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Rai-Mediaset, l’impossibile disarmo bilaterale

di Massimo Fini - 26/11/2007

Caro Fini,
che ne dice dell’‘inciucio’ Rai-Mediaset?
In Italia dove tocchi trovi il marcio.
Carlo Cagni,
Milano

E’VERO. Ma la cosa era strarisaputa.
Dalla Riforma del 1973 la Rai è
lottizzata dai partiti e a ogni cambio di
governo la nuova maggioranza mette i suoi uomini
in Rai relegando in soffitta, profumatamente
pagati da noi, i ‘favoriti’ di prima. In questo caso la
cosa è aggravata dal fatto che Berlusconi non è solo
un leader politico ma anche il padrone di Mediaset
per cui non è leso solo il principio di
un’informazione democratica, ma anche quello
della concorrenza commerciale. E’ la famosa
questione del ‘conflitto di interessi’ che né la sinistra
né, tantomeno, Berlusconi hanno mai voluto
risolvere. E sono passati 13 anni. Tuttavia il
problema del ‘conflitto di interessi’ è di secondo
grado rispetto a quello del Duopolio. Finché
esisterà il Duopolio nessuno può pensare di
sottrarre la Rai all’appropriazione dei partiti. La
soluzione, concettualmente, è semplice: una rete
pubblica, controllata dal governo, come la Bbc
inglese, perché anche il governo deve poter fare una
sua politica latu sensu culturale, e sei, sette reti in
mano a proprietà diverse. In questo modo non si
creerebbero casi Santoro e simili, perché se una rete
caccia, per motivi politici o altro, un giornalista
bravo questi va dalla concorrenza. Così, invece, ci
tocca difendere anche Santoro che è un prodotto
tipico della spartizione partitica della Rai che oggi
contesta. Ciò, naturalmente, presuppone un
‘disarmo bilaterale’ Rai-Mediaset: una rete alla
Rai, una a Mediaset e le altre quattro messe sul
mercato e vendute a soggetti diversi. Ma, a parte i
cittadini, una soluzione del genere non conviene a
nessuno, né ai partiti né al politico-imprenditore
Berlusconi. E quindi non si farà mai. In barba ai
cittadini, alla democrazia, al sacro principio
liberal-democratico della concorrenza.