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Afghanistan: lacrime di coccodrillo...

di Tatiana Genovese - 29/11/2007

 

Afghanistan: lacrime di coccodrillo...


Nel giorno dei funerali di Daniele Paladini, il maresciallo morto sabato mattina in un attentato in Afghanistan in cui hanno perso la vita diversi civili afgani, e altri tre militari italiani sono stati feriti, il sottosegretario al ministero della Difesa Marco Verzaschi, riferendo nell’aula della Camera sull’episodio ha tessuto le lodi dei soldati italiani che il 24 novembre avrebbero tenuto “un esemplare comportamento nell’espletamento del loro incarico”. Un elogio alle divise in pieno stile centrodestra ed in effetti Verzaschi due anni fa infatti era in forza nel partito di Berlusconi salvo poi andare ad ingrossare le fila dell’Udeur dopo che il Cavaliere non gli aveva potuto garantire il seggio alla Camera. Ritornando poi a ieri, il sottosegretario alla Difesa ha anche ricostruito a palazzo Montecitorio la dinamica degli eventi di sabato scorso: dai lavori per il ponte pedonale alla cornice di sicurezza assicurata dal Genio; dall’avvicinamento della persona sospetta, “verosimilmente non di origine afgana”, nell’area dei lavori all’imposizione dell’altolà, al quale il terrorista ha risposto facendosi esplodere. Il sostituto di Arturo Parisi, ieri impegnato a presenziare alle esequie di Paladini, ha poi spiegato che l’esplosione ha coinvolto anche i civili presenti sul posto, uccidendo, “da una prima stima”, sette afgani, tra i quali “almeno tre bambini”, e ferendone almeno altri nove.
E a tal proposito il sottosegretario di Palazzo Baracchini ha determinato che i civili feriti “venivano soccorsi dalle ambulanze locali”, mentre per i militari feriti “veniva richiesta l’evacuazione a mezzo elicottero, avvenuta con una coppia di elicotteri dell’Armee de Terre francese”; proseguendo : “il personale militare coinvolto veniva trasferito d’urgenza all’Ospedale Role 2 sito nella base di Camp Warehouse”. Una precisazione che tuttavia conferma come per la popolazione e per i militari si seguano procedure altamente distinte anche quando si tratta di feriti e di morti. Sembra assurdo infatti che a quasi cinque giorni dall’accaduto il numero di civili afgani che ha perso la vita durante l’attentato ancora sia “imprecisato” e che queste persone ancora non abbiano un nome. Una contingenza assurda alla quale però, tutti, compresi i mass media, sembrano essersi abituati. Sull’evento comunque Verzaschi, completando la sua ricostruzione, ha concluso rassicurando che stanno procedendo la Magistratura ordinaria e militare di Roma e le autorità militari, “ciascuna per le rispettive competenze”.
Per quanto attiene comunque al ruolo degli italiani in questa guerra d’occupazione, celata dietro il drappello della missione di pace, ieri è tornato sulla spinosa questione il presidente della Camera Fausto Bertinotti che a proposito dell’Afghanistan ha giudicato “inadeguata” una piena applicazione della norma che riguarda la presenza militare italiana, “senza una riflessione politico-strategica sul fine della missione anche con elementi di revisione”; ha aggiunto poi l’ex segretario del Prc che “in tutta Europa questa riflessione è aperta sotto traccia” e si è quindi augurato che venga aperta “anche da noi pubblicamente con una piena assunzione di responsabilità”; tuttavia in virtù del ruolo istituzionale che ricopre, l’ex sindacalista, alla domanda di un commento sulle richieste di ritiro piovute subito dopo la morte di Paladini, ha spiegato che “sarebbe bene per il Paese che la compostezza politica si fermasse al lutto”, sottolineando inoltre con ridondante retorica che “dentro e attorno alle forze armate ci sono addensamenti di umanità così rilevanti: dobbiamo tenerlo a mente”.
E sulla questione è intervenuto anche l’OltreTevere, tornando dunque a fornire l’ennesimo esempio di ingerenza negli affari di Stato. In particolare, a prendere la parola è stato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, la Conferenza episcopale italiana, che ha ribadito l’assurda teoria per cui quella italiana in Afghanistan sia semplicemente una “missione di pace”, e ha osservato a tal proposito che “in tutte le forze politiche e culturali del Paese ci sia la determinazione di continuare a sostenere la presenza dei militari di ogni nazione, in un quadro ben definito e soprattutto con il beneplacito dell’Onu”.
Col beneplacito dunque del governo di centrosinistra, di un ex pacifista militante come Bertinotti, ma anche e soprattutto col permesso del Vaticano, la missione italiana sotto l’egida a stelle e strisce proseguirà, con l’occupazione dell’Afghanistan e con i soldati uccisi ai quali tuttavia continueranno a essere concesse le lacrime di coccodrillo dei vertici istituzionali.