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Perché non acquisterò più i libri di Umberto Eco

di Carlo Gambescia - 26/11/2007

 

“Ma ancora dài retta a Umberto Eco…”. Così ieri un amico ha liquidato la nostra indignazione per l’ennesima intervista, da colpo sotto la cintura, del gettonatissimo semiologo a la Repubblica. Uscita appunto domenica.
Invece il problema c'è. E non è solo nel fatto che Eco le spari grosse (come poi vedremo). Ma in quello, che vista la sua fama (per alcuni usurpata), ogni sua critica, di regola, finisca per essere accettata a scatola chiusa da una folla di ben inseriti giornalisti e opinionisti. E dunque per "pesare" e mettere così fuori gioco gli avversari di turno. Meglio se politicamente.
Nel pugilato queste "Ecate", favorite da una critica compiacente, si chiamano appunto colpi sotto la cintura.
E ieri Eco ne ha mollato uno al Futurismo; un cazzottone di livello internazionale perché il testo dell'intervista è uscito anche su The New York Times Magazine: il Futurismo è presentato come lievito non solo del fascismo ma anche del nazismo. E olé: anche del berlusconismo.
Ascoltiamolo: “ Se all’estero c’è tanto interesse per il caso italiano”, segnato appunto dal pericoloso “populismo mediatico" di Berlusconi, “è anche perché durante lo scorso secolo l’Italia è stata un laboratorio. A cominciare dai futuristi, che hanno lanciato il loro manifesto nel 1909 per passare al fascismo, sperimentato nel laboratorio italiano e migrato in Spagna, nei Balcani e in Germania”.
Bene, ci sono stati futuristi fascisti (nazisti, forse meno, crediamo…). E comunisti. E allora? Si può ridurre un fenomeno di grande portata come il futurismo al suo influsso (per alcuni addirittura presunto) sulle ideologie totalitarie del Novecento? Mah…
E questo per quale ragione? Perché Eco - ecco il "nobile" sottotesto del professore di semiologia - dando per scontata la pericolosità del “laboratorio” politico italiano, punta a far circolare l’idea che anche il berlusconismo appartenga alla stessa famiglia. O comunque che abiti allo stesso indirizzo... Insomma, da Marinetti a Berlusconi, passando per Hitler. O se si preferisce dalla folla sulfurea dei “Funerali dell’anarchico Galli” di Boccioni a quella "incendiata" dall'oratoria di Tajani, Schifani e Berlusconi. Per Eco, Balla e Fede pari sono. Forse così, paradossalmente, fa un favore a Berlusconi, nobilitandolo, o forse no. Decidano i lettori. Ma di certo non lo fa al Futurismo.
Inoltre un fatto è sicuro: tutti, futuristi e non, vengono furiosamente spinti dentro lo stesso calderone politico, applicando la tristemente nota reductio ad Hitlerum. Complimenti professore, proprio un fine esercizio di semiologia applicata...
Pertanto, visto che si vive in una società dove si è ancora liberi di non comprare certi libri, l'autore di questo post non acquisterà più i libri di Umberto Eco. Almeno fino a quando non sarà tornato a ragionare. E soprattutto a non strumentalizzare un grande, o comunque ricco e complesso, movimento artistico come quello Futurista.
Basta con le "Ecate".