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Mercato degli schiavi

di Antonello Molella - 20/11/2007

     

 

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Legge 30 (o Biagi), contratti a tempo, a progetto e di “collaborazione” – leggi: di sfruttamento -: nient’altro che un espediente per condannare all’incertezza perenne la vita di chi lavora. La paura di non vedere riconfermato il proprio posto di lavoro da un giorno all’altro è sempre dietro l’angolo, e il terrore di non portare nulla a casa è ormai una psicosi di massa.
Grazie alla libertà che questi contratti conferiscono ai datori di lavoro, tutto è arbitrario: se non mi servi più, fuori dalle palle. Persone trattate come merce di scambio, costrette a vagare da una azienda all’altra per stipendi da fame e contratti di una manciata di mesi. Si lavora tremendamente di più per cercare di mantenere il proprio piccolo spazio vitale, si è costretti spesso a fare due o più lavori, con la conseguenza di vedere annullare il proprio tempo libero (che già in questa formula sottintende che l’altro tempo, quelle del lavoro, sia un tempo “schiavo”).
Si è facilmente sostituibili con altri schiavi in qualsiasi momento, la professione e la persona sono scindibili: quello che fai tu, lo può fare qualcun altro. “Devi lavorare e guadagnare”, per soddisfare i richiami voluttuosi di un mercato insaziabile: questo il dogma. Il tempo per se stessi è un concetto che il sistema economico non ammette.
E’ un sistema morboso, che annichilisce le persone e le rende sudditi flagellanti, costretti ad una situazione insostenibile. Il sogno dell’uomo, da sempre,  è stato di lavorare meno, per dedicarsi a sé e alla propria crescita spirituale e culturale. Oggi l’unico valore è il denaro, che per assurdo è il più irraggiungibile di tutti (perché non basta mai).
I nostri governanti non si curano del disagio del Paese, scaricandosi le colpe a vicenda e non ammettendo la catastrofe in atto. Che ha responsabilità a monte che includono in un unico girone infernale il macigno del debito pubblico creato ad arte dal sistema finanziario, la politica serva dei banchieri e dei loro complici nella grande industria, e nei media di regime che sostengono il baraccone puntando i riflettori sul dito (la mancanza di lavoro) invece che sulla luna (il circuito criminale banche-lobby industriali-classe politica-stampa e televisione).
Ma i mercanti si sa, hanno sempre poco orecchio. Se solo qualcuno di loro provasse per un mese a vivere come noi, ne morirebbe. Ma non è solo cambiando la legge 30 che cambieremo il Paese, ma  tornando a dare importanza al più grande dei valori umani: il Tempo. Che è vita, e non denaro. Riprendiamoci le nostre vite: lavoriamo tutti, di meno, stabilmente.