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Terza guerra mondiale: cosa c'entra l'Iran?

di Aleksandr Koldobskij* - 20/11/2007




Nicolas Sarkozy ha dichiarato di recente a Washington che sarebbe possibile risolvere il problema nucleare iraniano per mezzo di sanzioni prese dalle Nazioni Unite e dall'Unione Europea, ma si è affrettato a esprimere una riserva sulla "volontà di dialogare con Teheran". Secondo il presidente francese, se il possesso di armi nucleari da parte dell'Iran è inammissibile il perseguimento del "nucleare pacifico" dovrebbe essere consentito a tutti, anche a quel paese.
È improbabile che questo atteggiamento nei confronti della questione iraniana sia piaciuto all'ospite George W. Bush. Infatti non molto tempo prima il presidente americano aveva fatto un appello per "impedire all'Iran di accedere alle tecnologie nucleari al fine di evitare una terza guerra mondiale".

"La parola è un simbolo della rappresentazione della realtà". In base a questa definizione logica è possibile concludere che se George Bush ha nominato la terza guerra mondiale significa che ne ha una nozione reale. Ma quale potrebbe essere lo scenario?

Nessuna logica può contribuire a spiegare il collegamento tra terza guerra mondiale e Iran. L'Iran non è nelle condizioni di guidare alcuna significativa coalizione in una guerra mondiale, né adesso né in un prevedibile futuro. Così come non può neanche rappresentare un casus belli per lo scontro di tali coalizioni. Qualsiasi avventura militare da parte dell'Iran porterebbe istantaneamente alla sconfitta e alla sparizione di questo stato dalla carta politica del mondo. Inoltre, se gli eventi dovessero prendere questa piega, l'Iran non potrebbe sperare di attirarsi alcuna simpatia.
D'altro canto, non è possibile escludere un'operazione militare statunitense in Iran. Le conseguenze di una tale follia politica sarebbero pesantissime, sia per Teheran che per Washington. Quello che sta ora accadendo in Iraq sembrerebbe un gioco a guardie e ladri, in confronto. Ma neanche in quel caso scoppierebbe una terza guerra mondiale. Nelle condizioni attuali una guerra mondiale potrebbe essere innescata solo dallo scontro militare diretto tra le maggiori potenze nucleari, e questo significherebbe anche la fine della storia.

Le posizioni della Russia e degli Stati Uniti rivestono un'importanza cruciale nello scenario di un'ipotetica terza guerra mondiale, perché le armi nucleari di questi paesi (a differenza degli altri Stati, compresi quelli nucleari) svolgono un ruolo fondamentale nel mondo contemporaneo. Sarebbe non solo politicamente ingenuo ma anche formalmente sbagliato dire che le due superpotenze non sarebbero trascinate nel conflitto. L'alleanza tra questi due paesi renderebbe immediatamente impossibile per definizione una terza guerra mondiale. Ma se per Bush la terza guerra mondiale è possibile, allora lo è anche uno scontro militare di grandi proporzioni tra gli Stati Uniti e la Russia.

In un'epoca "pre-nucleare", per riprendere le parole del teorico militare tedesco Karl von Clausewitz , la guerra poteva ancora essere considerata come la continuazione della politica con altri mezzi. Ma una guerra tra due potenze che detengono un arsenale nucleare ad altissimo potenziale è per definizione una guerra in cui non possono esserci vincitori. Tutti i sogni di una vittoria militare si scontrerebbero con l'inevitabile prospettiva di bruciare nelle fiamme della rappresaglia nucleare. È solo una questione di tempi: colpire per primo significa morire per secondo.

Dato che il presidente degli Stati Uniti parla di terza guerra mondiale in un discorso in cui la minaccia iraniana è "tirata per i capelli", le conclusioni per la Russia non possono che essere allarmanti. Il messaggio del presidente americano è il seguente: per conseguire i propri obiettivi gli Stati Uniti sono pronti a scatenare la terza guerra mondiale, senza prestare attenzione né ascolto ad alcuno. La logica elementare non consente altre conclusioni.

Resta solo da sperare che le parole di George Bush appartengano alla stessa categoria dei discorsi in cui ha confuso il Brasile con la Bolivia, l'Austria con l'Australia (anche se non si capisce con cosa possa essere confusa la terza guerra mondiale). Se i viennesi si sono limitati a scrivere sarcasticamente sui manifesti "In Austria non ci sono i canguri!", nell'altro caso non si tratta solo di ignoranza, ma di arrogante disprezzo nei confronti delle sorti dell'umanità, americani inclusi. Si tratta di un arroganza esercitata non a livello nazionale, ma a livello socio-biologico, perché la terza guerra mondiale e la scomparsa della civiltà umana dalla faccia della terra sono sinonimi.


*vice direttore dell'Istituto per le relazioni internazionali

Originale da: http://rian.ru/analytics/20071109/87356610.html

Articolo originale pubblicato il 9 novembre 2007.

Tradotto da Manuela Vittorelli, membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.