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Non si uccidono così neppure i cavalli

di Oscar Grazioli - 20/11/2007

 
Non ne sappiamo i nomi, non ne conosciamo il passato, ma il loro futuro è segnato, scandito dai pochi giorni che mancano, prima che la siringa inietti nelle loro vene il cocktail della "buona morte". Sappiamo che sono tre cavalli, gentilmente forniti alla facoltà di veterinaria di Bologna da una ditta di Castenaso, per essere sottoposti a uno di quegli esperimenti che, come sta scritto nel protocollo inviato al ministero della Salute, è finalizzato a far sì che "le nozioni acquisite possano essere successivamente applicate alla medicina umana e veterinaria”. Figuriamoci se mancava il riferimento alla salvezza dell'uomo! Tanto, dai tendini di Varenne a quelli di Ibrahimovic che differenza volete che ci sia? Già che c'erano potevano allargare l'esperimento a qualche levriero, campione di cinodromo. Cani, gatti, cavalli, topi, scimmie. Tutti in prima fila (obbligati) per la salvezza della salute umana. Peccato che gli organismi siano un tantino diversi e che buona parte dei ricercatori moderni si è accorta che la sperimentazione sugli animali, e la conseguente estrapolazioni dei dati all'uomo, sia fuorviante e porti a risultati talvolta devastanti per quella salute umana che tanto pomposamente si vuole difendere. Personalmente mi accontenterei di un'ecografia in tempi non biblici.

Ma veniamo alla ricerca condotta sotto la guida del famoso Cesare Galli, veterinario di fama, noto per il suo vivo interesse verso la donazione animale. Questa volta si trattava di mettere in anestesia un certo numero di cavalli, provocargli delle lesioni ai tendini delle zampe anteriori e poi lasciarne un gruppetto al corso della natura, mentre altri due gruppetti avrebbero beneficiato dell'iniezione di cellule staminali potenzialmente in grado di accelerare la guarigione. Solo sulla zampa sinistra però, alla destra niente, per un ulteriore paragone. E come si fa per vedere se un tendine è malato o in via di guarigione o sta lì a mezza via? Semplice. Una serie di ecografie o delle biopsie nei casi più dubbi, come si suole in campo umano? No, più semplice ancora. Si ammazzano i cavalli (chiedo venia, si pratica l'eutanasia) così non c'è nessuna difficoltà a prelevare un metro di tendine e a fare tutte le indagini che occorrono. Naturalmente Cesare Galli non è solo in questa ricerca che potrebbe cambiare radicalmente il futuro dell'ippica mondiale. Assieme a lui ci sono ben otto laureaci, il prof. Spadari, responsabile dell'esperimento, il prof. Cinotti responsabile dei controlli e il responsabile dello stabulario. Un plotone di ricercatori, sostenuti dal preside della facoltà, il prof Prosperi che, stizzito dal clamore inopportuno suscitato dalla LAV, pare abbia dichiarato. «Questi sono cavallacci che erano destinati al macello. Non facciamola tanto grossa». Facciamola grossa invece, professore, visto che al ministero si chiedeva l'uso e la soppressione di 15 cavalli e non dei miseri 3 concessi.
Intanto si sono mobilitati trasversalmente numerosi parlamentari, per salvare i cavalli, mentre migliaia di firme stanno affluendo alla LAV che, tramite il suo legale Giovanni Adamo, ha promesso una battaglia legale contro questa "esecuzione". Quei cavalli feriti e senza nome hanno già chi li vuole accogliere e sussurrargli due paroline dolci nelle orecchie. Anche noi di Libero. (quotidiano "Libero")
Fonte: www.anmvi.it