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Afghanistan: la situazione si deteriora ulteriormente

di Amir Madani - 21/11/2007





 

In Afghanistan continuano i devastanti raid sui civili delle forze Nato a comando inglese nell'ambito della missione Isaf  su mandato delle Nazioni Unite, che vede partecipi diversi paesi europei. Visto il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza, e l'accrescersi delle attività dei talebani, è da ritenere sia il mandato che l'operato delle forze straniere presenti sul campo, del tutto controproducenti; e che la missione Isaf stessa, sia pure sotto etichetta ONU, rimanga del tutto ostaggio nella logica della precedente missione Usa, cioè Enduring Freedom.

Trascorsi ben sei anni  dall'abbattimento del regime oscurantista dei taleban, non sono ancora chiari né i termini del mandato delle forze straniere, né gli obiettivi. Finora ci si è mossi  nell'ambito della politica “neo.con” promossa dell'amministrazione  Bush, basata sul concetto della guerra senza confini e senza limiti di tempo, per abbattere sovranità nazionali e barriere doganali a fini di allargamento dei mercati e per impadronirsi delle risorse dei paesi-oggetto.

Gli Usa, sull'onda emotiva causata dal crollo delle torri gemelle dopo gli attacchi terroristici rivendicati da al-Qaeda, sono riusciti ad ottenere il mandato del Consiglio di Sicurezza per intervenire in Afghanistan. L'amministrazione Bush ha sostenuto di avere prove certe che gli attacchi terroristici del 9/11 siano partiti dall'Afghanistan e dall'intesa tra talebani e al-Qaeda e sulla base dell'articolo 5 del Patto Atlantico ha ottenuto il sostegno europeo e della Nato.  Così l'amministrazione Bush, con il sostegno attivo e il benestare dell'Iran stesso, ha convinto gli alleati europei ad intervenire in Afghanistan per rovesciare il “mostro” del governo dei talebani, i quali hanno formalmente sostenuto l'azione rivendicata da al-Qaeda. Nel quadro scaturito dalla Conferenza di Bonn, ma deciso e prestabilito negli ambienti neoconservatori ed al Pentagono, gli Usa hanno fatto svolgere le elezioni dando inizio all'era delle democrazie formali. Così Hamid Garzai, il fiduciario Usa a Kabul, è stato prima nominato dal comando Usa e solo in seguito il suo nome è stato fatto prevalere alle urne. Nonostante il governo Karzai, grazie al sostegno delle etnie, degli schieramenti antitalebani unificati nella “Alleanza del Nord” e delle varie anime della società afgana -terrorizzate dall'agire dei talebani- abbia un ampio sostegno internazionale, come è noto la sua autorità non va oltre il distretto di Kabul.

 A parte il distretto di Kabul, e le aree settentrionali del paese dove risiedono le etnie come Hazarah (6%), Tadjiki ( 25%) e Uzbeki (12%), nel resto dell'Afghanistan nelle aree del sud e sud est dove risiede la popolazione pashtun (35% - 40%), ed in particolar modo nelle impervie zone tribali ai confini -mai davvero esistiti- con il Pakistan, la guerra dilaga dove de facto è assente un'autorità; vi confluiscono indisturbati i jihadisti provenienti dal bacino mondiale dell'Islam estremo (ceceni,cinesi,uzbeki, sauditi,…..), mentre continuano i devastanti raid sulle popolazioni, a seguito dei quali le forze straniere sono costrette a ritirarsi nelle basi blindate per non essere attaccate, mentre il controllo del territorio rimane saldamente in mano ai talebani. Essi dominano ogni aspetto della vita socio-economico-culturale attraverso la giurisdizione delle “fatwa” (sentenza), e basandosi sui proventi del narcotraffico ed altri vari commerci illeciti, coniugando così il sacro e il profano. Infatti  accanto alle tasse di carattere “temporale”, come i pedaggi sulla rete viaria gestita dalla mafia dei trasporti, si pagano anche  le tasse religiose (zakat). In  un' economia che vive di aiuti internazionali i talebani, oltre che quelli della droga, gestiscono anche immensi proventi derivanti dal contrabbando delle merci dai paesi confinanti. Una potenza teocratico-finanziaria la quale non ha fatto che svilupparsi proprio sulla guerra contro di loro scatenata, ha portato in Aghanistan armi, capitali e traffici vari che alimentano il potere talebano di tutela, sulla popolazione indifesa.  

Nei devastanti raid delle forze della Nato supportate dai governativi insieme ai talebani o presunti tali, perdono la vita anche molti civili. Anche Washington Prism ammette continui “errori” e portavoce delle forze Nato spesso usano il termine “sorry”. Nonostante i bombardamenti a tappeto e i rastrellamenti ,….i taleban (= seminaristi religiosi)  sul territorio resistono e costringono (come a Mussa Ghal'ah) le forze della ex potenza coloniale britannica alle trattative e al compromesso.  I taleban riescono ad ampliare anche il raggio dell'azione terroristica e colpire fin dentro Kabul con azioni suicide.

Il supporto logistico dell'ISI (servizi  interni pakistani) ed i vari ed ampi strati del feudal – militarismo pakistano persistono e diventa sempre più evidente che la guerra del generale Musharraf ai talebani tende a tagliare la testa al mostro per conservarne il corpo. Continuano i finanziamenti dei ricchi sceiccati arabi (sauditi e altri), dei proventi del narcotraffico e della manovalanza reclutata in un vasto bacino planetario.  Iinoltre le scuole – dini madrasa- di stampo deobandi versione indo-pakistano-afgana del wahabismo saudita il quale ha un'immagine pietrificata della fede, una pratica primitiva  e una struttura tribale e povera dove vegetano varie mafie, sfornano 3000 talebani l'anno che resistono controllando vasti territori nel sud e nel sud est dell'Afghanistan . Ma tutto questo non basta a giustificare il perdurare della resistenza .

 Karzai nelle ultime settimane ha invitato i taleban e addirittura lo stesso mullah Omar a partecipare al suo governo. È ovvio che dietro la proposta di Karzai ci sono gli Usa che cercano un accordo con i taleban. Karzai già in precedenza alla ricerca dei “taleban moderati”, varie volte aveva sostenuto che il vero pericolo per l' Afghanistan non sono i taleban ma i signori della guerra. Karzai ha voluto specificare che si tratta di quei “taleban moderati “ che non hanno collusioni con al-Qaeda. Parole che fanno ridere in quanto i due ragni sono inseparabili, trattandosi di gemelli siamesi concepiti nel grembo del wahabismo saudita –pakistano (si ricordi l'amicizia risalente agli anni '80 di Hamid Gol –capo dell'ISI d'allora, principe saudita Turki al-Faisal e il principe del terrore Bin Ladin) che si nutrono ideologicamente e finanziariamente dalle stesse fonti.

Perciò si tratta, come aveva spiegato S.Hersh nel suo articolo “ Redirection” sul New Yorker, di ripristinare l'asse Casa Bianca – Bin Ladin al-Qaeda, taleban,  jihadismo wahabita e ISI pakistane.  C'è quindi un ritorno alla collaborazione con quei soggetti ed entità (Bin Ladin,Taleban,…) dati per certo dall'amministrazione Bush come responsabili degli attacchi terroristici del 9/11, divenuti il capro espiatorio sul quale si sono basati gli Usa per  l'intervento in Afghanistan e facendo leva sull'articolo 5 del trattato della Nato hanno trascinato anche gli alleati europei nella palude di una guerra interminabile. Allora è la menzogna la pratica di governo della massima potenza mondiale? E tutte quelle risorse bruciate, tutte le vite annientate, tutte quelle bare sempre più numerose tornate in Usa e nelle altre capitali in nome della guerra al terrorismo, è stato tutto invano? E' lecito chiedere perchè si può trattare con i taleban ed al-Qaeda e non con Hamas che è un movimento civile e popolare di un popolo e sicuramente meno radicale del movimento taleban?

Nell'ultimo attentato a Baghalan (lontano dalle zone controllate  dai taleban) non rivendicato dai taleban, hanno perso la vita anche sei membri del Parlamento (Wolesi Jirgah) tra cui Kazemi, l'espressione dello schieramento politico che fa riferimento al leggendario  Ahmad Shah Massud e all'ex presidente  Rabbani. Ciò spiega tutto e porta una precisa firma politica . Come sostiene Primakov ex capo del KGB ed ex primo ministro russo dell'era sovietica, gli Usa hanno deciso di far rientrare a Kabul e nel governo i talebani, perciò devono uscire dal governo gli Hazarah, i Tadjiki, e gli Uzbeki; quelli che durante l'intervento Usa avevano combattuto cacciando da Kabul i talebani e il loro oscurantista potere. L'assassinio di Kazemi è un preciso segnale all'Iran e alla sua politica regionale dall'Afghanistan all'Irak , dal Libano alla Palestina.

Il ripristinarsi dell'asse con l'estremismo sunnita degli anni '80 vede anche il nascere dei gruppi terroristici come Fath al-Islam sostenuti dalla famiglia Hariri alleata Usa in Libano nel quadro del master plan inteso e elaborato dall'asse Cheney-Bandar Bin Sultan, per armare la guerriglia sunnita irakena ai danni della maggioranza kurdo-sciita e sostenere Fatah di Abu Mazen contro Hamas e palesare il progetto del grande attacco all'Iran.

L'autorevole as-Saffir libanese parla della cattura di tre cellule di al-Qaeda composto dai libici al comando di az-Zawahiri con il compito di assassinare Nasrallah e attaccare le colonne dell'Unifil per incolpare la sinistra libanese (Hezbollah compreso).

L'ambasciatore dell'Iran (supporter e sostenitore dell'Alleanza del Nord per ragioni etnico- culturali-storiche - ideologiche  ma sopratutto politiche )all'Onu ha dichiarato che la produzione dell'oppio in Afghanistan ha raggiunto il livello allarmante di 93% della produzione mondiale . L'ambasciatore ha espresso la preoccupazione del suo paese per il deteriorarsi della situazione di sicurezza in Afghanistan, captando i segnali del cambiamento in corso.

    L'Afghanistan è nelle vicinanze dell'area dove opera SCO (Shanghai Organization Cooperation ) che per più ragioni non potrà accettare il ritorno dei taleban al potere.  E' il caso che nel quadro di una richiesta minima l'Europa intervenga con la massima urgenza e rapidità per chiedere di ridiscutere il mandato delle forze internazionali prima che l'espansione dell'integralismo all'insegna dell'estremismo, in alleanza con l'unilateralismo dell'amministrazione Bush, faccia precipitare la situazione.