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La spesa che migliora gli acquisti

di Beniamino Altezza - 20/11/2007

 

Fare la spesa oggi assume sempre più un carattere concretamente politico, e può fare la differenza. Ogni euro che abbiamo in tasca è un voto di cui disponiamo e scegliere di spenderlo, anche per comprare generi di prima necessità, come di investirlo in banche, aziende o fondi, contribuisce a determinare il tipo di società che abbiamo in mente.
 
Anche se è un gesto quotidiano a cui non attribuiamo molta importanza, decidere se servirsi presso le grosse catene di supermercati o dai piccoli produttori ed esercenti locali, significa scegliere tra due modi alternativi di intendere il consumo e quindi la produzione.
 
La Grande Distribuzione Organizzata (GDO) ricorre a sofisticate tecniche psicologiche per indurci a consumare anche quello di cui non abbiamo bisogno; i prodotti che offre sono fatti più per essere belli e seducenti piuttosto che buoni e salutari; vengono privilegiate le coltivazioni e gli allevamenti intensivi perchè in grado di rifornire il mercato di grandi quantità a basso prezzo. Non solo, l'ampliamento dell'offerta porta a consumare merci prodotte dall'altra parte del pianeta, con costi crescenti per quel che riguarda l'inquinamento e le infrastrutture di trasporto. Il prevalere del monouso e dell'usa e getta crea quella montagna di rifiuti che non si sa come smaltire, mentre la presenza di grosse multinazionali del settore fa sì che la ricchezza prodotta si allontani dai luoghi di origine per essere convogliata verso grandi e sconosciuti azionisti.
 
E' indubbio che questo modello genera delle economie di scala che permettono di ridurre i costi unitari al cliente finale: la scelta della GDO prevale nella maggioranza dei consumatori, specie in quelli più attenti al portafoglio (sconti e promozioni, spesso civetta, non mancano mai tra le corsie del supermercato).
In questi tempi di dura crisi, poter risparmiare qualche euro sulla spesa è essenziale per chi fa fatica ad arrivare a fin del mese.
 
Ma questa scelta potrebbe aggravare la crisi o comunque estenderla a quei commercianti, artigiani e piccoli produttori che - vedendo diminuire il numero dei loro clienti - rischiano a loro volta la chiusura. C'è da chidersi allora se il cittadino comune possa fare qualcosa per contrastare questo modello imperante e standardizzante, superando le tradizionali campagne di boicottaggio.
 
Per provare a competere con la GDO sul suo stesso terreno, e per promuovere l'economia locale, a Napoli, l'associazione Masaniello ha inventato lo SCEC (lo Sconto Che Cammina), un'iniziativa che coinvolge negozianti, piccoli imprenditori, artigiani e professionisti, ma soprattutto la gente comune.
 
Come funziona? Ogni attività economica che aderisce al circuito garantisce a tutti gli altri associati uno sconto su tutti gli acquisti. Non c'è una percentuale stabilita di sconto, ma si è deciso di non poter scendere al di sotto del 10%.
 
Lo sconto è testimoniato da un buono cartaceo (che a Napoli non poteva che essere un asso di denari) che il negoziante incassa e che può essere speso da quest'ultimo presso tutti gli altri soci.
 
L'associazione emette i buoni gratuitamente e li distribuisce in parti uguali a tutti i suoi associati. L'obiettivo è di giungere ad emissioni mensili di SCEC, che costituirebbero una vera e propria integrazione al reddito dei soci.
 
Il sitema - in pratica - conviene sia al semplice associato in veste di cliente, che ha uno sconto reale sulla merce acquistata (perchè le emissioni sono gratuite, come l'iscrizione all'Associazione), sia al venditore che incassa i buoni e li può spendere a sua volta. 
 
Le spese di gestione, poi, sono coperte da donazioni volontarie che sono già sufficienti e che si presume aumenteranno, visto il successo dell'iniziativa. L'esperimento è attivo da circa sei mesi e sembra aver portato benefici concreti sia ai consumatori che ai negozianti. Sinora risultano iscritte 190 attività economiche, e piú di 1.000 consumatori; ogni iscritto poi (e ad ora sono già più di 200), può fornire altri servizi personali come doposcuola o realizzazione di pagine web, accettando pagamenti al 100% in Scec.
Ci si avvia dunque a coprire quote via via più considerevoli della spesa mensile, tenendo anche conto che l'Associazione promuove altre iniziative: come l'appena conclusa raccolta volontaria delle olive finanziata interamente in Scec e in natura - cioè in olio extravergine Vaccilento. 
 
In questi mesi la crescita dell'Associazione è stata rapidissima, spinta dal passaparola e dall'attenzione dei media locali e nazionali; guardando al futuro è immaginabile che il circuito si allarghi sempre di più, e si può pronosticare che molte filiere inizieranno a chiudersi, cioè molti processi produttivi e distributivi avranno al loro interno fornitori che aderiscono al circuito i quali a loro volta si riforniranno da altri soci, e così via.
 
Si ceerà una circolazione legale di buoni del tutto simile a quella di una vera moneta locale. Altro che lotta all'inflazione, a Napoli si sta pensando seriamente a come poter fare la spesa senza usare gli euro; e direi che in tempi di ristrettezze economiche non è un fatto di poco conto.

Chi fosse interessato può contattare l'associazione o iscriversi attraverso il sito internet www.progettoscec.com.


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