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Banca mia fatti capanna

di Eugenio Benetazzo - 16/11/2007

 

Ma cosa è successo al panorama bancario italiano ? Come siamo arrivati noi italiani ad avere un pool di istituti di

credito, probabilmente i peggiori al mondo, che si contendono ogni giorno il raggiungimento di posizioni

dominanti nel mercato ? Cosa è successo in meno di vent’anni da infrangere per sempre il rapporto fiduciario tra

banca e cliente tanto che oggi il piccolo risparmiatore italiano non si fida più di nessuno ? Che cosa ha

trasformato le banche nel tuo peggior nemico ?

Per spiegare quello che è successo dobbiamo tornare indietro di oltre quindici anni quando il panorama bancario

italiano era costituito da una distesa prateria di piccoli istituti di credito con spiccata vocazione territoriale, nella

quale spadroneggiavano anche tre colossi nazionali, la Banca Nazionale del Lavoro, il Credito Italiano e la

Banca Commerciale Italiana, tre banche storiche di diritto pubblico che erano presenti per prestigio e diffusione

capillare su quasi tutte le piazze provinciali del paese con le loro mastodontiche agenzie di sportello.

Ricordo ancora il mio primo libretto di risparmio aperto in prima media presso la Cassa di Risparmio di Verona,

Vicenza, Belluno ed Ancona, successivamente trasformatasi in Cariverona e poi tristemente fagocitata nel

gruppo bancario denominato Unicredito. In quel tempo non esisteva l’esigenza viscerale di competere tra

banche e banche, in quanto ogni istituto aveva trovato una propria dimensione e sviluppo legato alle

caratteristiche del territorio ed a una propria vocazione imprenditoriale. Gli sportelli di banche differenti presenti

su una stessa piazza si facevano concorrenza sulle modalità di erogazione del servizio e sul rapporto umano

che si instaurava con il personale che vi lavorava.

Vent’anni fa sarebbe stato impossibile che un direttore di banca vi proponesse di investire su un’obbligazione

strutturata emessa da chi sa chi e per Dio sa cosa: i prodotti di risparmio tipici proposti erano i titoli di stato, i

pronti contro termine, i certificati di deposito oppure le obbligazioni emesse dalla stessa banca: prodotti a

capitale protetto e rendimento garantito.

I correntisti ed i risparmiatori erano trattati allora come persone con specifiche esigenze sociali ed

imprenditoriali, e non come avviene ora alla pari di insignificanti numeri di conto corrente a cui addebitare costi

ed oneri di fantasia congiuntamente all’offerta di una copiosa varietà di prodotti porcheria.

Come siamo arrivati, allora, all’attuale situazione di mercato ? La risposta è piuttosto semplice: ottimizzazione

dei costi e massimizzazione dei profitti. Le tanto osannate dottrine sui processi di arricchimento facilitato che si

insegnano in quelle fabbriche di replicanti clonati, che vengono definite business schools, hanno trovato prima

applicazione proprio nel mondo bancario. Fu così che alcune banche comprendendo la possibilità di competere

sui mercati internazionali in vista della definizione di un grande mercato unico europeo iniziarono ad unire le

forze nelle maniere più subdole: fondendosi, fagocitandosi o incorporandosi.

Questo processo portava ad aumentare spaventosamente la loro redditività in quanto se gli attivi dei patrimoni

venivano sommati, lo stesso non avveniva per i costi, i quali subivano invece un consistente ridimensionamento

(chiusura di filiali doppie sulla stessa piazza e licenziamento del personale in esubero).

Lentamente negli anni hanno preso forma i gruppi bancari che conosciamo tutti ed allo stesso tempo si sono

verificati i grandi scandali finanziari che hanno depauperato intere generazioni di risparmiatori italiani. Anche

questo è stato dovuto alla trasformazione del sistema bancario italiano, il quale ha iniziato a fare i conti con la

prima legge del mercato dei capitali ovvero il rendimento in termini percentuali tra il dividendo erogato ed il

prezzo di una singola azione.

La necessità di conseguire utili e rendimenti sempre più crescenti ha spinto i banchieri ad individuare nuove

aree di profitto senza compromettere o aumentare l’esposizione al rischio della banca: per quanto motivo sono

proliferate commissioni, oneri e costi per servizi di base (che in molti paesi sono completamente gratuiti).

Parallelamente si è sviluppato anche uno straordinario mercato di prodotti porcheria per la gestione del

risparmio, infatti questi gruppi bancari si sono resi conto che è molto più conveniente per i loro bilanci e per il

loro profitto, gestire i vostri risparmi applicandovi oneri e commissioni senza così esporre la banca in alcun modo

al rischio imprenditoriale.

Il marcio del sistema ha trovato la sua massima manifestazione quando i grandi gruppi bancari hanno

individuato nell’utilizzo del budget, lo strumento di eccellenza per la propria pianificazione aziendale. Con il

budget, infatti, si stabiliscono a priori i risultati che il gruppo bancario deve conseguire per massimizzare il suo

profitto e a questo dictat si devono prostrare tutti i dipendenti della banca, dai funzionari ai cassieri.

Non cè da stupirsi quindoi se esistono banche che concedono in comodato gratuito una Ferrari per una

settimana come bonus o incentive per il raggiungimento del budget ad un direttore di filiale, se questo è riuscito

a far erogare un determinato numero di mutui ipotecari ad intervento integrale (quindi 100 %) a condizioni

proibitive (mi piacerebbe potervi fare i nomi e cognomi) !

Non mi dilungo sul personale di sportello, soggetto ad un tasso di turnover improponibile (ogni mese avete un

referente diverso), nella maggior parte dei casi, vi trovate di fronte a persone frustrate, impantanate in un lavoro

che non ha futuro, destinate per anni a contare il denaro e gli assegni, oppure a passare carte su carte tra lo

sportello e la direzione amministrativa. Ecco il motivo per cui non vi dovete fidare di quello che vi propongono:

perché quello che vi viene presentato, deve prima portare ricchezza alla stessa banca.

Questa trasformazione del sistema bancario ha tuttavia prodotto o indirettamente causato anche un effetto

collaterale, che forse non si era opportunamente valutato: per la prima volta si è venuto ad infrangere il rapporto

fiduciario che si riponeva nelle banche o nelle persone che vi lavorano, dubitando profondamente su tutto quello

che viene raccontato od offerto allo sportello. Non a caso sono ripresi con grande frequenza e dimensione

fenomeni di espatrio di capitali (a volte anche con modalità illegali) nei confronti di centri finanziari ritenuti

storicamente più seri ed affidabili.

Comunque questo paese e la sua inerte classe politica lasciano veramente poco a che pensare, ma ancor di

più la sua popolazione: se gli toccate la squadra di calcio allora preparatevi a vedere scali e porti marittimi

bloccati da orde di tifosi che barricano gli accessi, mentre se qualcuno (coperto dalla compiacenza politica di chi

ci governa) vi sottrae illegalmente 50 euro dal vostro conto corrente, vi limitate semplicemente a lamentarvi stile

bambino dell’asilio a cui hanno rubato la merendina. Chi è causa del suo male, pianga se stesso.

Eugenio Benetazzo

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