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Scoperta la grotta di Romolo e Remo

di Luigi dell'Aglio - 21/11/2007

 


 

 S
ul Palatino, a 16 metri di profondità, una sonda ha scoperto la grotta del Lupercale in cui, secondo i Romani, la lupa allattò i gemelli Romolo e Remo, fondatori dell’Urbe. L’annuncio è stato dato ieri dal ministro dei Beni culturali, Francesco Rutelli: «È, tra i luoghi-mito, uno dei più importanti della storia», ha detto il ministro.
  Secondo l’archeologo Andrea Carandini, si tratta di «uno dei più prodigiosi ritrovamenti mai avvenuti». È il risultato di un lungo, paziente e appassionato lavoro condotto da un’équipe di archeologi della Soprintenden-za di Roma e del Lazio.
  «Potete immaginare il nostro stato d’animo – ha commentato il leader del gruppo, Giorgio Croci, che è archeologo e ingegnere –. Abbiamo quasi urlato di gioia». Secondo la leggenda, il 21 aprile del 753 a.C. la principessa-vestale Rea Silvia, figlia del re di Alba Longa, Numitore, diede alla luce due gemelli, Romolo e Remo, avuti dal dio della guerra Marte. Ma lo zio della donna, l’usurpatore Amulio che ha estromesso Numitore, ordina che i bambini vengano messi in un cesto e gettati nel Tevere. La corrente però li depone sulla riva, dove una lupa li prende con sé e li allatta in una grotta. Romolo e Remo fonderanno Roma, poi Romolo ucciderà Remo che non riconosce il potere del fratello. Non si sa quando la leggenda abbia preso avvio; non prima di 4 secoli dopo la fondazione di Roma. Certo è che Augusto adotta il mito per dare fondamenta portentose e anzi divine all’Impero romano. La grotta trovata ora non è più l’ambiente naturale che i romani veneravano: la sonda è riuscita a vedere una volta decorata con splendidi marmi policromi e conchiglie e al centro un’aquila bianca (per interpretarne il significato, si comincerà subito a studiare). L’interesse di Augusto per la grotta ritenuta il Lupercale (dal nome delle feste dei Lupercalia) è confermato dal fatto che l’imperatore decise di costruire la propria fastosa Domus proprio sopra la grotta simbolo di Roma. Il Lupercale è un ambiente circolare, del diametro di 6 metri e di un’altezza di 7 metri e mezzo. La grotta era stata parzialmente individuata due anni fa, mentre sul Palatino erano in corso lavori di «esplorazione» archeologica e di restauro nell’area tra il tempio di Apollo e la chiesa di Sant’Anastasia, finanziati dalla raccolta di fondi per Maratonarte. Sulla grotta non si formulava alcuna ipotesi. Soltanto quattro mesi fa, a luglio, la tecnologia e la grande perizia degli ingegneri e degli archeologi hanno permesso di inserire un «occhio» in quell’ambiente sigillato da oltre duemila anni. Una sonda, uno scanner laser e le prime immagini tridimensionali hanno mostrato la cura e la raffinatezza con cui era stata abbellita la grotta. E sono nati i «sospetti». La grotta, trasformata in luogo di culto legato alla fondazione di Roma, era stata abbandonata intorno al V secolo d.C.
  per la proibizione di Papa Gelasio.

 Fotografato con una sonda dagli archeologi l’interno della cupola, ornata da marmi policromi e da un’aquila bianca misteriosa




La volta ornata di marmi di quella che con molta probabilità può essere identificata come il Lupercale, la grotta-santuario di Romolo e Remo.