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Le radici economiche dell’immigrazione

di Pierluigi Paoletti - 17/11/2007

 

La famiglia, le radici, la comunità, sono per ogni essere umano una parte fondamentale della

propria vita. Se attraverso la leva del bisogno lo si spinge ad emigrare in altri paesi con altre

culture, religione, modi di vita ecc, si attua una forzatura e si crea uno scompenso in lui e

nella nuova comunità che lo accoglie. I recenti fatti di cronaca ci spingono ad affrontare il

tema dell’emigrazione/immigrazione da un punto di vista prettamente economico per

cercare di comprendere a fondo questo fenomeno.

L’attuale sistema economico ha necessità della povertà per alimentare la continua corsa alla

ricchezza e non è un controsenso. Ogni paese, prima delle aperture delle frontiere, aveva il

suo “sud” ovvero una sacca di povertà con cui alimentare il flusso di manodopera a basso

costo, se non c’era si creava ad arte spogliando una zona di ogni risorsa possibile. Un po’

come avvenne con l’unità d’Italia, ma questa dinamica è continuata fino ad oggi, con il

nostro Sud che fino all’arrivo dei piemontesi in cerca di ricchezze con cui salvarsi dalla

bancarotta, era un paese ricco e benestante

http://209.85.129.104/search?q=cache:URXXM7N3ZG8J:www.adsic.it/economiasociet%C3%A0/Banco_di_Napoli.ht

m+Banca+del+piemonte+unit%C3%A0+d%27italia&hl=it&ct=clnk&cd=2&gl=it. Ma possiamo ricordare

anche tutti i paesi ricchi di materie prime, come quelli del continente africano, depredati e

costantemente impoveriti dai paesi “colonizzatori”. Dopo averli depredati e tolti di ogni

risorsa, si sfrutta la manodopera, a quel punto gratuita, come nel caso dei “negrieri” del

1800, o comunque a basso costo, per i lavori umili, faticosi, pericolosi che altrimenti

sarebbero costati molto di più. In questo modo si raggiungeva un duplice scopo, quello di

spezzare la resistenza di quelle comunità privandole delle cose più care su cui un uomo deve

poter contare per diritto di natura, ovvero le radici, la famiglia ed il suo diritto alla

sopravvivenza e attraverso questo, mantenere in stato di continuo asservimento e controllo i

paesi o le zone del paese depredate.

La globalizzazione ha dato nuova linfa a questo processo e si è permesso alle aziende di

andare a produrre nelle zone del pianeta sapientemente lasciate povere scientificamente

dalla parte ricca e opulenta del globo, continuando ad alimentare il flusso di disperati in

cerca di sopravvivenza e alla rincorsa di un sogno verso i paesi ricchi. La differenza rispetto

al passato è che oggi i negrieri moderni si fanno pagare, anche profumatamente, per

“deportare” questi disperati. Avviene in Usa con i messicani e con i popoli del sud america,

come in europa con i deportati dai paesi in guerra o paesi africani.

Questi “trapianti” di popoli e persone con culture e razze profondamente diverse, se

alimentato dal bisogno economico e non da una libera volontà di condividere culture e

conoscenza, è una miscela esplosiva, usata ad arte anche questa volta per destabilizzare i

paesi ricchi alla fine di un grande ciclo economico come quello iniziato nell’occidente nel

dopoguerra.

In questo periodo storico infatti, anche i paesi ricchi sono in una fase critica dettata dal fatto

che la forza produttiva è andata a cercare utili sempre maggiori in Asia, l’Africa ancora si

lascia come ultima opzione, impoverendo sempre più i paesi che per mantenere lo stesso

tenore di vita si sono indebitati a livelli mai visti fino ad oggi.

Aumentando il disagio finanziario delle popolazioni, fino ad allora ricche, ecco che si

acuiscono anche le differenze etniche, di religione ecc.

Con questa leva si è cercato di portare il mondo ad una “distruzione programmata”, il

famoso scontro di civiltà, periodicamente necessaria al sistema economico e finanziario per

continuare a perpetrare i suoi perversi meccanismi di sottrazione di ricchezza.

La destabilizzazione di un paese può anche venire dalla unificazione finanziaria e politica

dei territori come è avvenuto con l’unione europea e i paesi dell’est europa e avverrà negli

Stati Uniti e Canada se si darà corso all’unificazione del nord america e anche lì ad una

nuova moneta unica, l’Amero.

La realtà italiana è un esempio clamoroso di questa politica di destabilizzazione. Infatti

negli anni passati le leggi dello stato favorivano l’immigrazione e quindi alimentavano

lavoro nero e utili delle imprese con meno scrupoli, poi con l’avvento della globalizzazione,

molte aziende hanno delocalizzato nell’europa dell’est o in Asia e anche gli immigrati non

avevano più lavoro. Nonostante ciò negli ultimi anni si è assistito, da parte della malavita

organizzata, ad un aumento del flusso di disperati che sono continuati a sbarcare sulle nostre

coste ininterrottamente. Nel medesimo momento l’ampliamento dell’unione europea ha

permesso l’entrata non controllata in Italia, mentre invece negli altri paesi si regolamentava

l’entrata dei membri dell’unione europea dall’est, di almeno un milione di rumeni in cerca

di fortuna visto che lo stipendio medio in Romania è poco più di 300 euro.

Il sospetto è che non sia una causalità, ma un preciso disegno di destabilizzare con una

strategia del terrore un paese come il nostro che come sappiamo è entrato nella fase due

della svendita totale, dopo il primo attacco sferrato nel 1992, con la complicità, esattamente

come in quegli anni, di politici e banchieri.

L’ultimo e il più eclatante episodio nel mondo di “trapianto”, perennemente in crisi di

rigetto, è stato quello dello stato di Israele negli anni successivi alla seconda guerra

mondiale. Ovviamente dettato da ragioni economiche e strategiche, non è passato anno che

il popolo derubato del corpo e dell’anima, quello palestinese, non abbia cercato di opporsi

con tutte le forze a questo “esproprio” illegittimo. Israele con tutta la sua forza e la sua

potenza, ancora dopo ormai 60 anni non è riuscito ancora ad avere ragione di un popolo

inerme che preferisce morire che cedere quello che ha di più caro, il rispetto di sé stesso.

Capendo le ragioni e le finalità di queste continue migrazioni di persone e popoli risulta

lampante che non potrà mai esserci la tolleranza, l’unione e la concordia auspicata dalle

autorità religiose. La vera unione e tolleranza fra i popoli si avrà solo ed esclusivamente

quando ogni persona su questa terra avrà l’opportunità di rimanere nel proprio territorio di

origine e avrà ogni cosa necessaria a soddisfare i propri bisogni, quelli della sua famiglia e

comunità. Solo dopo si potrà parlare di integrazione e concordia perché non sarà più il

bisogno di soddisfare i bisogni primari a far lasciare i propri affetti, le proprie radici, ma la

volontà di conoscere e di entrare in comunione con culture differenti e solo in questo caso la

comunità mondiale potrà crescere insieme, ma sarà una libera scelta e non un pressante

bisogno.

Per cambiare il mondo è necessario cambiare il modo di fare economia, se capiamo questo,

siamo già un bel pezzo avanti e i nostri sforzi di risollevare le sorti delle economie locali

con il principio della solidarietà e della crescita sostenibile, va proprio in quella direzione.

Per avere più chiari i meccanismi che stanno alla base di questo sistema economico

consigliamo di leggere due nostri articoli: il commercio senz’anima

http://www.centrofondi.it/articoli/commercio_anima.htm e la dittatura del commercio

http://www.centrofondi.it/articoli/dittatura_commercio.htm .

Sul fronte dei mercati azionari, nonostante che la forza dell’euro faciliti gli investimenti sui

mercati europei (guadagnando anche sulla valuta), siamo probabilmente ad un punto di

svolta sul mercato italiano

Il Mibtel dal 2003 ha ritracciato il 100% raggiungendo i livelli del marzo 2000 ma non è

riuscito a superarli infrangendo la trend line che univa i minimi del 2003.

Anche le medie mobili che rappresentano il ciclo a 4 anni si sono incrociate e i cerchi rossi

evidenziano come l’incrocio delle medie mobili abbia dato inizio alla fase di ribasso del

ciclo.

La fase di ribasso vera e propria inizierà alla rottura della linea rossa (fig. sotto). Nel breve

termine è possibile un rialzo dettato dal doppio minimo che farebbe fare un tentativo

all’indice di ritestare il massimo del 12 ottobre scorso.

Poiché mediamente le borse anticipano di 6 mesi l’andamento economico, aspettiamoci un

2008, come del resto già annunciato da molti mesi su questi report, piuttosto brutto.

A novembre 2008 ci saranno anche le elezioni americane quindi è possibile un tentativo

temporaneo di risollevare l’economia, ma sarà solo un “tentativo”.

That’s all folks