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La prigione segreta in Ucraina

di Giulietto Chiesa - 23/11/2007





 

Non è chiaro «perché lo scandalo sulle prigioni segrete che ha travolto l'Europa non abbia sfiorato in nessun modo l'Ucraina. Invece proprio in Ucraina c'era una prigione di questo genere. Per ragioni di sicurezza personale non svelerò le mie generalità e nemmeno citerò le fonti, dalle quali ho ricevuto le principali informazioni. Posso solo dire che sono di prima mano».

Chi ha raccolto questa testimonianza è Arkadij Mamontov, uno dei più noti giornalisti della seconda rete tv russa. Il reportage ha provocato le ire delle autorità di Kiev, che avevano negato l'esistenza di prigioni segrete sul loro territorio. Anche perché nella vicenda sarebbe implicato il presidente Viktor Yushenko, a causa di un incontro (registrato nel sito presidenziale) con il direttore della Cia, Porter Goss, il 20 dicembre 2005, in Crimea, per discutere del «coordinamento tra servizi segreti» e «di una probabile collaborazione».

Nel documentario di Mamontov c'è molto di più: luoghi, indizi e nominativi. Avrebbero fatto gola ai commissari europei che indagarono sulle carceri segrete della Cia. La Commissione Temporanea, che concluse i lavori la scorsa estate, e che era presieduta da Claudio Fava, produsse una dura condanna dei governi che si erano prestati alle violazioni delle norme europee, permettendo alla Cia di far transitare sul proprio territorio le «extraordinary renditions » (veri e propri rapimenti). La commissione, dopo più d'un anno, era riuscita a raccogliere prove di una decina di renditions (tra queste il rapimento a Milano di Abu Omar) transitate in Europa, da e verso luoghi di tortura, ma non aveva potuto andare oltre pesanti indizi contro la Polonia e la Romania.

Le rivelazioni trovate da Mamontov dicono che quei due supposti centri di detenzione avrebbero potuto essere collegati con una vera e propria prigione, al di là della frontiera ucraina, nella provincia di Kievo-Sviatoshenskij. La quantità di informazioni fornita dalla fonte anonima è rilevante. Ecco un dattiloscritto che si vede nelle immagini: «Il 19 agosto (2005, ndr) il comandante in capo dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, Sergej Kirichenko incaricò personalmente il capo (facente funzione) della guarnigione militare Makarov-1 (...), tenente colonnello Sinilo Jurij, di realizzare» all'interno del perimetro «locali adatti alla detenzione di dieci prigionieri e gli alloggi per dieci guardie di sorveglianza». L'equipe russa va a verificare e scopre chi ha realizzato i lavori (l'impresa «Triumph»); recupera la lettera con cui Sinilo ordina i lavori; riesce a riprendere con telecamere nascoste le confidenze di autisti e operai che poterono entrare nel territorio di Makarov- 1. Nessuno dice di avere visto i prigionieri, ma i lavori per attrezzare la prigione sono confermati. Così come viene confermato che un aereo Gulfstream, con la sigla 85 VM (stesso tipo e sigla di un aereo che partecipò a ripetute renditions attraverso altri aeroporti europei), atterrò e ripartì «almeno cinque volte» dall'aeroporto militare A 2038, nei pressi di Oziornoe, in territorio ucraino, provincia di Zhitomir, non lontano dal confine polacco.

La fonte anonima cita una data precisa, 29 luglio 2005, in cui un «ordine della massima riservatezza», emanato personalmente dal ministro della Difesa ucraino Anatolij Grizenko, avrebbe autorizzato, per il 6 agosto successivo, un atterraggio del Gulfstream sulla pista di Oziornoe. Mettendo in ordine le date, il primo carico di prigionieri sarebbe arrivato poco prima dell'allestimento della prigione. Circostanza curiosa, ma la fonte precisa anche il nome di colui che guidò il gruppo di detenuti: un ufficiale al comando della brigata Zapad delle forze aeree ucraine, il colonnello Valerij Lozinskij.

Da dove proveniva il volo? Eurocontrol, interpellata dalla Commissione del Parlamento Europeo, fornì i dati di tutti i voli in entrata e in uscita dai Paesi europei. Non vi figuravano partenze verso o arrivi da Oziornoe. Vuol dire - come uno degli interrogati fa capire - che i prigionieri venivano sbarcati a Oziornoe, in un hangar, e trasferiti (da o per altre località, rumene e polacche, per esempio) via terra in «container speciali» ben mascherati da trasporto merci? Questioni aperte e per ora senza risposta.

La Commissione Temporanea non è più in funzione. Ma l'Ucraina fa parte del Consiglio d'Europa, che ha indagato sulle carceri segrete, tramite il suo incaricato speciale Dick Marty. Sarebbe importante sapere se e quante delle cose rivelate da Mamontov e dalla sua «gola profonda» siano vere e come le si possa usare per risalire ai responsabili.