendere l’assurdo “gigantismo infrastrutturale” del MoSE, destinato a tradursi inevitabilmente in un altissimo costo di costruzione – circa 4,3 miliardi di euro – , e di gestione – circa 60 milioni di euro l’anno e nei lunghissimi tempi che sarebbero necessari per portare a termine il progetto, circa 10 anni. Appare inoltre evidente come la messa in essere di opere così faraoniche e fortemente impattanti sull’ecosistema lagunare abbia per forza di cose carattere di assoluta irreversibilità.

79 paratoie d’acciaio del peso di 350 tonnellate l’una e di 30 metri di lunghezza
cassoni di cemento armato del peso di 12.500 tonnellate
12.000 pali di cemento armato
5960 palancole metalliche
Come possono questi numeri accordarsi con una visione di rispetto tutela e misura del territorio e degli esseri che lo abitano?


Oltre alle criticità connaturate nella sua prerogativa di violentare in maniera irreversibile il territorio, il sistema MoSE si presenta come un progetto di scarsa utilità nel preservare Venezia dal fenomeno delle acque alte, poiché, intervenendo solo sulle maree superiori ai 110 centimetri, rimedierebbe solo al 5% degli allagamenti che si verificano ogni anno.
I dati statistici concernenti l’ultimo decennio indicano che una struttura come quella del MoSE sarebbe stata attivata, mediamente, solamente tre volte l’anno, a fronte di oltre una cinquantina di casi di acque alte inferiori ai 110 centimetri. Inoltre, se nei prossimi decenni continuerà l’innalzamento del livello marino in conseguenza dell’effetto serra, il MoSE perderebbe anche la poca utilità residuale, diventando di fatto completamente inutilizzabile.

L’audace colpo dei “soliti noti”
Se alla scarsa o nulla utilità del progetto aggiungiamo i pericoli legati alla possibilità d’infiltrazioni di gas metano e anidride solforosa attraverso le solette dei manufatti in calcestruzzo, la pesante penalizzazione delle attività di pesca in laguna, i gravi intralci alla navigazione dei pescherecci che verranno a determinarsi, i danni al turismo indotti da almeno 10 anni di grandi cantieri, ecco che abbiamo il quadro generale di un’opera destinata a danneggiare tutti coloro che avrebbero dovuto trarne vantaggio, per compiacere invece un unico soggetto.
Tale soggetto è rappresentato dal Consorzio Venezia Nuova, un potente pool d’imprese che in qualità di General Contractor si pone come concessionario unico per gli studi, le progettazioni e la messa in essere dell’intero complesso d’infrastrutture che verranno finanziate interamente attraverso il denaro dei contribuenti.
All’interno del Consorzio Venezia Nuova possiamo ammirare quasi tutti i nomi di spicco dell’imprenditoria delle costruzioni, che da decenni stanno accumulando immense fortune finanziarie attraverso la costruzione delle grandi infrastrutture, in Italia e nel mondo: da Impregilo (vera e propria multinazionale del cemento e del tondino) ad Astaldi (altro colosso del settore), passando attraverso l’Impresa Costruzioni ing. E. Mantovani s.p.a. (monopolista delle costruzioni in Veneto) e svariate società facenti parte dei gruppi IRI, ENI e Mazzi.
Ancora una volta lo Stato, invece di procedere al risanamento della laguna che versa in condizioni disastrose, preferisce destinare somme estremamente rilevanti (che i nostri conti pubblici non possono permettersi) alla costruzione di opere mastodontiche ed estremamente impattanti che aumenteranno l’indebitamento pubblico e creeranno nuovi problemi.


Segnalazioni librarie:


Marco Cedolin,
T.A.V. in Val di Susa
Prefazione di Massimo Fini I progetti, i costi e i benefici della costruzione delle linee ferroviarie per i treni ad Alta Velocità/Capacità, una serie di opere faraoniche inutili dal punto di vista economico, ecologico e strategico. Per sostenere tali opere la collettività sarà costretta a pagare...