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Politiche a basso impatto… d’intelligenza!

di Marco Boschini - 25/11/2007

 

Lampadina

Le scelte sulle politiche incentivanti i più appropriati scenari energetici italiani sono troppo importanti per essere effettuate a botte di emendamenti durante una finanziaria.

Una serena analisi degli effetti dei certificati verdi, dal giorno della loro adozione (dicembre 2003) ad oggi, sul bilancio energetico ed ambientale del Paese, conferma il loro fallimento: i consumi di elettricità sono aumentati, sono aumentati i consumi di elettricità da fonti fossili e sono aumentate le emissioni di gas serra e di inquinanti convenzionali.

Queste stime richiedono opportuni approfondimenti, ma gli andamenti sono quelli indicati. Avere eliminato gli incentivi al pet-coke è un fatto positivo, ma continuano a restare al palo, in quanto non interessano nessuno, interventi più seri, di utilità collettiva, quali efficaci e diffuse misure di efficienza energetica nelle abitazioni, promozione capillare degli usi passivi dell’energia solare, riciclaggio e compostaggio di qualità.

Per non parlare di norme nazionali per la riduzione degli imballaggi che nessuno ha il coraggio di proporre, quali l’introduzione obbligatoria del vuoto a rendere ( in vigore negli USA e in diversi paesi europei).

Sono queste le misure da adottare ed incentivare per ridurre i consumi energetici, ridurre le emissioni di gas serra, diminuire l’inquinamento ambientale, per affrontare seriamente l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei combustibili fossili e per preparsi ad un futuro molto prossimo in cui l’offerta di combustibili fossili sarà inferiore alla richiesta.

Ad esempio, continuare a premiare economicamente il teleriscaldamento di uffici ed edifici senza una valutazione della loro efficienza energetica (drammaticamente bassa) è un’altra sciocchezza nostrana.

E con il disinvolto uso energetico delle biomasse, in atto nel nostro paese, si sta consumando un disastro ambientale di dimensioni planetarie, con la riconversione ad olio di palma indonesiano di numero impianti termoelettrici italiani, finalizzata a foraggiare con il danaro delle famiglie italiane, aziende decotte e con la produzione e l’uso di biodiesel e bioplastiche, senza una seria valutazione energetica ed ambientale di queste filiere.

Infine l’ultima finanziaria ha partorito il topolino di incentivare la combustione dell’umido e della cellulosa presenti nei rifiuti, mentre il compostaggio non ha trovato nessun paladino, con le seguenti conseguenze: aumento delle emissioni di gas serra e inquinanti convenzionali, maggiori consumi energetici, ulteriore progressiva desertificazione dei nostri campi, maggior consumo d’acqua e di fertilizzanti di sintesi, concorrenza sleale con le aziende che riciclano cellulosa e legno.

A questo punto, l’unica cosa seria sarebbe quella di sospendere l’erogazione dei certificati verdi e decidere dove vogliamo andare: costruire seriamente una società più sobria, in equilibrio con le scarse risorse rinnovabii del pianeta o continuare a far arrivare ancora per un pò, barcate di denaro pubblico ai soliti furbi, con l’inganno della difesa dell’ambiente e dell’ecologia.
Federico Valerio (si ringrazia Roberto Pirani della Rete Rifiuti Zero)

it.wikipedia.org/wiki/Certificato_verde

www.grtn.it/ita/fontirinnovabili/certificativerdi.asp