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Inquinamento aereo, mettiamo dei limiti

di Marinella Correggia - 19/11/2007

 

Il Parlamento europeo ha votato in plenaria un provvedimento che emenda la Direttiva 87 del 2003 così da includere nello schema europeo di scambio delle emissioni anche i voli aerei, di qualunque vettore, in partenza e in arrivo nel blocco delle 27 nazioni Ue, con decorrenza dal 2011. Lo schema pone dei limiti alla quantità di CO2 che un'industria può emettere obbligandola, se il tetto viene superato, ad acquistare diritti di emissione da chi ha risparmiato. Finora il settore aereo ne era esentato il che, insieme ad altri privilegi di cui gode, configura non solo una concorrenza sleale nei confronti di altri mezzi di trasporto ma anche una grave minaccia climatica: ha infatti permesso a un modo di viaggiare altamente energivoro di crescere esponenzialmente negli ultimi decenni.
Il provvedimento europeo in questione, che prima di diventare legge deve andare ai governi nazionali per potenziali cambiamenti e per l'approvazione (la discussione a dicembre), stabilisce che le compagnie aeree devono acquistare all'asta per il 25 per cento, a partire dal 2011, dei permessi di emissione quando superano un tetto del 70 per cento più elevato rispetto alle emissioni del 1990. È altri settori hanno invece dovuto tagliare le proprie emissioni rispetto al 1990, sulla base del Protocollo di Kyoto. Ma la proposta della Commissione Ue, redatta nel dicembre 2006, era ancora più permissiva. Joao Vieira di Transport and Environment (T&E), la federazione europea di organizzazioni ambientaliste che ha fatto molta lobby in materia, non è soddisfatta del risultato: «Gli eurodeputati rischiano di perdere la propria credibilità in materia di lotta ai cambiamenti climatici; l'anno scorso avevano riconosciuto la necessità di un approccio drastico rispetto alle crescenti emissioni del settore aereo, con obiettivi in linea con quelli fissati per gli altri settori. Ma hanno subito la pressione dell'industria. Di positivo c'è il parziale riconoscimento del fatto che l'impatto climatico dell'aviazione non si misura solo in emissioni di CO2: queste vanno moltiplicate per due così da tener conto dell'ossido di azoto e inoltre in futuro occorrerà calcolare gli effetti delle scie». Inoltre il Parlamento ha stabilito che il settore aereo potrà comprare diritti di emissione da altri settori - un facile giochetto - solo dopo aver migliorato l'efficienza degli aerei.
La contabilizzazione delle emissioni sulla base di Kyoto non ridurrà di molto la crescita vorticosa del consumo di kerosene e dunque l'impatto climatico dell'aviazione: non costa molto acquistare permessi. T&E, dunque, da tempo auspica un altro e ben più efficace provvedimento: una bella tassa sul kerosene, come ce ne sono sugli altri carburanti. La sua assenza equivale a un sussidio di 35 miliardi di euro all'anno... Solo tre paesi nell'area europea hanno questa tassa: Norvegia, Svizzera e Paesi Bassi. Del resto, mentre per altri settori si può pensare all'energia solare o a qualche forma sostenibile di biomassa, l'intensità energetica legata a un grosso aereo di linea è tale da impedire alternative non fossili.
Cominciare a discutere di una tassa avio, anche a livello italiano, sarebbe una bella mossa in vista della Conferenza sul clima a Bali, dove si porranno le basi per il dopo-Kyoto: nientemeno che per evitare il suicidio collettivo. Ormai perfino l'International Energy Agency (Iea), organo consultivo indipendente vicino ai paesi ricchi, è preoccupata. Nel suo rapporto World Energy Outlook 2007 appena pubblicato calcola che ai ritmi attuali di aumento nel consumo di combustibili fossili, nel 2030 le emissioni di gas serra saranno cresciute del 57 per cento, il che secondo il rapporto significherebbe un aumento della temperatura di disastrosi 3 gradi nel 2030 per arrivare a catastrofici 6 nei decenni successivi. L'Ipcc dell'Onu ha raccomandato che entro il 2050 le emissioni siano ridotte del 70 per cento rispetto al 1990, solo così si potrà evitare il peggio. Forse. Per l'Iea, occorre una «azione politica eccezionalmente vigorosa».