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Il dollaro basso è pilotato politicamente, mentre l’euro alto è al suo rimorchio

di Carlo Gambescia - 23/11/2007

Un’interessante intervista di Giacomo Vaciago. Qualche riflessione.

Vorremmo richiamare l’attenzione dei nostri lettori sull’intervista concessa ieri dall’economista Giacomo Vaciago al quotidiano il Riformista. (http://www.ilriformista.it/ ). A suo avviso il vero problema economico-politico di oggi, non è l’ (apparente) debolezza del dollaro, ma (l’apparente) forza dell’euro.
Messa così, l’affermazione può apparire paradossale. Ma Vaciago, da vero economista “spurio” sa che la chiave dell’economia va trovata nella politica. E che dunque il dollaro basso è pilotato politicamente, mentre l’euro alto è al suo rimorchio.
Nota Vaciago: “Lei mi chiede se l’euro potrà soppiantarlo [il dollaro] a livello mondiale? Le risulta che Merkel, Sarkozy e Prodi e altri si incontrino ogni lunedì della settimana per concordare una politica economica comune? A me no e la verità è che soltanto questo servirebbe, per rendere l’euro davvero forte: un governo politico forte dei tre paesi della moneta unica. Ma per ora l’euro si regge soltanto su gambe tecnocratiche. Cioè deboli”.
L’economista insiste in modo particolare sulla forza politica dell’economia americana: “Esistono tredici paesi che fanno politiche diverse, e una moneta unica coordinata a Francoforte e una principale piazza finanziaria che sta in un paese che non aderirà mai all’euro, cioè Londra”. Per contro gli Stati Uniti “ hanno “Wall Street che da il ‘la’ a tutte le borse in giro per il mondo: tutte si orientano all’andamento quotidiano dei suoi listini sino alla mattina dopo quando chiude Tokio”. Si tratta insomma di una superpotenza finanziaria “che ci trasmette anche i suoi guai come dimostra la bufera dei mutui sub prime”. E che impone al resto del mondo un dollaro debole “perché gli serve a riequilibrare la bilancia commerciale”. Sotto questo aspetto conclude Vaciago, Washington “se ne frega”, dal momento che sa benissimo che il “dominio della finanza è anzitutto politico”. Tradotto: il “turbocapitalismo”, di cui molti fantasticano, senza una spada politica non potrebbe andare da nessuna parte. O se si preferisce: anche la “megamacchina” di Latouche, che fa tanto Metropolis di Fritz Lang (ma con ottant'anni di ritardo...), ha un pilota a Washington. Che cambia, di volta in vota, nella persona "individuale" del presidente ma non in quella "collettiva" dell’establishment politico-militare americano. Un impero nascente, in nome della democrazia e/o del petrolio, che tuttavia, come tutti gli imperi della storia, ha un preciso quanto primordiale e rozzo progetto: dominare il mondo, politicamente e militarmente. E il dollaro forte o debole, secondo le necessità imperiali, non è che uno dei mezzi per raggiungere lo scopo.
In questo quadro, così correttamente delineato da Vaciago, quel che spaventa è la debolezza politica europea. Una crisi che nasce dalla perduta consapevolezza del ruolo della politica (e della forza militare, aggiungiamo) nell’economia. Il finto (o comunque opportunistico) liberismo finanziario americano ricorda quello britannico nei tre decenni successivi alle guerre napoleoniche, teso a creare all’interno dei suoi confini imperiali, per ragioni di potenza politica, un’area sì di libero scambio ma assoggettata alla sterlina. E questo grazie alle sue cannoniere. E anche all'epoca c'era chi celebrava l'ascesa del mercato universale (oggi si direbbe globale...), come Gladstone. Poi più volte primo ministro britannico nella seconda metà dell'Ottocento. Ma qui per capire, basterebbe leggere con il dovuto rispetto La grande trasformazione di Karl Polanyi. Purtroppo più citata che letta...
E l’aspetto più grave della questione (ma per alcuni storicamente inevitabile visto che siamo appena all’inizio di un processo di consolidamento della potenza imperiale americana), è quello che l’Europa ha fornito e fornisce gli equipaggi per le invio di alcune nuove “cannoniere” americane, in Iraq e in Afghanistan.
E chissà ancora in quante altre aree geopolitiche, questa Europa priva di nerbo politico, sarà costretta a inviare truppe utili solo al consolidamento del neo-impero americano. In cambio, fino a nuovo ordine, di un inutile rafforzamento dell'euro.
Che vergogna.